Il club delle lettrici compulsive

Schiava di Picasso – Osvaldo Guerrieri

Schiava di Picasso Book Cover Schiava di Picasso
Osvaldo Guerrieri
narrativa
Neri Pozza Editore
2016
cartaceo, e book
240

Un gelido gennaio del 1936 a Parigi. Seduta a un tavolino del «Deux Magots», una donna si toglie i guanti, estrae dalla borsetta un coltello e comincia a pugnalare in gran velocità gli spazi tra le dita della mano aperta a ventaglio. A volte sbaglia il colpo e sanguina. Seduti lì accanto, Pablo Picasso e il poeta Paul Éluard osservano il gioco. Il pittore si alza, si avvicina alla donna e le chiede in dono i guanti: vuole collocarli nella vetrinetta dove conserva i ricordi più preziosi. La donna glieli concede levando su di lui due occhi dal colore indefinibile. Non si tratta di una donna qualunque. È la fotografa surrealista Dora Maar.
Scocca da questo incontro uno degli amori più tormentati del Novecento. Quando conosce Picasso, Dora è reduce da un legame devastante con Georges Bataille. Al fianco dello scrittore ha oltrepassato la linea che divide l’erotismo dalla crudeltà. Ma anche con Picasso l’amore è violento. Picasso ama Dora, ma ama soprattutto se stesso. La divide con altre donne, per esempio con Marie-Thérèse, che gli ha dato una figlia quando lui è ancora sposato con Olga; la costringe a fare da spettatrice ai propri tradimenti; la umilia obbligandola ad abbandonare la fotografia.

Fra i surrealisti Dora è considerata la rivale di Man Ray, ma per Picasso esiste un solo genio: lui.
Sono anni in cui infuria la tempesta. La Spagna è dilaniata dalla guerra civile, l’Europa sta per subire l’assalto di Hitler e Picasso diventa la coscienza critica di quel tempo feroce. Dipinge Guernica e Dora lo fotografa mentre crea il capolavoro. E quando Parigi è occupata dai nazisti, Dora divide con Picasso la fame, il freddo e la paura dell’arresto.
Schiava di Picasso è il romanzo di un amore e di un’epoca. Usa il documento per staccarsene e per narrare di un momento irripetibile della storia: della Parigi degli anni Trenta e Quaranta, in cui Paul Éluard, Jacques Prévert, Brassaï, Man Ray, Jean Cocteau furono i comprimari e i testimoni di una schiavitù amorosa che con le sue crudeltà portò alla follia Henriette Theodora Markovitch, l’artista che, portando sul viso «la grazia di una madonna che non sorride», divenne famosa col nome di Dora Maar.

La nostra compulsiva per un giorno di oggi è Elena, che ha letto Schiava di Picasso, di Osvaldo Guerrieri e ha accettato di parlarcene!

Il romanzo è un vivido affresco storico in cui compaiono, nella loro umanità, personalità che siamo abituati a considerare divinità dell’olimpo dell’arte e della storia.

Non voglio anticiparvi troppo, lascio dunque la parola alla cara amica Elena, con la sua recensione!

Schiava di Picasso è un romanzo di Osvaldo Guerrieri pubblicato nel 2016 da Neri Pozza ed è il racconto della travagliata e morbosa storia d’amore che legò il pittore spagnolo Pablo Picasso alla fotografa francese Dora Maar.

Dal loro primo incontro, avvenuto in un caffè parigino nel 1936, la vita di Picasso fu per dieci anni indissolubilmente legata a quella di Dora, la femme qui pleure, “la donna che piange”, come a Picasso piaceva chiamarla per le lacrime da lei versate a ogni furioso litigio consumato.

schiava di picasso
Ritratto di Dora Maar seduta, Pablo Picasso, 1937

Delle lacrime, quelle di Dora, dettate dalla consapevolezza di non poter desiderare per sé soltanto l’amore incondizionato di Pablo, che a nessuna apparteneva, se non alla sua arte.

Sullo sfondo di una Parigi caduta nelle mani della dittatura tedesca, Osvaldo Guerrieri ci fa entrare nella psicologia di una donna prostrata alla volontà del più geniale pittore del Novecento che, come un despota in amore, ne comandava corpo e anima.

Troppi i tentativi di Dora di sottrarsi a quell’uomo che tanto amava quanto odiava, ma altrettante le volte in cui un gesto, uno sguardo o una parola di Picasso la convincevano a tornare sui suoi passi, abbandonandosi a quell’amore che di giorno in giorno la consumava, fintanto da costringerla a richiudersi in una clinica psichiatrica.

Bastò l’entrata nella vita di Pablo di Francoise, giovane studentessa di giurisprudenza con la passione per l’arte, a mettere Dora in un angolo, accettando l’idea di averlo perso per sempre.

Rassegnata a un’esistenza senza Pablo, Dora trascorse gli ultimi anni della sua lunga vita nella casa in Provenza che tanto aveva sognato e che Pablo le aveva donato in uno dei momenti felici della loro relazione.

Quando Pablo si presentò per l’ultima volta alla sua porta, accompagnato dalla giovane fiamma, Dora non era più la femme qui pleure: dopotutto era riuscita a trovare quella serenità che tanto andava cercando e quell’uomo, che tanto l’aveva fatta soffrire, non meritava
altro se non il perdono quale condanna.
La storia di Dora, nella cui psicologia Guerrieri si immedesima, è quella di una donna condannata alla sofferenza perché incapace di reagire all’eccentrica e autocelebrativa personalità del genio Picasso ma che, solo alla fine della sua vita, trova nella fede la via della salvezza. È una storia capace di coinvolgere chi, come Dora, ha deciso di vivere un’esistenza al massimo, senza paure e senza limiti, amando fino a odiare, odiando fino ad amare, consapevole delle conseguenze che una vita così vissuta porta con sé.

Schiava di Picasso mi è piaciuto perché, attraverso gli occhi di Dora, Guerrieri è riuscito a ricostruire la personalità e il genio di Pablo Picasso in uno dei periodi più bui della storia, la conquista dell’Europa da parte di Hitler.

Lo stato di angoscia e di sofferenza di Pablo per quanto accade in Francia, e soprattutto nella sua amata Spagna, si ripercuote su Dora e su tutte le più note personalità artistiche che in quegli anni abitavano Parigi, di cui Guerrieri disegna un fedele ritratto.

Cosa dite, Elena vi ha fatto venire voglia di leggere Schiava di Picasso? A noi sì! Grazie Elena!

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