Hunger Games – Ballata dell’usignolo e del serpente: la recensione

hunger games

Dopo tanti anni è tornato un nuovo capitolo di una delle mie trilogie preferite di sempre: Hunger Games. Tutti i dettagli nella mia recensione della Ballata dell’usignolo e del serpente.

RECENSIONE
HUNGER GAMES
BALLATA DELL’USIGNOLO E DEL SERPENTE

Trama:
Il mondo di Panem sessantaquattro anni prima degli eventi che hanno visto protagonista Katniss Everdeen. Tutto ha inizio la mattina della mietitura dei Decimi Hunger Games…
L’ambizione lo nutre. La competizione lo guida. Ma il potere ha un prezzo.
È la mattina della mietitura che inaugura la decima edizione degli Hunger Games. A Capitol City, il diciottenne Coriolanus Snow si sta preparando con cura: è stato chiamato a partecipare ai Giochi in qualità di mentore e sa bene che questa potrebbe essere la sua unica possibilità di accedere alla gloria. La casata degli Snow, un tempo potente, sta attraversando la sua ora più buia. Il destino del buon nome degli Snow è nelle mani di Coriolanus: l’unica, esile, possibilità di riportarlo all’antico splendore risiede nella capacità del ragazzo di essere più affascinante, più persuasivo e più astuto dei suoi avversari e di condurre così il suo tributo alla vittoria. Sulla carta, però, tutto è contro di lui: non solo gli è stato assegnato il distretto più debole, il 12, ma in sorte gli è toccata la femmina della coppia di tributi. I destini dei due giovani, a questo punto, sono intrecciati in modo indissolubile. D’ora in avanti, ogni scelta di Coriolanus influenzerà inevitabilmente i possibili successi o insuccessi della ragazza. Dentro l’arena avrà luogo un duello all’ultimo sangue, ma fuori dall’arena Coriolanus inizierà a provare qualcosa per il suo tributo e sarà costretto a scegliere tra la necessità di seguire le regole e il desiderio di sopravvivere, costi quel che costi.


Recensione:
Si parlava dell’uscita di questo nuovo prequel da molto tempo e finalmente, in un periodo abbastanza buio, è arrivato. Per me è stata una grande notizia, un libro di una mia scrittrice preferita in un momento in cui ho proprio bisogno di un’ancora di salvezza.
La trama mi ha affascinata dalla prima volta che l’ho letta, grandi aspettative per un libro con protagonista il “cattivo” della mia trilogia preferita. Un cattivo che nell’ultimo libro si era rivelato un male minore rispetto ad altro “cattivo”.
Mi aspettavo tante cose da questa storia, in particolare di scoprire le “origini del male”, ciò che aveva trasformato il giovanissimo Coriolanus Snow nel cattivissimo Presidente Snow della vita di Katniss. Inoltre, mi aspettavo di scoprire tutto sulla nascita dei Giochi: chi li aveva inventati? Erano sempre stati così? Si erano evoluti nel tempo?

Sono molto soddisfatta di poter dire che il libro ha risposto a tutte le mie domande, anzi mi ha spiegato molto di più di quello che potevo immaginare. Ma non è servito solo come “manuale” sugli Hunger Games, in realtà ha una storia alla base molto promettente e affascinante.
Dico sin da adesso che non raggiunge i livelli della trilogia, la storia di Katniss e il suo personaggio per me restano imbattibili, le emozioni provate con quei libri sono proprio a un altro livello, ma questa storia serve come completamento, per avere un quadro più grande di tutto l’universo creato dalla Collins.

