Non lasciarmi. Ansia da separazione

shutterstock_110549891Quando si parla di ansia da separazione si pensa subito a un problema tipico del cane. In realtà, anche se molto meno frequente, è un disturbo che si può riscontrare pure nel gatto, nel quale spesso è sottovalutato, in quanto il piccolo felino è comunemente considerato, a torto, un animale solitario e asociale. Si tratta invece di una problematica che, oltre a produrre sofferenza nel gatto, può condurre a comportamenti molto disturbanti per il proprietario.

Di cosa si tratta?

Con il termine di ansia da separazione si intende una condizione di forte stress in risposta all’allontanamento della figura di attaccamento che generalmente è il proprietario. Lasintomatologia si manifesta nel momento in cui avviene il distacco dal proprietario ed è caratterizzata da comportamenti di distruzione, in particolare verso oggetti del proprietario overso i punti di uscita (finestre, porte ecc.); tentativi di evadere dall’abitazione e vocalizzazioni eccessive.

Altri sintomi sono: eliminazioni inappropriate di feci e/o urine; attività locomotorie ripetitive; traumi autoindotti; o sintomi quali ansimazione, salivazione eccessiva, anoressia, inattività eapatia. Nel momento in cui il proprietario si prepara a uscire, il gatto inizia e a seguirlo “come un’ombra” manifestando agitazione, ansimazione, tremori, salivazione e tutti i segni tipici dell’ansia.

Anche il ritorno a casa è un momento critico in quanto il piccolo felino manifesta agitazione a volte associata a eliminazione di urina. Il rapporto instaurato tra questi soggetti e i loro proprietari è caratterizzato da un forte attaccamento reciproco e un alto grado di dipendenza del gatto dall’uomo. Confrontando cane e gatto si evidenzia come nel cane l’ansia da separazione si manifesti nella maggioranza dei casi con distruzione e vocalizzazioni.

Nel gatto invece le manifestazioni sono meno eclatanti o forse sottovalutate a causa dell’idea errata che si ha di questo piccolo felino. I sintomi di ansia da separazione nel gatto sono principalmente l’eliminazione inappropriata di feci e urine e vocalizzazioni rappresentate damiagolii insistenti manifestati durante l’assenza del proprietario. Spesso può verificarsi che le eliminazioni avvengano sui vestiti, oggetti o sul letto del proprietario.

Nei casi più gravi di ansia da separazione il gatto può arrivare a comportamenti di autotraumatismo, come per esempio leccare insistentemente alcune parti del corpo (addome, fianchi, coda) fino a lesionarsi la cute con vere e proprie ferite autoindotte. Altri sintomi meno frequenti possono essere anoressia o polifagia nel momento di assenza del proprietario.

Anche nel gatto si assiste all’ansia anticipatoria dell’uscita del proprietario, ma non sono stati riscontrati comportamenti aggressivi. Non è comunque da escludere che il felino arrivi a graffiare o mordere per attirare l’attenzione nel momento dell’uscita.

Le possibili cause

A differenza del cane, nel gatto non sono stati identificati fattori di rischio associati all’ansia da separazione ma sembrerebbero maggiormente predisposti i gatti maschi castrati, che non hanno accesso all’ambiente esterno o che vivono con un nucleo familiare composto da una sola persona. Non sono comunque da escludere i fattori di rischio identificati nel cane. Inoltre, non va dimenticato che il proprietario può alimentare l’ansia da separazione sia cercando di rassicurare il gatto nel momento di uscita sia al contrario punendolo per i “dispetti” trovati.

Nel primo caso le rassicurazioni vanno involontariamente a rinforzare e quindi mantenere la sintomatologia dell’ansia da separazione; nel secondo caso invece la punizione può peggiorare lo stato emotivo dell’animale ed esacerbare il senso di ansia e di frustrazione incrinando così il rapporto uomo-animale. Anche mantenere un rapporto di iperattaccamento con il proprio gatto può alimentare l’ansia da separazione.

Come comportarsi?

Come dobbiamo fare se ci troviamo davanti a un gatto che manifesta questi comportamenti? È importante prima di tutto non sottovalutare i comportamenti del nostro micio in quanto sono il primo campanello dall’allarme. Nel caso di ansia da separazione è necessario intervenire su molteplici fronti. Uno di questi è sicuramente l’ambiente di vita che può essere miglioratoattraverso l’arricchimento ambientale con l’inserimento di giochi e attività che permettono al gatto di esprimere comportamenti per lui fondamentali come la caccia e la predazione.

L’ideale è quello di introdurre un gioco interattivo correlato al cibo che deve essere dato al gattonel momento in cui avviene la separazione dal proprietario per associarla a qualcosa di veramente speciale. Anche mantenere una routine domestica precisa (orari, uscite, pasti, interazioni) ha un ruolo importante in quanto rende l’ambiente prevedibile riducendo l’ansia. È essenziale abituare il gatto in modo graduale al distacco dal proprietario attraverso delleseparazioni all’interno dell’abitazione, chiudendosi per esempio in una stanza e uscendo solo nel momento in cui il gatto non sta manifestando comportamenti d’ansia.

I preparativi di uscita devono a poco a poco diventare stimoli neutrali e per fare ciò è utile effettuare finti preparativi senza però lasciare la casa. Per abituare il nostro piccolo felino a rimanere da solo è essenziale identificare per quanto tempo il gatto rimane tranquillo dall’uscitadel proprietario e quindi programmare delle uscite di durata inferiore in modo da non scatenare la reazione ansiosa e a poco a poco aumentarne la durata.

Le rassicurazioni e le punizioni devono essere evitate! La terapia dell’ansia da separazione è complicata e richiede un grande impegno da parte del proprietario e in alcuni casi è necessario associare una terapia farmacologica allo scopo di abbassare lo stato ansioso del gatto e aiutarlo ad affrontare lo stress da separazione. 

Come prevenire e contenere l’ansia da separazione

  1. Prevenire l’insorgenza dell’ansia da separazione evitando di creare un rapporto di iperattaccamento
  2. Abituare gradualmente fin da subito il gattino a rimanere da solo e ad acquisire un certo grado di indipendenza dal proprietario
  3. Non sottovalutare i cambi nel comportamento perché è il modo con cui il gatto comunica il suo stress
  4. Evitare le punizioni in quanto possono peggiorare la sintomatologia ansiosa del gatto.

Fonte: Greta Berteselli