Relazioni Digitali

Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano. (Paulo Coelho)”

Oggi, in ogni posto che si va, troviamo moltissime persone che smanettano in continuazione lo smartphone. E’ stato superato il limite? Basta prendere un autobus in città: su dieci persone, nove stanno guardando il telefonino. Ma il fenomeno è causa o effetto della mancanza di rapporti reali? Il legame con il cellulare ha i suoi pro e contro. Quello che rende il cellulare uno strumento così popolare e ricercato, oltre all’indiscutibile utilità pratica che egli riveste, è l’impatto che ha sul nostro mondo emotivo. In genere consente di mantenere ingannevolmente l’altro, o gli altri, sempre presenti e di sentirci inclusi in una rete relazionale che in realtà è solo virtuale. Per calmare l’ansia della separazione fisica, il senso di abbandono, si ricorre spesso all’apparente rassicurazione di un collegamento frequente con il mondo esterno. Una condizione interiore di incertezza, di frustrazione, un bisogno affettivo che viene a galla, possono portare a voler esercitare un controllo sulle dimensioni spaziali e temporali (emerge il proprio carattere) della relazione con l’altro, credendo di poter azzerare distanze e assenze. Quali sono i rischi che si nascondono dietro la fasulla rassicurazione di questo “attaccamento tecnologico?”. Si arriva al tutto e subito, ma senza passione e le emozioni spariscono! Il confronto con la realtà, la dimensione della scoperta, l’ansia dell’attesa vengono evitate, e alla lunga non più tollerate. Il desiderio, l’immaginario, la fantasia perdono di fascino, a favore di una gratificazione immediata, di un’azione (la telefonata o il messaggio) che possa diminuire l’ansia, accorciare le distanze, porre fine al silenzio, alla solitudine o alla noia. La possibilità di sviluppare l’assenza dell’altro e di tollerare una pausa indefinita tra il desiderio e la sua realizzazione vengono meno. In una continua e onnipresente “connessione” si possono perdere i propri confini e la facoltà di gestire in maniera costruttiva la propria solitudine. E’ così che l’abilità di stare in presenza, in contatto reale con sè e con l’altro sfumano, fino a diventare nientemeno una fonte di disagio.