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Perduti nei Quartieri Spagnoli – Heddi Goodrich

Perduti nei quartieri spagnoli Book Cover Perduti nei quartieri spagnoli
Heddi Goodrich
Narrativa contemporanea
Giunti
23 gennaio 2019
cartaceo, digitale
379

Heddi è una ragazza americana a Napoli, ma non una delle tante. Studentessa di glottologia all’Istituto Universitario Orientale, non è venuta per un rapido giro nel folclore, ma per un’immersione che la porta ad avere della città, della lingua, del dialetto una conoscenza profonda, impressionante, che nasce dall’empatia, da un bisogno di radicamento e dall’entusiasmo della giovinezza.
Con una colorata tribù di studenti fuorisede e fuoricorso Heddi vive ai Quartieri Spagnoli, dove la vita nelle case antiche costa poco, si abita su piani pericolanti che sembrano calpestarsi l’un l’altro, in fuga dalla folla e dai vicoli inestricabili, costruzioni affastellate che sbucano aprendosi sul cielo e sul vulcano, in balconi e terrazzi dove è bello affacciarsi a rabbrividire, fumare e discutere.
Pietro è studente di geologia, figlio di una famiglia contadina della provincia di Avellino, gente avvinta alla terra da un legame ostinato, arcaico. A Napoli, benché il suo paese sia distante solo cento chilometri, Pietro è straniero tanto quanto Heddi.
Il coinvolgimento sentimentale non vela però lo sguardo della narratrice, che considera con sguardo affettuoso ma lucido la personalità di Pietro, al tempo stesso sognatore e velleitario, diviso tra l’emancipazione rappresentata dall’amore per una ragazza così lontana dal suo mondo e il richiamo agli obblighi ancestrali della terra. Anche il ritratto della madre di lui apparentemente fragile e depressa, in realtà custode feroce dell’ordine familiare, è di spietata esattezza.
L’amore che intride queste pagine è quindi istintivo e intellettuale, complicato e semplice. È amore per le parole che compongono una vera e propria lingua del cuore, accarezzata, piegata e scolpita con una sensibilità sempre vigile. È il romanzo di quando la vita è una continua scoperta, esplorazione dell’identità altrui e ricerca della propria, di quando la scrittura incarna un atteggiamento verso il mondo pronto ad aprirsi a ogni esperienza, a godere ogni gioia, a esporsi a ogni ferita.

Perduti nei quartieri spagnoli è un romanzo di Heddi Goodrich pubblicato da Giunti all’inizio del 2019. Scopritelo con noi!

Heddi è una ragazza americana che si trasferitasce a Napoli per studiare glottologia all’Orientale.
Nel romanzo, Heddi parla in prima persona e racconta dei suoi anni universitari e, soprattutto, della sua storia d’amore con Pietro.

Leggendo le pagine di questo romanzo mi sono sentita immergere nelle atmosfere dei miei anni universitari: gli amici, le serate a suonare la chitarra, a chiacchierare, a condividere momenti unici e irripetibili.
Solo la città non è la stessa. In questo caso siamo a Napoli e l’autrice è stata capace di rendere la città coprotagonista della storia.

Descrive, in particolare, i Quartieri Spagnoli, con i suoi abitanti, i suoi bassi, le sue palazzine pericolanti e i piani abusivi. E poi descrive la Napoli sotterranea, piena di mistero, rendendo la città una figura a sé e il Vesuvio suo fedele compagno.

Il libro racconta della storia d’amore tra Heddi e Pietro, uno studente di geologia.
Durante la lettura conosciamo bene i due ragazzi. Lei è dolce e sensibile, ma allo stesso tempo determinata e sicura di se. Lui è apparentemente forte e schietto, in realtà è succube dei genitori ed è fragile e insicuro.

Pietro non mi è piaciuto affatto, né durante la relazione con Heddi, né dopo, quando i due instaurano una fitta corrispondenza via email. Non mi è piaciuto per la sua continua indecisione e il suo essere inchiodato alle piccole realtà della sua terra, da cui non vuole distaccarsi, nemmeno per Heddi, nonostante con le parole affermi l’esatto contrario. Heddi, a sua volta, ne è succube e continua a credergli fino alla fine.

Fondamentalmente, si tratta del racconto di due giovani, con i loro sogni, le loro aspettative, con la loro volontà di emanciparsi da una realtà quotidiana che però li lega stretti.

Il linguaggio usato dall’autrice è superlativo. È uno dei romanzi più ben scritti che abbia mai letto, nonostante l’autrice non sia nemmeno italiana. È, però, da una parte un pregio, ma dall’altra mi è sembrato che volesse far sfoggio del suo italiano perfetto lasciandosi andare a considerazioni filosofiche troppo arzigogolate che rallentano moltissimo il ritmo di lettura.

Ciononostante si tratta di un romanzo interessante e gradevole, che si legge facilmente e che fa immergere in atmosfere leggere e sognanti proprie di chi è giovane fuori sede in una città universitaria.

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