Il club delle lettrici compulsive

Non è questo che sognavo da bambina – Sara Canfailla, Jolanda Di Virgilio

Non è questo che sognavo da bambina Book Cover Non è questo che sognavo da bambina
Sara Canfailla Jolanda Di Virgilio
narrativa
Garzanti
26 Agosto 2021
cartaceo, e book
288
fornito dalla casa editrice

Nel loro esordio, Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio raccontano con leggerezza e autenticità che cosa significa diventare adulti oggi. Dentro ci sono i fallimenti, le paure e le ambiguità di un momento di passaggio obbligatorio e doloroso, in cui i punti di riferimento crollano e bisogna costruirne di nuovi. L’unica cosa che rimane è un sogno. Un sogno che anche quando resta chiuso in un cassetto, anche quando non riesce ad avere voce, può farsi sentire. Ed è proprio sapere che è lì, in attesa per quando si sarà pronti a fargli spazio, che ci fa sentire vivi.

Neolaureata. Coinquilina. Fuorisede. Precaria. Se dovesse descriversi, Ida lo farebbe così. E da oggi aggiungerebbe alla lista: stagista. Stagista in una grande-e-importante-agenzia-di-comunicazione. Non è quello che sognava da bambina, ma tant’è: dopotutto, non è la prima volta che le cose non vanno nella direzione sperata. Avrebbe voluto vivere ovunque tranne che a Milano, e vive a Milano. Voleva una relazione stabile, ed è stata lasciata. Ha studiato per diventare sceneggiatrice, e invece fa la social media manager. Ogni mattina si trascina verso l’ufficio e, tra meeting, brainstorming e tante altre parole che finiscono in -ing, lì resta fino a sera, impegnata in un lavoro che non riesce a capire che lavoro sia, circondata da colleghi che sono simpatici e brillanti, sì, ma solo tra di loro. Fino al giorno in cui, stanca di una vita che troppo spesso si riduce a essere un pendolo che oscilla tra un file Excel e la prossima sbronza, Ida capisce che, per sopravvivere, deve adattarsi, assomigliare più a loro - i suoi colleghi, il suo capo - e meno a sé stessa. E mentre le ambizioni cambiano e il confine tra giusto e sbagliato si fa inconsistente, rincorrere i suoi sogni diventa un capriccio che non può più concedersi. È ora di crescere: ridimensionare le aspettative e accettare i compromessi. Così, quando le arriva la notizia di un concorso a cui candidare il suo cortometraggio, Ida non sa che fare. Quasi non ricorda più cosa sognasse da bambina, chi volesse diventare. Ma non si può mai mentire del tutto a sé stessi. Almeno, non a quello che c’è in fondo alla propria anima.

Bentrovatə compulsivə, oggi parliamo di Non è questo che sognavo da bambina, di Sara Canfailla e Jolanda Di Virgilio, pubblicato da Garzanti! Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi un’idea più completa del libro.

Non è questo che sognavo da bambina

Ida è una di noi, laureata, coinquilina fuori sede, precaria, una giovane donna in una Milano ostile che è pronta a masticarti e a sputarti come un chewing gum.

Riesce miracolosamente a entrare come stagista in una famosa agenzia di comunicazione e, sulle prime, l’impatto è tremendo. Non è più una promettente studentessa con tutte le possibilità davanti, no, è carne da macello da sfruttare fino all’osso senza remore, una a cui scaricare le incombenze noiose, la paria dell’ufficio che non viene mai invitata a pranzo dai colleghi.

Cercando di destreggiarsi nel mondo alieno del lavoro, con tutti i suoi inglesismi, le regole non scritte e i continui passi falsi che non sa nemmeno di commettere, Ida capisce che non è più tempo di sognare, che non c’è più spazio per quello che sognava da bambina.

Oppure no? Che esista il modo di trovare un compromesso?

Non è questo che sognavo da bambina è un romanzo dal tono leggero che di leggero non ha nulla.

Molte di noi sono state nei panni di Ida, molte lo sono ancora adesso, con il dubbio che ci sia luce in fondo al precariato. Non è facile rispecchiarsi così in qualcosa di così doloroso come l’incertezza esistenziale che pervade la mia generazione, non è facile farlo senza perdere il sorriso, senza perdere la gioia di un aperitivo o di una puntatina da Lush a farsi cospargere di creme dai profumi esotici.

Fa maluccio, perché non facciamo altro che cercare di convincerci che sia normale, che sia così che va il mondo, però dentro di noi lo sappiamo bene che non è così. Non è vero. O, per lo meno, non dovrebbe esserlo.

Leggere questo romanzo è come guardarci dritto in faccia allo specchio, senza poter distogliere lo sguardo. Mi ha colpita dritta al cuore e, nonostante un finale che lascia un po’ l’amaro in bocca, mi è piaciuto davvero.

Cosa ne pensate, leggerete Non è questo che sognavo da bambina? Parliamone insieme nei commenti!

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione.

 

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