La mia amica Ansy

Ciao, mi chiamo Paola.

Ho sofferto di attacchi di panico e ad oggi condivido la mia giornata con un’amica ingombrante che si chiama Ansia

(Ansy per me che ormai ci sono in confidenza).

Ho smesso di prendere il Daparox quasi sei mesi fa.
Vado sempre in analisi, certamente, anche quelle settimane che non brillano di contenuti o di eventi particolari. Vado persino quando sono felice, per dire. Ho questo appuntamento fisso per due motivi: il primo è che, quando ho avuto per la prima volta gli attacchi di panico, ho smesso le sedute come ho iniziato a sentirmi meglio e l’anno dopo ero quasi punto e a capo; il secondo è che la psicologa, ad ogni modo, mi “raddrizza” perché io faccio così con tutto: vado bene i primi dieci minuti e poi, alla prima distrazione, mando tutto in vacca.

Dicevo, ho smesso di prendere il farmaco anti-attacchi di panico e dei suddetti per ora non ve n’è traccia (pat pat sulla spalla a me, decisamente).

Però Ansy non mi lascia.

Ansy, a ben vedere, si comporta molto più da amica che non di altre persone che ho frequentato per anni: nei momenti più importanti lei c’è.

Viene a tutti i miei concerti e adora stare con me nei giorni precedenti, ricordandomi che dovrei provare e riprovare i pezzi, magari cambiare qualche passaggio perché i musicisti professionisti lo fanno (Ansy ancora non ha capito che io sono una MusicistaDiMerda e che il fatto che non suoni col leggio davanti mi distingue già dai colleghi), mettermi a dieta che anche l’occhio vuole la sua parte e vorrebbe persino che suonassi davanti allo specchio per vedere se ho imparato a fare le espressioni da zozza mentre suono (questa è una lunga storia, ve la racconterò in un altro post).

Pensate, Ansy mi vuole talmente tanto bene che mi ha abbracciata stretta-stretta al release party del nuovo album della mia band (sempre gli Oslavia, che a Ansy non piacciono per niente dato che va via come inizio a suonare con loro) salendomi sullo stomaco a ora di cena.
Ho dovuto saltare nel backstage e tirare fuori anche un mantra per scocciarla e farla uscire.

Ecco ad Ansy, come la maggior parte delle persone inopportune, piace arrivare all’ora dei pasti.

Mi dice che ci sono troppe cose da fare per sedermi e mangiare, che dai, io mangio in fin dei conti troppo (anche se a volte è lei che mi passa le peggio schifezze a base di carboidrati e grassi); è sempre lì a ricordarmi che la pasta fa ingrassare, la carne con la pasta no, le verdure sì, sempre e solo verdure, passa magari al vegano che salvi il pianeta e spicciati a mangiare il broccolo che di sicuro sta per andare a male.

“Perché sei disorganizzata abbestia, ecco perché ti seguo, lo faccio per il tuo bene” mi ha detto l’ultima volta.

E ha ragione, anche mamma e le mie maestre alle elementari me lo ha sempre detto: sei disorganizzata, come te la tieni la casa quando sei grande? Come fai a lavorare?
Ed è così che, una volta grande, con una casa e una famiglia, Ansy ha bussato alla porta proponendomi mille piani organizzativi.

Ci ha provato a farmi prendere i libri della Kondo ma no, mi sono sempre opposta che ce la potevo fare da sola. E allora Ansy mi sta li sul collo per dirmi di ritirare ste tre maglie che girano raminghe per la casa, di ritirare anche quello che lascia Marito in giro che sta idea balzana che anche i mariti debbano contribuire all’ordine della casa è una roba da progressiste radical-chic, hai mai visto tuo padre aiutare tua madre a fare qualche mestiere a casa? Beh, lavava i piatti e li asciugava. Ecco, allora Marito ti rassetta la cucina ma tu comunque ringrazialo settecentomila volta che sai mai, non ti fidare degli uomini.

A volte Ansy si presenta in bagno o in cucina e me la mena coi batteri. Guarda con fare schifato e mi dice “qui l’unica è dare fuoco col napalm” e mi fa vedere al microscopio quanti e quali microorganismi vivono già solo nella mia spugna, mi da due paia di guanti, il Napisan o mi sussurra candidamente “prendi una donna delle pulizie e lascia che sta schifezza se la sbrighi lei”.

