Un evento mondiale…

#Accaddeoggi

“Siamo polacchi, abbiamo fatto 2000 chilometri per essere qui ,ma non ci pensiamo, oggi il nostro Papa , con il quale siamo vissuti diventa Santo.

Siamo figli di Giovanni Paolo II”
“ Ero ragazzino e mi ricordo il discorso della luna e quando lo sento ancora oggi mi vengono le lacrime”
“Sono due papi che diventano Santi io penso sia una cosa storica”
Piazza San Pietro Domenica 27 Aprile 2014:

oltre 800.000 persone: uomini, donne bambini sono arrivati da ogni parte del mondo, Via della conciliazione è pienissima di pellegrini , è un evento mondiale che due miliardi di persone hanno seguito attraverso i televisori, un evento senza precedenti che è stato definito “il giorno dei quattro Papi”: La Santificazione di Papa Giovanni XXIII e di Papa Giovanni Paolo II.

Tutto ha avuto inizio Sabato 26 Aprile intorno alle ore 20:00 circa, nei pressi di Piazza San Pietro che è stata la “casa” di molti pellegrini che hanno dormito per strada, nelle piazze raccolti nella Veglia di Preghiera o meglio “La Notte Bianca di Preghiera” come è stata definita, una notte in cui preghiera,euforia e commozione si sono miscelate (la Veglia oltre che a San Giovanni in Laterano si è celebrata anche in altre undici chiese romane).

La Santa Messa ha avuto inizio alle ore 10:00, presieduta naturalmente da Papa Francesco, affiancato da 1.000 concelebranti e 700 ministranti.

Anche il papa Emerito :Benedetto XVI, vi ha partecipato.

Ma chi erano queste due grandissime figure?

 

Giovanni XXIII

“Nato il 25 novembre 1881 in una famiglia di contadini a Sotto il Monte (Bergamo), Roncalli fu eletto al soglio di Pietro a 78 anni in un Conclave dove tra i cardinali era emersa la volontà di puntare a una figura di “transizione” (quindi avanti con gli anni), dopo il lungo pontificato di Pio XII che aveva guidato la Chiesa dal 1939 fino al ’58.

Ben presto, però, papa Roncalli – 260esimo successore di San Pietro – fece capire che non sarebbe stato un pontefice “transitorio” e tantomeno “accomodante”, a partire dalla scelta del nome, Giovanni XXIII, un appellativo piuttosto scomodo essendo stato il nome di un antipapa del 1400. Alla guida della Chiesa di Roma, il futuro pontefice Santo, arriva sulla scia di una lunga esperienza pastorale iniziata come segretario del vescovo di Bergamo Giacomo Radini-Tedeschi, dopo gli studi conseguiti al seminario minore bergamasco e al Pontificio seminario maggiore, a Roma, grazie agli aiuti di uno zio e alla vittoria di una borsa di studio. Fu ordinato prete il 10 agosto 1904 nella chiesa di Santa Maria in Montesanto di piazza del Popolo, a Roma. Nel 1921 il giovane Roncalli entra al servizio della Santa Sede, su scelta di papa Benedetto XV, per occuparsi delle missioni presso Propaganda Fide. Quattro anni dopo, nel 1925, papa Pio XI – dopo la consacrazione episcopale – lo invia in Bulgaria in missione diplomatica. Vi resterà 10 anni tessendo, tra l’altro, ottimi rapporti con la chiesa ortodossa.

Gli ebrei salvati.

Nel 1934 è promosso arcivescovo e nominato delegato apostolico in Turchia e Grecia, dove – nel corso del secondo conflitto mondiale – si impegna fortemente per impedire le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento. Stesso impegno svolto, in seguito, a Parigi come nunzio apostolico, nel 1944. Grazie alle sue conoscenze diplomatiche convince il re della Bulgaria a bloccare un treno pieno di ebrei pronto per partire in Germania e a salvarne altre migliaia in Ungheria destinati alle camere a gas.

A Venezia.

