Il club delle lettrici compulsive

Orfani bianchi – Antonio Manzini

Orfani bianchi Book Cover Orfani bianchi
Antonio Manzini
Narrativa
Chiarelettere
2016
Digitale - Cartaceo
256

Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio poi la signora Mazzanti, "che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all'albero ai regali e al panettone", poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall'esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c'è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un'intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane. Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato: il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. "Nella disperazione siamo uguali" dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell'ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi. Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza.

Orfani bianchi è un libro di Antonio Manzini, edito da Chiarelettere, uscito a ottobre 2016. Premesso che di Manzini leggerei anche i post-it sul frigorifero e che ho letteralmente divorato tutta la serie su Rocco Schiavone (ne avevamo parlato qui), ho preso Orfani bianchi a scatola chiusa, senza leggere la trama.
Prima di me l’ha letto colei che mi consiglia libri da tutta la vita (mia madre) e quindi davanti al suo: “Leggilo, che è bello!”, non ho potuto fare altro che obbedire. L’unico commento possibile è esticazzi!, così, tutto attaccato, in grassetto, con il punto esclamativo e senza vergogna.

Vediamolo insieme.

Mirta è una trentaquattrenne moldava che ha un figlio di dodici anni e vive con l’anziana madre. Il paesino dove vivono è molto povero e non ci sono possibilità di lavoro, motivo per cui Mirta non ha altra scelta se non lasciare tutti e partire per cercare lavoro in Italia. A Roma trova lavoro come badante: ha vitto e alloggio, oltre a uno stipendio che impiega per comprare abiti e libri da mandare al figlio e alla madre. Quando riesce, manda anche dei soldi perché quelli non bastano mai e nella vecchia casa di famiglia la stufa ha bisogno di essere sostituita.
Quando la madre di Mirta muore, per lei non c’è altro da fare: deve lasciare Ilie in un Internat, un orfanotrofio dove baderanno a lui fino a che lei non potrà portarlo con sé.

Orfani bianchi è un libro tremendo e bellissimo. La storia è cruda, triste e gronda disperazione. La cosa veramente drammatica è che è una storia vera, non nel senso dei personaggi, ma della situazione generale. Dovrebbe essere una lettura obbligatoria nelle scuole e per tutti quelli che ce l’hanno con gli stranieri che “rubano il lavoro” e sottolineo la cosa, a costo di risultare antipatica e perdere punti popolarità.

Mirta sacrifica tutta se stessa per la sua famiglia. Comunica con la madre distante grazie alle email che le manda il prete del villaggio. Patisce la fame nonostante abbia un lavoro, per fare in modo che la sua famiglia lontana, di fame non ci muoia.

Lo strazio di Mirta che lascia il figlio in orfanotrofio è palpabile e toglie il fiato. Sapevate che gli Internat esistono davvero? Se volete approfondire, cliccate qui. Sono nati alla fine della Seconda Guerra Mondiale per ospitare gli orfani. Alcuni istituti risalgono agli anni ’70 e non sono mai stati ristrutturati e ciò significa stanzoni anonimi per un sacco di bambini, niente riscaldamento, niente fondi (per ogni bambino, questi centri hanno circa 3 euro al giorno. Riuscireste a far vivere vostro figlio con 3 euro al giorno, cibo e riscaldamento compreso?). Questa è la realtà con la quale si confronta la protagonista di Orfani bianchi.

Un altro personaggio pazzesco è Eleonora. Eleonora è una novantenne ricchissima e Mirta diventa la sua badante. Eleonora è costretta su una sedia a rotelle dopo un ictus. La sua famiglia è presa da mille impegni e non ha tempo da dedicarle. Non si rendono nemmeno conto che può parlare nonostante le costi una fatica immensa. E durante una delle lunghe notti che le due donne trascorrono insieme, Eleonora dice una cosa tremenda e molto vera:

«Lo sai che io e te siamo uguali, Mirta?»
«E in che cosa, mi scusi?»
«Nella disperazione. Siamo uguali.»
«Lei ha fatto una bella vita. Io no.»
«Mia cara, nella disperazione non c’è una scala di valori, se fai scegliere a chi soffre. Magari oggettivamente tu puoi dire che un ricco che perde alla Borsa è meno disperato di un bimbo nel Darfur… ma il ricco, dentro di sé, è disperato, ed è capace anche di togliersi la vita. La disperazione la puoi giudicare solo se non ti coinvolge. Altrimenti è uguale per tutti. Pensaci…»

Orfani bianchi è un pugno nello stomaco, ma è impossibile non amare Mirta, nonostante tutto.

Vi ricordate la frase che gira su Facebook che dice una cosa tipo: Siate sempre gentili con gli altri perché non sapete che guerra stanno combattendo? Ecco. Facciamo in modo di stamparcela tutti bene in mente.

Avete letto Orfani bianchi? Vi aspetto per commentarlo insieme!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

Una risposta a “Orfani bianchi – Antonio Manzini”

  1. Ottima recensione! Impossibile non affezionarsi a Mirta e non detestare, inizialmente, Eleonora, mentre poi, per quest’ultimo personaggio, la pietà prende il sopravvento sull’antipatia. Un libro che fa riflettere.

     

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