La donna dei gatti più comunemente “gattara”

colonie-feline-gattareDa quando quello della gattara è diventato un ruolo sociale rispettabile, anche se spesso ancora conflittuale, si autoclassificano in questo modo donne di ogni tipo ed estrazione sociale. Negli ultimi anni, ho sentito definirsi come “gattare”, anche in pubblico, donne laureate, di bell’aspetto, maritate, benestanti, professioniste, insegnanti, con figli, attrici, mediche e pasticcere, tanto per citare categorie molto diverse dall’immagine tradizionale. Dice per esempio A.M., impiegata, con un figlio, che non le spiace essere chiamata gattara, “anzi!”. Si tratta di nuove vocazioni o della visibilità di un fenomeno prima ignorato? Una risposta non esclude l’altra. Esagerando, si potrebbe usare come immagine della riscossa la Michelle Pfeiffer di Batman Il ritorno (regia di Tim Burton, 1992), che da gattara grigia e triste si trasforma in donna gatta bella e cattiva. In generale, è vero che molte gattare non hanno figli.

Conosco però un’anziana signora, di origine siciliana che dà da mangiare a gatti e piccioni quotidianamente (per motivi di salute non fa “il giro”, sono gli animali che vanno da lei) e ha otto figli. Le donne in piena età riproduttiva, dai 20 ai 35 anni circa, difficilmente fanno le gattare, perché occupate da interessi finalizzati alla riproduzione o da un’altra attività di cura, quella dei figli piccoli. Dice R.M., 52 anni, casalinga, una figlia ormai trentenne e fuori casa: “Finché mia figlia era piccola andavo dai gatti saltuariamente, quando è andata alla scuola media mi sono messa a farlo in modo serio”. E non ha più smesso. G.D.G., sessantenne, ex impiegata, nessun gatto in casa, racconta che ha cominciato nel 1991 (ricorda l’anno con precisione), “per aiutare una vecchietta un po’ svanita a cui, nel cortile della scuola media, avevano avvelenato 14 gatti”. Da allora, insieme ad alcune sue amiche e il “marito collaborativo”, ha fatto sterilizzare nella sua zona, a Milano, circa 400 gatti. Ha fatto anche sistemare delle casette in una angolo recintato di un giardinetto pubblico, “grazie al comportamento amichevole dell’amministrazione” (il comune di Milano.

Gattara è sinonimo di generosità, non chiede ricompense o riconoscimenti. Una generosità che con gli esseri umani sarebbe pericolosa, creerebbe dinamiche di scambio e ringraziamenti e riconoscimenti, mentre dai gatti, formula che ricorre nelle argomentazioni delle mie informatrici, “la gattara non si aspetta nulla”.   Occuparsi dei gatti randagi è come obbedire a una legge superiore, è un dovere.