Il club delle lettrici compulsive

La spinta – Ashley Audrain

La spinta Book Cover La spinta
Ashley Audrain
Narrativa contemporanea
Rizzoli
12 gennaio 2021
cartaceo, digitale
320

È la vigilia di Natale e Blythe è seduta in macchina a spiare la nuova vita di suo marito. Attraverso la finestra di una casa estranea osserva la scena di una famiglia perfetta, le candele accese, i gesti premurosi. E poi c'è Violet, la sua enigmatica figlia, che dall'altra parte del vetro, a sua volta, la sta fissando immobile.
Negli anni, Blythe si era chiesta se fosse stata la sua stessa infanzia fatta di vuoti e solitudini a impedirle di essere una buona madre, o se invece qualcosa di incomprensibile e guasto si nascondesse dietro le durezze e lo sguardo ribelle di Violet. Quando ne parlava con Fox, il marito, lui tagliava corto, tutto era come doveva essere, diceva. Era cominciata così, o forse era cominciata molto prima, quando era stata lei la bambina di casa.
Blythe ora è pronta a raccontare la sua parte di verità, e la sua voce ci guida dentro una storia in cui il rapporto tra una madre e una figlia precipita in una voragine di emozioni, a volte inevitabili, altre persino selvagge. Un tour de force che pagina dopo pagina stilla tutto quel che c'è da sapere quando una famiglia, per preservare la sacralità della forma, tace.
Viscerale, onesto fino alla brutalità, La spinta è un viaggio ipnotico e necessario nella psiche di una donna a cui nessuno è disposto a credere.

Oggi partecipiamo al review party di La spinta, un libro di Ashley Audrain pubblicato in Italia da Rizzoli. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi un’idea più completa del libro.

La spinta

La spinta è un romanzo particolare, uno di quei romanzi che inizi identificandolo in un modo, ma durante la lettura ti accorgi che è ben altro, molto di più di quello che avevi pensato.

Il racconto inizia con un prologo, con la protagonista che spia una famiglia da un’auto parcheggiata di fronte all’abitazione dell’oggetto della sua osservazione.

E da qui inizia la storia. Blythe, la protagonista, racconta la sua vita, da quando conosce il futuro marito e continua per tutta la durata della loro vita in comune. Racconta parlando in prima persona, non chiamando praticamente mai per nome il marito, e descrivendo la sua vita da mamma e da moglie. Il racconto ha molti flashback con Blythe che racconta anche della madre e della nonna, descrivendole come donne molto complicate, crudeli con le proprie figlie, descrivendo anche episodi violenti che le vede protagoniste.

Blythe racconta della sua esperienza di madre, del parto, dell’allattamento, della fatica che prova nell’accudire la figlia neonata, prima, e bambina dopo. La descrizione è molto realistica, non lascia quasi nulla all’immaginazione, e l’autrice riesce a rendere le scene talmente vere da coinvolgere il lettore al punto da provare dolore insieme a Blythe. L’autrice riesce a descrivere quello che significa essere madre, mettendo in luce le aspettative che la società impone sulle donne, aspettandosi da loro di essere madri perfette, innamorate dei loro figli, e legate a loro da un sentimento atavico.

Quando ti nasce un figlio ti raccontano del riflesso più naturale del mondo, quello dell’ossitocina: l’ormone della maternità. Produce il latte e lo aiuta a scorrere, a riempire i dotti, a riversarsi nella bocca del bambino. Si mette all’opera quando la madre sa che dovrà allattare. Quando annusa o tocca o vede il bambino.

Ma, in La spinta, la Audrain parla anche dei momenti difficili che vengono affrontati dalle neomamme.

Il romanzo, però, non ha come tema centrale la maternità, o meglio la focalizzazione non è sulla maternità, bensì è su come il passato fatto di violenza e trascuratezza possa in qualche modo avere uno strascico nel presente.

Nonostante il punto di vista del narratore coincida con quello della protagonista, l’autrice riesce a caratterizzare perfettamente i personaggi. E così Blythe si fa conoscere come donna fragile, insicura, segnata da un’infanzia difficile, e da una maternità che non è come tutti le hanno fatto credere.

Il marito, di cui a malapena conosciamo il nome, è un uomo inizialmente molto innamorato, ma poi, man mano che la storia si dipana, si rivela egoista e superficiale e non riesce a supportare la moglie durante la sua depressione post-partum o presunta tale.

Infine, il personaggio più inquietante è sicuramente Violet, la figlia di Blythe. La ragazzina, sin dalla nascita, manifesta dei comportamenti strani, che turbano la mamma ma anche il lettore. La suspence legata alla ragazzina cresce di pagina in pagina, mantenendo il lettore in un’incognita che verrà svelata solo nel finale.

Il romanzo ha la forza narrativa di un thriller, benché non lo sia affatto, mantiene il lettore ancorato alle sue pagine e crea uno stato di tensione che perdura lungo tutto il racconto. Allo stesso tempo è un romanzo riflessivo, che indaga nell’animo umano, che porta a chiedersi se tutto ciò che si racconta sulla maternità sia poi così vero. Perché il romanzo è fondamentalmente un racconto sul rapporto tra la madre e la figlia complicata, rapporto che allunga le sue radici nell’infanzia della mamma di Blythe e di Blythe stessa.

L’autrice ci fa fare un viaggio nella vita interiore della protagonista, nelle sue paure, in ciò che immagina e ciò che spera, dando così al racconto un ritmo incalzante, portando il lettore a porsi mille domande, e a chiedersi se quello che sta leggendo è realtà o solo una visione contorta della realtà, che, ricordo, è vista solo attraverso gli occhi di Blythe.

L’autrice riesce a rendere reale in dolore di Blythe, con parole che portano il lettore a essere in completa empatia con la protagonista, nonostante il dubbio di cui parlavo poco fa, se ciò che leggiamo è vero o solo un’invenzione della mente di Blythe.

Singhiozzavo perché non faceva male abbastanza. E poi, qualche giorno dopo il dolore tornava a gonfiarsi e il mondo si faceva più vivido, in una maniera detestabile.

Ho letto questo romanzo molto velocemente, non riuscendo a staccarmene, grazie al ritmo narrativo incalzante e alla suspence creata dall’autrice che porta a voler sapere il prima possibile come va a finire, oltre a un linguaggio semplice e scorrevole che lo rende ancora più di facile lettura.

La spinta è un romanzo angosciante, inquietante, che lascia stupefatti dall’inizio fino al finale, che lascia letteralmente senza parole ma che permette a tutte le tessere del puzzle di trovare il loro giusto posto.

Consiglio la lettura ad un pubblico non facilmente impressionabile, a chi adora i romanzi psicologici ma senza venirne coinvolti in maniera eccessiva, perché è un romanzo forte che non si dimentica facilmente.

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

4 Risposte a “La spinta – Ashley Audrain”

  1. Un bel romanzo. Letto perché consigliato da una blogger attivista per i diritti delle mamme e neo-mamme. Sinceramente? Avrei voluto non leggerlo, avrei voluto che da neo-mamma di un maschietto qualcuno mi avesse tutelato. Avrei voluto un avviso a lettere cubitali “non leggere se sei fragile in questo momento”, avrei voluto non vivere questa sofferenza e avere addosso questa angoscia che non mi sta facendo dormire la notte peggio di quanto non mi faccia dormire mio figlio.

     
    1. Hai ragione. Per certi libri dovrebbe essere obbligatorio inserire un Trigger Warning nella trama… La lettura dovrebbe farci stare bene, farci riflettere ma soprattutto farci bene…

       

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