Concluso le missioni diplomatiche, nel 1953 è ordinato cardinale e Patriarca di Venezia. Qui si rende protagonista di molti gesti di apertura e di dialogo con le altre religioni e la cultura contemporanea. Sorprendente è il messaggio inviato al congresso del Partito socialista convocato a Venezia. Un fatto assolutamente inedito. Mai prima di Roncalli, un Patriarca aveva inviato un messaggio al congresso di un partito di sinistra.

Papa.

Nell’ottobre del 1958 l’elezione papale, che porterà Giovanni XXIII a compiere una lunga serie di gesti altrettanto inediti come la nomina dei primi cardinali in Africa e nelle Filippine, e la canonizzazione del primo santo dalla pelle scura, Martin De Porres. Altre novità, la prima visita papale ai piccoli malati dell’ospedale Bambino Gesù il giorno di Natale, e a Santo Stefano la prima visita di un papa ai carcerati di Regina Coeli. Complessivamente, papa Roncalli uscì dal Vaticano 152 volte, dando il via alle tradizionali visite alle parrocchie e agli altri ospedali, dove si recò anche in incognita per trovare qualche amico ricoverato.

In treno ad Assisi.

Storico il primo viaggio in treno per Loreto ed Assisi dove si reca per affidare alla Madonna e a San Francesco l’avvio del Concilio Vaticano II. Tra le personalità ricevute in Vaticano, grande clamore e sorpresa suscita l’udienza concessa alla figlia del leader sovietico Kruscev, Rada, accompagnata dal marito Alexei Adzubej, che gli manifestano tutto il loro apprezzamento per il suo impegno per la pace. Impegno che Giovanni XXIII aveva messo in pratica con l’appello «a tutti gli uomini di buona volontà» in occasione della crisi di Cuba del 1961 e nel 1963, poco prima di morire, con l’enciclica Pacem in Terris.

La fine.

Il 3 giugno la morte, dopo una lunga agonia tra atroci sofferenze che Giovanni XXIII affronta con serenità, incoraggiando persino chi intorno a lui piange, come il segretario Loris Capovilla: «Perché piangete? Questo è un momento di gioia…». Per la beatificazione si dovrà aspettare il 2000, quando gli verrà riconosciuta la guarigione miracolosa di una suora. Per la santificazione, papa Francesco – in deroga alle norme canoniche – ha dato il placet senza attendere il riconoscimento di un secondo miracolo.”

(Gazzetta di Modena)

Lui, Angelo G. Roncalli: il “Papa buono”, il Papa che quell’11 ottobre del 1962 spalancando le tende, nel vedere tutta quella folla in Piazza San Pietro disse:
“Tornando a casa troverete i bambini, date una carezza ai vostri bamini e dite questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza».”

il discorso della luna: un discorso che non era previsto, uno dei discorsi più importanti della Chiesa che entrò nel cuore di bambini, adulti ,cattolici e non.

Questo discorso mostrò un pontefice molto umano,aperto all’allora attuale società, un pontefice contrario ai paurosi e ai conservatori, (i profeti di sventura) che spronava ad andare avanti con fiducia perchè:

“La società reca in sè anche i disegni di Dio”

Fu il Papa che umanizzò la sua istituzione.

“La figura del papa prima di lui era una figura intimidatrice ma lui era un nonno un amico fraterno (..) parlava sempre al nostro piccolo cuore ,entrava nelle nostre famiglie, nei nostri pensieri più segreti, era il papa ma per me e per tanti altri era il papà”

Franco Zeffirelli

Giovanni Paolo II

“Ex operaio. Ultimo di tre figli, Karol Wojtyla nasce a Wadowice (Polonia), il 18 maggio 1920. A 9 anni perde la madre. Il padre è un ufficiale dell’esercito asburgico. Durante l’infanzia è chiamato con l’appellativo Lolek (Carletto). Vive in stretto rapporto con la comunità ebraica, nella quale avrà amici fraterni che incontrerà anche a Roma dopo l’elezione papale. Si laurea all’università di Cracovia, dove durante la guerra per mantenersi agli studi lavora come operaio nella fabbrica chimica Solvay. Sfugge per miracolo alla deportazione nazista. Nel 1944 entra in seminario. Due anni dopo è ordinato prete e inviato a Roma a studiare alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (futura Angelicum) dove si laurea in teologia. Torna in Polonia e, dopo un’esperienza in parrocchia, insegna etica alle università Jaghellonica e di Lublino. Nel 1958 Paolo VI lo nomina vescovo ausiliare di Cracovia e poi arcivescovo titolare. In questa veste partecipa al Concilio. La nomina cardinalizia è del 1967.

