Perché i gatti non accettano di buon grado un nuovo inquilino ?

La convivenza fra gatti

Dunque vi siete decisi. La vostra gatto-mania è ormai incontenibile e non sapete proprio pensare ad altro che non ad accogliere un altro batuffolino peloso e felinoso tra le mura di casa vostra.
Prima di fare il grande passo, tuttavia, vorrei invitarvi a riflettere su alcuni punti relativi alla vera natura del gatto: se al termine della lettura, sarete ancora dell’idea di prendere un secondo (o un terzo, un quarto micio…), allora potremo andare a scoprire insieme tutti i segreti di un inserimento perfetto.

Davvero Micio si sente solo?

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E questo chi è ?

Nella mia esperienza, ho notato che nella maggior parte dei casi il motivo per cui una persona è spinta a prendere un secondo micio in casa è perchè ritiene che il primo arrivato si senta solo e che, invece, un compagno vicino gli consentirebbe di passare meglio il tempo. Ma è davvero così?
Ogni volta che si pensa alle esigenze di un gatto, bisogna sempre tenere presente le sue antiche origini di animale dalla socialità non obbligata (ovvero non ha bisogno di co-vivere con dei conspecifici per sopravvivere), che perdurano nel suo DNA. Contrariamente al cane, la società felina non si struttura attorno ad un’idea di “branco” o di “gruppo di appartenenza”: con l’evoluzione e, in particolare, con la domesticazione, il gatto ha imparato a trarre dei vantaggi nell’adattarsi con sempre maggior flessibilità alla vita comunitaria senza che questo, pero’, si sia tradotto, a livello di comportamento di specie, in una strutturazione sociale con ruoli e competenze specifiche e condivise.
In altre parole, il gatto può autonomamente “scegliere” di vivere in gruppo a patto che il territorio che li ospita offra abbondanti risorse (cibo, acqua, luoghi di riposo, ecc.) per tutti e in questa vita comunitaria può riuscire ad intessere relazioni affiliative con uno o più consimili, vivere in una tollerante indifferenza con essi o coltivare anche vere e proprie “antipatie” con alcuni individui.

Tuttavia, vi sono soggetti che, per carattere, per il modo in cui sono cresciuti, per abitudine, per inclinazione personale, per genetica, malgrado l’abbondanza di risorse preferiscono una vita “solitaria”, piuttosto che una trascorsa a dover condividere i propri spazi con un consimile. Questi individui sono i classici gatti che, obbligati a vivere nello stesso appartamento con un altro gatto, si dimostreranno sempre scontrosi, irascibili e scostanti.
Sì perchè, contrariamente a quanto si pensa e proprio a causa delle sue origini di predatore solitario, la prima idea che Micio ha di un altro gatto nel suo territorio non è “che bello! ho qualcuno con cui stare in compagnia” (proiezione profondamente antropomorfica…), quanto piuttosto “accipicchia! È arrivato qualcuno che mangierà il mio cibo, userà la mia lettiera, dormirà nei miei posti preferiti”. Solo con il tempo e un po’ di fortuna Micio potrà far emergere la sua curiosità “sociale” (per poi legarsi oppure convivere con misurata tolleranza) oppure potrà restare costantemente in competizione con il nuovo arrivato, passando la vita a cercare di evitarlo e/o di controllarne gli spostamenti. Non esattamente una situazione idilliaca, insomma, che ricorda molto certi universitari fuori sede costretti a condividere un appartamento non perchè siano amici (anzi, spesso si detestano) ma perchè non hanno abbastanza denaro per andare altrove.

Purtroppo, non è facile stabilire a priori se Micio accetterà di buon grado la convivenza con un altro gatto, non esistono test, non esistono ipotesi inossidabili, ne’ è troppo affidabile il fatto che Micio in passato possa aver vissuto con altri gatti.
Nel mio lavoro ho visto gatti convivere per una decina d’anni coi loro simili e poi, una volta rimasti soli, “rinascere” sul profilo dell’umore e rifiutare con forza e tenacia l’ingresso di nuovi compagni in casa; ho visto gatti sempre vissuti soli accettare con pazienza un nuovo cucciolo accanto a loro, cosi’ come ho visto mici sempre vissuti soli, continuare a voler ribadire il loro totale controllo delle risorse. Non c’e’ mai una garanzia.

Per questo, prima di convincersi a priori del bisogno di compagnia di Micio e soprattutto non potendo dare per scontato che gli si farà un piacere, è il caso di ponderare attentamente la decisione che andrà ad impattare in modo importante sulla qualità della vita di Micio, basandovi anche sullo spazio a disposizione (ebbene si’, lo spazio conta, eccome…) e sulla quantità di tempo che potrete dedicare ad entrambi. E poi, cosa assolutamente non secondaria, curare benissimo l’inserimento per aiutare Micio ad accettare con più facilità il nuovo arrivato.
In alternativa, bisogna sempre tenere presente che i gatti vivono benissimo anche da “gatti unici”, soprattutto se, come proprietari, saremo sufficientemente attenti da dar loro una vita interessante e stimolante, se sapremo intrattenerli nelle ore in cui siamo in casa e saremo capaci di offrire loro un relazione inter-personale allegra e giocosa.

Come scegliere il secondo micio?

Un’altra delle domende classiche che si pone chi decide di prendere un secondo micio in casa è se orientarsi su un maschio, su una femmina, su un cucciolo o su un adulto. Fate la vostra scelta tenendo presenti i sequenti punti:

  • se la vostra idea è quella di tenere in casa due gatti castrati, non c’è differenza tra maschi e femmine. I gatti castrati tendono a stabilire tra di loro delle relazioni basate essenzialmente sulla tolleranza reciproca, indipendentemente dal sesso.
  • che sciegliate di inserire un cucciolo o un adulto, in entrambi i casi dovrete applicare la procedura di inserimento graduale; con un cucciolo i tempi per il suo completamento potrebbero essere relativamente più brevi perchè, di solito, i cuccioli vengono tollerati meglio dagli adulti (ma questo non è generalizzabile! dipende molto dalla storia personale dell’adulto…).
  • riflettete lungamente sull’idea di inserire un secondo gatto in una casa in cui vi sia già un gatto anziano: l’ingresso di un nuovo micio può rivelarsi un evento particolarmente stressante per il vecchietto di casa ed è una fatica che, a volte, conviene risparmiare…
  • evitate, se possibile di inserire una femmina in una casa in cui viva un maschio di 8-12 mesi, prima di averlo castrato: l’arrivo di una femmina potrebbe stimolarlo ad esibire tentativi di monta che potrebbero spaventare la nuova arrivata, rendendo l’inserimento tutto in salita. Se l’idea è di castralo, fatelo un mesetto prima dell’arrivo della femminuccia. Attenzione anche all’inserimento di un maschio con un altro maschio intero: in generale, i maschi interi non sono mai particolarmente accoglienti.

Se non avete esperienza e volete avere un’idea di come procedere per il corretto inserimento di un nuovo micio in casa, provate a consultare la pagina relativa alla procedura per l’inserimento di un nuovo micio oppure contattate un esperto del comportamento animale che saprà sicuramente guidarvi in questa fase delicatissima e importantissima di una nuova convivenza in famiglia.

Il materiale di questo articolo appartiene alla Dottoressa Sonia Campa (Etologa)