Non vi dico quando c’è una notifica sulla chat delle mamme.

Lì proprio spalanca la porta di casa e, ovunque io sia, prende la rincorsa e mi piomba sullo stomaco (mira sempre bene per colpire lo stesso punto, che mi sa che è ora di chiamare il gastroenterologo).
Poi dipende, con qualche mamma Ansy va molto d’accordo, altre invece non le sopporta e sparisce offesa.
Peccato che quelle che non le piacciono siano poche, lavorino molto o siano spesso impegnate.

Ora, a volte Ansy è premonitrice e, devo dirlo, in qualche caso ha avuto ragione.

Non so quante volte mi ha detto di far cambiare asilo a Nano. L’avessi ascoltata già al primo anno, ma no, prendevo ancora il Daparox e ho voluto fare l’ottimista.

Ma quando mi sciorina i suoi suggerimenti fuori dalla mia portata, idee impossibili e azioni ridicole, anche nei momenti meno opportuni, la odio.

E le tengo testa, sino allo sfinimento.

Non è facile giocare con Nano e avercela lì, aggrappata al collo che ti strozza.
Non lo è mentre dovrei godermi una lezione con Paola Folli (per i non addetti ai lavori: una vocal coach della Madonna), mentre passo una serata romantica con Marito, mentre mamma mi racconta qualcosa di divertente, mentre mi sto godendo un pasto, mentre ho una discussione accesa o mentre sono a cena con amici o conoscenti (che poi c’è sempre quello che alla scusa del “sono stanca” non ci crede, ti chiede come stai e allora sono pure lacrime da trattenere).
Non lo è, soprattutto, quando devo disegnare per una qualche commissione e lei mi stringe la mano sulla matita finché non me la fa mollare.

Così devo aspettare il mercoledì per vedere la mia analista.

Ansy sta fuori dalla porta, a volte non le importa nulla, altre bussa scatenata. Piango quando mi rendo conto come sarebbe più bella la mia vita senza sta stronza che mi salta al collo, mi incazzo con chi avrebbe dovuto proteggermi da lei, con chi me l’ha scagliata addosso (perché Ansy mi è stata accollata da un mucchio di gente, con una scusa, una presa in giro o un gigantesco merdone). La psicologa, dal canto suo, mi ricorda sempre com’ero quando sono entrata da lei la prima volta, i passi avanti fatti e di come Ansy sì arriva, ma è molto più rimbalzabile rispetto a prima.

Perché Ansia, per gli amici Ansy, ha pure lei i suoi punti deboli.

Curiosamente è pigra, molto più pigra di me. Non esce mai a fare quattro passi. Odia suonare, ascoltare musica, odia il palco, i live con tanta gente (prima no, vai a sapere), cantare (anche questo adorava, ricordo degli abbraccioni sul diaframma…), la Wenda e la Giugi, la combo divano-copertina-RealTime e le penniche dopo mangiato.
Odia Marito (con lui non attacca proprio), le coccole del Nano.
Odia i viaggi dove non si è pianificato assolutamente nulla, tipo che si sale sulla macchina e ci si ferma quando si ha voglia per fare due foto, mangiare o sedersi da qualche parte e rimirare il panorama.
Odia quando mi metto a disegnare ghirigori senza senso, così, per il solo gusto di muovere la mano.
Odia i fumetti di Ortolani.

Soprattutto odia quando smetto di preoccuparmi del giudizio degli altri perché lei è una di quelle frigide stakanoviste che passerebbero in ufficio l’intera esistenza pur di fare bella figura.

E probabilmente odia tante altre cose, solo che ci vorrà tempo per scoprirle.

Ah, a volte resta anche quando scrivo qui sul blog (credetemi che pubblico poco ma produco oceani di bozze sparse tra computer, tablet e quaderni).

Tipo un’oretta fa ha intuito che stavo scrivendo di lei, così è arrivata, mi ha chiuso due volte il portatile, fatto girare sui social (a lei Facebook, dopo cinque scrollate di notizie inutili, per la gran parte di gente che conosco a malapena, piace un sacco) e tentato di farmi notare che c’è del disordine sulla scrivania; dato però che non attaccava mi ha lasciato un post-it con su scritto “vado a farmi un giro, magari ci vediamo stasera a cena”.

E niente, magari tornerà davvero, magari no.
Ma nel dubbio mi tiro fuori qualche numero di Ratman.

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.