Papa prolifico.

In 27 anni di pontificato – il terzo per durata nella storia della Chiesa, dietro solo a San Pietro e a Pio IX – risulta piuttosto problematico elencare in modo completo tutte le sue gesta, i suoi interventi pubblici e privati, raccontarne viaggi, appelli, richiami, encicliche. Nessun papa prima di lui era stato tanto prolifico. In gioventù compone, infatti, poesie, scrive commedie teatrali; recita in teatro e sembra che sia stato anche fidanzato. Da prete e da vescovo collabora con periodici diocesani su tematiche dedicate alle famiglie, alla vita di coppia e al mondo del lavoro. Nessun papa prima di Wojtyla aveva vissuto esperienze durissime sotto due dittature, nazismo e comunismo, prove che porterà sempre con sé per additarle come moniti contro qualsiasi forma di oppressione, in difesa dei diritti umani e della libertà, a partire da quella religiosa. Nessun papa prima di Wojtyla era entrato in una Sinagoga dove, in una memorabile prolusione del 1986 definirà gli ebrei «i nostri fratelli maggiori», chiedendo anche perdono per «i peccati commessi contro di loro dai cristiani nei secoli passati».

Lui e le altre religioni.

Nessun papa prima di Wojtyla aveva perdonato il suo attentatore – il terrorista turco Alì Agca – che lo aveva ferito gravemente in piazza San Pietro il 13 maggio 1981, andandolo a visitare in carcere. Instancabile la sua voglia di dialogo e di incontro, non solo con i cattolici, ma anche con le altre religioni (come ad Assisi nel 1986 nel primo storico meeting interreligioso), e con i giovani, per i quali “inventerà” le Giornate mondiali della gioventù.

Giovanni Paolo II, dunque, il papa dei record, che – numeri alla mano – danno l’esatta dimensione dell’enorme lavoro svolto dal primo papa non italiano dopo 455 anni, dai tempi di Adriano VI (1522-1523), ma anche il primo venuto da un paese dell’Est, la Polonia, in piena guerra fredda e ben undici anni prima della caduta del Muro. Quattordici le encicliche pubblicate, tra le quali spicca il trittico dedicato ai problemi del lavoro (Sollicitudo rei socialis, Laborem Exercens e Centesimus annus).

Lui e i fedeli.

I viaggi internazionali sono stati 105, sempre contrassegnati da grandi bagni di folla; molti di più quelli fatti in Italia e, in particolare, a Roma tra le parrocchie del centro e della periferia. Ma il primo viaggio lo fa pochi giorni dopo l’elezione papale del 1978, ad Assisi per consacrare il pontificato a San Francesco. Da qui l’attribuzione a Wojtyla di “papa globetrotter” o di “papa atleta di Dio”, in ricordo dei viaggi e delle passioni sportive, calcio, canoa, sci, montagna. È record anche in materia di santità: Wojtyla è stato il papa più prolifico con 1.338 beatificazioni e 482 canonizzazioni. Altro merito di Wojtyla, la pubblica ostentazione dei suoi problemi di salute. Malgrado le ferite dell’attentato, ha subìto un intervento per l’asportazione di un tumore benigno, ha convissuto col Parkinson, ha avuto un intervento alla gola che gli impedì di parlare negli ultimi giorni di pontificato, senza mai rinunziare alla guida della Chiesa. La morte arriva la sera del 2 aprile 2005. Ai funerali parteciperanno quasi tutti i capi di Stato davanti a una marea di pellegrini calcolata intorno ai cinque milioni, molti dei quali durante le esequie espongono giganteschi cartelloni con scritto “Santo subito”.

I gesti.

