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BIRMANIA, LA TERRA D’ORO

Ho preso talmente tanto freddo questa mattina sulle piste da sci che ora, dopo la doccia calda e un’ora di piumone, guardando la replica di Masterchef (i concorrenti di quest’anno mi piacciono moltissimo!), ho deciso di pianificare il mio prossimo Natale al caldo, magari in quella Birmania incantata, le cui foto mi arrivano quotidianamente da Disha – una delle 4 Comari di Windsor – in viaggio in quei luoghi.

Io adoro viaggiare. Oreste no. Ma questo non e’ un problema. Ho avuto la fortuna di lavorare per tanti anni come Responsabile della Rete Estera di Fiera Milano e grazie a quella posizione ho visto il mondo, soprattutto l’Asia. A me piace anche solo stare all’aeroporto, mi viene l’adrenalina addosso. Effetto opposto mi fanno le stazioni dei treni, ma questo deve essere un mio problema, perche’ in teoria anche da li’ si parte e i Frecciarossa non sono male. Ma le stazioni mi mettono tristezza, non ci posso fare niente.

Ritornando ai viaggi e all’Asia che amo, ammetto la mia ignoranza nell’avere poco considerato le meraviglie che nasconde la Birmania, oggi nota come Myanmar. Effettivamente il Paese non ha ancora conosciuto un grande boom turistico ed e’ proprio questo il bello: e’ praticamente integro e vero, avvolto nella luce d’oro delle sue pagode e dei suoi tramonti.

Il viaggio di Disha e’ cominciato a Yangon – la piu’ grande citta’ della Birmania di cui e’ stata capitale fino al 2005 – con la visita alla Pagoda Shwedagon, al tramonto. Uno stupa (monumento buddhista) alto 98 metri, ricoperto da 64 tonnellate d’oro massiccio, 1.100 diamanti (il piu’ grande di 76 carati) e 1.383 altre pietre preziose, che conserva le reliquie di quattro Buddha. E’ la pagoda piu’ sacra per i birmani. Il profumo dell’incenso e le incessanti preghiere dei pellegrini riempiono l’aria di profumi e suoni, creando un’atmosfera d’incanto e meraviglia che a me tocca il cuore, anche solo vedendo le foto.

A Mandalay, porto commerciale sul grande fiume Irrawaddy, Disha ha visitato la Kuthodaw Pagoda: l’intero canone buddista e’ stato inciso su grandi lastre di pietra, ciascuna di essa messa al riparo in una sorta di “scrigno”, per un totale di 729 piccoli templi bianchi, attorno ad una pagoda centrale piu’ grande, la Gilded Pagoda. Il “libro” – che e’ considerato il piu’ grande del mondo – fu ordinato nel 1860 da Re Mindon ed agli scultori occorsero 8 anni per completare l’opera.

A 11 km a sud di Mandalay, si trova Amarapura, la “citta’ immortale”, nota per la tessitura di seta e cotone con cui si realizzano gli abiti tradizionali cerimoniali (longyi). Ad Amarapura e’ possibile visitare il monastero Mahagandaryon, uno dei piu’ grandi della Birmania, che puo’ arrivare ad ospitare fino a 2.000 monaci.

Date le dimensioni, il monastero e’ in realta’ una piccola cittadina, fatta di strade, convitti, bagni pubblici, lavatoi, mense. La mattina i monaci si mettono in fila per ricevere le elemosine e al rientro dalla questua, raggiungono le sale da pranzo comuni, per consumare il loro unico pasto quotidiano. Stupisce la loro giovane eta’, pochissimi i monaci anziani. I turisti, spesso poco sensibili alla dimensione spirituale del luogo e solo a caccia di trofei fotografici, contribuiscono comunque al mantenimento della comunita’, che vive solo della generosita’ altrui.

In qualsiasi villaggio birmano, il monastero costituisce il centro della vita culturale e i monaci sono venerati anche dai laici. Si conta che circa l’1% della popolazione birmana viva nei monasteri, su un totale di 60 milioni di abitanti. E’ una dimensione spirituale che si respira nella quotidianita’ e si percepisce nei volti delle persone.

La visita di Disha non e’ ancora terminata, ma ho voluto condividere con voi, d’accordo con lei, queste prime emozioni.

Un bel viaggio, direi, di quelli che ti porti nel cuore tutta la vita.

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