Per quanto riguarda Corionalus, è un personaggio completamente diverso da Katniss, si capisce subito che c’è ben poco di buono in lui. Avevo immaginato di trovarlo a 18 anni ancora “buono” e “puro”, invece anche in quella tenera età lui aveva già dentro di sé tutto quello che lo avrebbe caratterizzato 64 anni dopo. Personalmente penso che vivere la guerra da piccolo, lo abbia cambiato per sempre, è rimasto orfano troppo presto e in un mondo che ti cresce con regole assolutamente sbagliate.
La ribellione è stata solo 10 anni prima rispetto alla storia di questo libro, la ferita è ancora fresca, tutti soffrono ancora molto perfino a Capitol City. Si incontrano personaggi che hanno imparato il meglio dalla guerra, che sono contro gli Hunger Games sin dall’inizio, ma Snow non è tra questi personaggi.
Il suo vero mentore, colei che l’ha addestrato durante tutto il racconto è la dottoressa Gaul, un personaggio molto inquietante e completamente fuori di testa, ma è lei la stratega dei Decimi Hunger Games ed è lei che getta le basi dei Giochi che ritroveremo con Katniss.

Ciò che mi ha sconvolta di questi antichi Giochi è il fatto che siano spietati a un livello molto diverso da quelli del futuro: in questa storia i Tributi sono trattati come esseri privi di importanza, ancora peggio delle bestie, vengono lasciati senza cibo e acqua durante la loro permanenza a Capitol City prima dell’inizio dei Giochi. Una cosa completamente diversa da ciò che accade nella trilogia, in cui vediamo i Tributi ingozzati di cibo e in un treno lussuosissimo, un po’ come si allevano le bestie da macello prima di essere uccise.
Si nota un tipo di sadismo diverso che fa notare la versa differenza tra il passato e il futuro: gli Hunger Games del passato erano semplicemente una vendetta sui distretti, un modo per vendicare tutti i morti di Capitol City e un modo per ricordare chi è che comanda; quasi nessuno li vuole guardare neppure nella City, perchè ricordano la guerra e la violenza inutile. Nel futuro, invece, gli Hunger Games diventano un vero e proprio show, amatissimi dal pubblico e sono l’evento dell’anno. E questo lo si deve proprio a Coriolanus Snow.

È stata la sua mente giovanissima e molto astuta ad avere tutte le idee su come rendere accattivanti i Giochi, per indurre il pubblico della City e dei distretti a guardarli, a fare il tifo per i propri tributi: ha trovato il modo di giustificare i giochi non come semplice vendetta ma come unico modo per avere il controllo sui distretti e per evitare che un’altra guerra distrugga tutto.
Perchè la vera ossessione di Coriolanus è il controllo, lui odia ogni cosa che non riesca a controllare: la natura, gli animali, le persone. Per lui ogni cosa deve essere controllata e regolata, non ci devono essere strane sorprese o esiti non desiderati.

Un ultimo punto su cui soffermarsi è la storia d’amore di questo romanzo, una storia proprio diversa da quella tra Katniss e Peeta. Corionalus è il mentore di un tributo e non uno qualsiasi, ma di una ragazza che proviene dal distretto 12. Lucy Gray è un personaggio molto interessante, un peccato non poter leggere il suo punto di vista, è una ragazza intelligente e astuta, ciò la salva più volte. Corio ne è attratto quasi sin dall’inizio e notiamo subito come sia possessivo e geloso nei suoi confronti. Non posso dire di più sulla loro storia perchè riguarda proprio il finale del romanzo.

Dulcis in fundo, il romanzo contiene dei riferimenti al futuro davvero belli, uno di questi riferimenti me lo aspettavo e sono stata felice di non essermi sbagliata. La musica aveva un ruolo importante già nella trilogia di Katniss e lo ha ancora di più in questa “ballata”.

Concludo consigliando il romanzo a chiunque abbia letto la trilogia di Hunger Games, se l’avete amata come me non potrete fare a meno di conoscere tutti i dettagli presenti in questa storia, serve ad avere un quadro completo dell’universo dei Giochi ma è anche un libro che intrattiene molto, ha tantissime pagine ma scorre velocemente grazie ai tanti colpi di scena.

Citazione Preferita

“Non vendere le penne della ghiandaia imitatrice
prima di averla uccisa”

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