Gesti pubblici e personali, profondamente profetici, che hanno segnato tutto il pontificato wojtyliano e che fanno dire allo storico segretario di Giovanni Paolo II, l’attuale cardinale di Cracovia Stanislao Dziwicsz, «posso serenamente testimoniare che ho avuto il privilegio di essere vissuto accanto a un santo». Frase ripetuta dal porporato in tante occasioni, specialmente dopo la beatificazione del 2011 e che non a caso ha ispirato il titolo del libro-intervista “Ho vissuto con un Santo” (Rizzoli editore) scritto con Gian Franco Svidercoschi, ex vice direttore dell’Osservatore Romano e decano dei vaticanisti. ”

(Gazzetta di Modena)

Karol Wojtyla : un uomo innamorato di Gesù Cristo e del suo Vangelo, un uomo che sentiva l’esigenza irrinunciabile di raccontare, comunicare, quello che aveva incontrato, vissuto e sperimentato personalmente.

Una persona semplice, immediata ,che amava scherzare sorridere alla vita.

Il Papa dei giovani (“Quando ero un giovane prete ho capito che la giovinezza è il momento fondamentale della storia della persona, è il momento in cui si fanno le scelte fondamentali e io non posso stare lontano dai giovani” dal libro Varcare la soglia della speranza) il Papa che esaltò il “genio femminile”,il papa che strinse la mano a Fidel Castro,il papa che viaggiò:

-in Azerbaijan, (“Mi ricordo del viaggio mi pare sia stato l’ultimo,erano gli ultimi anni della sua vita, il numero dei cattolici lì era solo 122 e il Papa non poteva già camminare e parlava con difficoltà, arrivando li gli dico che sono solo 122 cattolici “Questi cattolici che sono qui hanno lo stesso diritto di pregare e vedere il papa come i fedeli di piazza San Pietro “ mi disse.

Navarro Valls)

-nel Cile di Pinochet perchè voleva incontrare la gente,predicare il Vangelo di Cristo e pregare con loro,il Papa che baciava la terra sotto i suoi piedi (“come anche lui ha scritto nel suo libro DONO E MISTERO quando arrivò nella prima parrocchia, si inginocchiò e baciò la terra ringraziando Dio”

Padre Jarek Cielecki), il primo Papa che visitò la moschea di Damasco,il Papa che contribuì alla caduta del muro di Berlino, il Papa che nonostante le sue sofferenze ha voluto rimanere vicino ai suoi fedeli(“Ore prima della sua morte era lucido, soffriva, ma allo stesso tempo c’ era una grande serenità in lui, mi sono avvicinato al letto gli ho baciato la mano, che mi ricordo molto fredda e ci siamo scambiati uno sguardo dove c’era tutto, non c’ era bisogna di parole” Navarro Valls)

Da Giovanni XXIII all’attuale Papa la Chiesa ha fatto dei cambiamenti enormi (si pensi ad esempio che Giovanni XXIII sedeva ancora sulla sedia gestatoria), egli avrebbe dovuto essere un“ Papa di transizione”e in effetti lo è stato: è stato il “ponte”(pontifex = colui che fa la via, che guida sul retto cammino, nella radice del vocabolo c’è infatti l’idea di ponte: pons) tra una Chiesa in cui il Papa era considerato un’icona da rispettare al pari di un sovrano,( per questo motivo molto criticata : “Un tempo avevo sogni sulla Chiesa. Una Chiesa che procede per la sua strada in povertà e umiltà, una Chiesa che non dipende dai poteri di questo mondo … Una Chiesa che dà spazio alle persone capaci di pensare in modo più aperto. Una Chiesa che infonde coraggio, soprattutto a coloro che si sentono piccoli o peccatori. Sognavo una Chiesa giovane. Oggi non ho più questi sogni. Dopo i settantacinque anni ho deciso di pregare per la Chiesa.”

Carlo Maria Martini)
e la Chiesa degli umili, dei semplici, dei tolleranti, la Chiesa dallo spirito giovane (“Chi ama Gesù e Maria è sempre giovane” k. Wojtyla), la Chiesa dei rivoluzionari (“un Cristiano se non è rivoluzionario non è un Cristiano” Papa Francesco).
Giovanni XXIII (Angelo G. Roncalli) e Giovanni Paolo II (Karol Wojtyla) “due uomini coraggiosi” due uomini diventati Papi ma rimasti uomini.

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