BHAGAVAD GITA

“Il vero rinunciante e il vero yogi é chi compie le azioni che devono essere fatte senza desiderarne i frutti – e non colui che non compie la cerimonia del fuoco né chi abbandona l’azione”.

Questo verso della Gita condanna la pigrizia, lo stato in cui l’uomo é identificato con le qualitá piú basse (tamas o inerzia) dell’ego. L’indolente é peggiore dell’uomo attivo in maniera egoistica. L’individuo apatico s’allontana ugualmente da Dio e dalle attivitá materiali, degenerando fisicamente, mentalmente e spiritualmente. Chi agisce mosso dai desideri egoistici sta almeno sviluppando la mente e il corpo, o uno di essi, ed é molto superiore all’indolente che evita tutti i doveri.

Agire per interesse personale vuol dire perdere di vista il piano cosmico o la volontá di Dio, sconvolgendo in tal modo le disposizioni divine per la rapida salvezza dell’uomo. L’egocentrico e il materialista, affannosamente impegnati ad appagare i desideri egoistici, rimangono intrappolati nelle rinascite. L’uomo egoisticamente ambizioso non riesce ad evitare guai e disillusioni. É attaccato alla sua famiglia, ed esclude il mondo dal suo amore. Non riesce ad imparare la dolce lezione di Dio, che ci ha ispirato l’affetto per i parenti affinché potessimo amare tutti come nostri fratelli. Considerandosi l’autore delle azioni, l’egocentrico si isola dal Divino; e di fatto si oppone alla legge universale, contrapponendo la sua gracile forza alla Veritá. Il Devoto invece scarica tutta la responsabilitá delle azioni sul Signore; per lui é sempre “Dio soltanto”.

AHÓ