Come accettare la morte di una persona cara?

La perdita di una persona cara è un evento destabilizzante che prima o poi capita a tutti nella vita. Vivere un lutto è un evento traumatico che ti paralizza e inchioda nella sofferenza più totale. Lasciarsi schiacciare da questo dolore equivale a morire insieme al proprio caro, ma lasciarsi schiacciare completamente è in realtà l’unico modo di ‘guarire’.

Manca il respiro, si continua a vivere solo agli occhi della gente. Sei altrove e ovunque tu sia non sei più tu. Non sei più tu quando quella porzione fondamentale del tuo cuore ti è stata strappata via. Ti senti perso. Un’anima senza corpo che vaga per sentieri indefiniti, dove solo una fitta nebbia ti avvolge, impedendoti di guardare oltre. Di andare avanti.  Andare avanti, nonostante tutto. E’ questo quello che chiunque continua a ripeterti. La vita continua, resterà vivo nel tuo cuore, dicono. Ma come albergare in un cuore che si è irreversibilmente infranto? Brandelli sparsi con un flebile battito, giusto per continuare a piangere, giusto per tentare di sopravvivere.

Come si fa a riuscire a guardare avanti quando ti rendi conto che nel tuo futuro quella persona non ci sarà più? Non esiste futuro. Non esistono prospettive di felicità. In quel momento esiste solo il dolore. Un dolore così forte a cui non riesci a rinunciare.

Soffrire per qualcuno che ci ha lasciati è un po’ come continuare a tenerla con sé. E’ l’unica emozione che riesce a farti capire che sei ancora vivo il dolore. L’unico contatto con quell’interiorità con cui non riesci più a connetterti quando qualcuno se ne va.

E non esistono parole. Non esiste conforto ad un dolore così grande. Solo lacrime, solitudine e silenzi. Non riesci più a mangiare. Non hai voglia di nulla e non vorresti più vivere.

E’ un dolore troppo forte quello senza un colpevole cui attribuirlo. Non c’è un perché quando una persona scompare prematuramente. E più è inspiegabile più ti arrabbi col mondo o col tuo Dio. Non è giusto. Non è giusto quando qualcuno va via. C’era ancora tanto tempo. Tante cose da poter fare insieme. Tante chiacchiere e risate. Non è giusto.

Ma dopo il dolore, dopo la rabbia per un qualcosa che non si può spiegare passa il tempo e arriva lentamente l’accettazione. Riaffiorano nella mente e nel cuore i ricordi meravigliosi vissuti con quella persona. Le emozioni negative che offuscavano questi ricordi rendendoli troppo dolorosi non vanno via, ma si accantonano in un angolo recondito.

Non puoi dimenticare e non potrai farlo mai. Ma puoi ricordare le cose belle che quella persona ti ha lasciato. Accettare la morte come una tappa obbligata della vita ti induce ad apprezzare quella parte del percorso che si è vissuto insieme.

Ogni persona che va via porterà con sé sempre qualcosa di noi, ma per ogni persona che ci lascia custodiremo per sempre nel cuore un ricordo meraviglioso che ogni tanto farà capolino e che probabilmente ogni tanto ci farà ancora male, ma quel ricordo terrà per sempre viva dentro di noi una parte di quella persona e che porteremo con noi per sempre.

L’unica soluzione possibile è che passi del tempo e che quel tempo ci aiuti ad attraversare quel dolore. E’ una sofferenza che non va mai soffocata, ma vissuta intensamente quasi fino a morirne. Per superare un forte dolore bisogna farsi travolgere come un mare in tempesta, e bisogna perdersi ed annegare fino poi a toccare quel fondo da costituisce l’unico trampolino da cui poi darsi la spinta per risalire, e ricominciare a respirare.

Quali sono le fasi del dolore?

Alla fine degli anni 60, attirando su di sé numerose polemiche, la psichiatra svizzera Elizabeth Kübler-Ross ha individuato 5 fasi, attualmente seguite dalla Psicologia, che contraddistinguerebbero un lutto: negazione, rabbia, patteggiamento o contrattazione, depressione, accettazione (Denial, Anger, Bargaining, Depression, Acceptance, DABDA).

1. Negazione, la prima e più istintiva reazione di fronte ad una perdita. Di fronte ad un dolore che non riusciamo ad accettare tendiamo a negare l’accaduto per cercare di ‘proteggerci’.

2. Rabbia, presa coscienza dell’accaduto (che ad un certo punto non è più possibile negare) subentra la più forte emozione negativa dell’essere umano. Quando non riusciamo ad accettare qualcosa che riteniamo ingiusto allora ecco che subentra questa forte emozione che in qualche modo ci laga ancora alla persona che abbiamo perduto. Tenderemo allora ad incolpare qualcuno, il defunto che ci ha lasciati, il proprio Dio o addirittura si tenderà ad incolpare se stessi per non essere riusciti ad evitare la perdita, o, peggio, si viene assaliti dai rimorsi di non aver detto o fatto in tempo e ci sentiremo ancora più sofferenti.

3. Patteggiamento o Contrattazione; è una prima fase di ‘rinascita’. Il lutto non è ancora stato elaborato, ma la nostra mente cerca in qualche modo di trovare un appiglio alla vita per cercare di sopravvivere. In questa fase frequenti sono ancora le ricadute nella tristezza più profonda, ma in fondo al tunnel si inizia ad intravedere la luce.

4. Depressione; nella fase precedente la lucidità inizia a fare capolino, ma i momenti di sconforto sono ancora numerosi. Questo altalenarsi di emozioni negative e positive causa un forte stato depressivo. Prendendo coscienza di ciò che è successo siamo costretti a doverne fare realmente i conti e questo causa un dolore immenso.

5. Accettazione; è la fase finale dell’elaborazione di un lutto. Il tempo che scorre, la vita che inevitabilmente va avanti, inducono ad accettare quella perdita. E’ la fase a cui purtroppo non tutti riescono ad approdare. Molti infatti si lasciano schiacciare dai sensi di colpa o dal dolore lancinante e soccombono ad esso.

Non di rado sussistono infatti casi di depressioni post perdita. Ed è allora che la terapia con personale qualificato è l’unica strada da percorrere per riuscire poi ‘autonomamente’ ad arrivare alla fase di Accettazione del dolore.

Redazione Il viaggio è nella testa

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Pubblicato da Elena Tucci

Blog di intrattenimento riguardante curiosità sul comportamento umano, temi psicologici ed esistenziali.

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