Il club delle lettrici compulsive

La memoria che resta – Chiara Panzuti

La memoria che resta Book Cover La memoria che resta
Absence #3
Chiara Panzuti
Young adult
Fazi
2019
Digitale - Cartaceo
332

In questo episodio conclusivo della serie di Absence, la squadra Gamma è di nuovo riunita, ma i rapporti sono tesi e le liti frequenti: Jared e Christabel non si fidano piè di Faith, dopo il periodo che ha trascorso con gli Alfa sull’isola di Bintan; Scott è l’unico a non dubitare della sua lealtè. Decisa a proteggere i suoi amici e a conoscere il vero scopo del gioco spietato che li ha resi invisibili al mondo, Faith segue le indicazioni della mappa lasciatale da Ephraim, prima dell’ultima prova a Clyde River. Raggiunge così la squadra Alfa a Iqaluit, Canada, dove la ragazza comincia a scoprire la vera identità di Davon − l’uomo in nero −, i fantasmi che abitano l’impetuosa Abigail e la natura della sua attrazione verso Ephraim. A poco a poco tutti i tasselli andranno finalmente al loro posto, componendo il disegno crudele congegnato dall’Illusionista, un uomo ossessionato dal proprio passato e divorato dal desiderio di vendetta. Nella prova finale, il suo piano perverso condurrà Faith e i suoi amici a scontrarsi con i propri limiti, il dolore e la morte, ma soprattutto svelerà loro il valore dell’amicizia e la forza interiore maturata da ciascuno durante quell’atroce esperienza. Tornare a essere visibili è davvero essenziale per realizzare sé stessi? Fino a che punto l’essere riconosciuti dagli altri determina la nostra esistenza? La memoria che resta è l’ultimo capitolo di un percorso di crescita personale, che dallo smarrimento dell’infanzia, dalla rabbia dell’adolescenza, approda alla consapevolezza dell’età adulta. La storia di quattro ragazzi che affrontano la battaglia più grande: diventare adulti in un mondo che li ignora, cercando di definire se stessi.

La memoria che resta è il terzo e ultimo capitolo della bellissima trilogia Absence scritta da Chiara Panzuti e pubblicata da Fazi nella collana LaiYa.

La trilogia è così composta:

Attenzione: questo è il terzo volume di una trilogia. Inevitabilmente, ci saranno riferimenti ai libri precedenti. Se non siete in pari, vi consiglio di interrompere qui la lettura e di tornare a dirci cosa pensate di questo libro quando lo avrete letto, in modo da non rovinarvi l’esperienza. Vi aspettiamo!

È sempre difficile per me scrivere l’ultima recensione di una serie che ho amato e questa non fa differenza, ma fare la blogger è un lavoro sporco e quindi, fazzoletto alla mano, cominciamo e cerchiamo di dare un degno saluto a Faith, Scott, Jared, Abigail, Ephraim e a tutti gli altri.

«Mi dispiace, Faith. Per tante cose, io… non so cosa sia successo».
«Troppo». Cercai di tenere ferma la voce. «È successo troppo e non è colpa di nessuno».
«Sì, ma non ne abbiamo mai parlato».
«Voi mi pensavate morta e siete andati avanti. Io ero prigioniera e sono andata avanti. Non c’è altro da dire».
«Non ne abbiamo parlato bene. E io vorrei farlo, perché c’è qualcosa di non detto che pesa sulle nostre teste come una mannaia».

Ve lo ricordate questo scambio tra Scott e Faith? Ecco, la storia riparte da qui. Le cose tra i Gamma sono drammaticamente cambiate, grazie anche all’effetto nefasto del NH1 che rende tutti fragili e paranoici. Jared e Christabel non si fidano di Faith e la tensione tra loro si taglia con il coltello perché Jared sembra sempre cercare un modo per litigare, per mettere in dubbio le intenzioni di Faith. Forse è vero che queste potrebbero essere fraintendibili perché l’unica cosa certa è che Faith è cambiata per sopravvivere alla prigionia. L’unico che pare crederle è Scott.

Il sarcastico e ironico Scott, sempre pronto a strappare una risata con una battuta. Per la cronaca, è tra i miei personaggi preferiti. Come si fa a non amare Scott?

In La memoria che resta Faith è quasi il collante tra le tre squadre, ma non voglio dilungarmi nei dettagli perché non voglio assolutamente rovinare la lettura a nessuno.

L’evoluzione di quasi tutti i personaggi è pazzesca, realistica e ben descritta. Nei primi otto capitoli si alternano i punti di vista di Ephraim e Faith. Entrambi prenderanno delle decisioni che cambieranno la loro vita per sempre.

La Panzuti è stata bravissima a rendere i pensieri di entrambi i personaggi, così come i loro dilemmi morali, la loro indecisione e la loro sofferenza.
Faith ed Ephraim sono diversi, eppure riescono a comprendersi a un livello così profondo da risultare perfetti insieme. Ephraim diventa decisamente un co-protagonista in questo ultimo libro, dove niente è come sembra.

È così che accade. Si percorrono frammenti di vita insieme, certi di non volersi lasciare mai, e poi, inevitabilmente, le strade cambiano.

Faith è quella che ha l’evoluzione maggiore ed è attorno al suo personaggio che ruotano i temi del libro. I ragazzi, a causa della somministrazione del NH1 sono invisibili a meno che non si indossino particolari lenti a contatto per vederli e auricolari per sentirli. Non solo: alle loro famiglie è stato somministrato un siero della memoria per cui anche il loro ricordo è sparito. Nessuno li cerca. Nessuno si preoccupa per la loro sorte in questo gioco al massacro. E, mentre all’inizio ne sono tutti destabilizzati, arrivati a questo punto, vicinissimi alla prova finale ideata da un burattinaio sadico, Faith ha imparato che, per prima cosa, deve accettare se stessa così com’è, che sia visibile o che sia invisibile.

Impara a perdonarsi per gli errori, per i dubbi, per le pretese che ha avuto nei confronti degli altri componenti della sua squadra. Impara a sopravvivere in un mondo che, forse, non l’ha mai vista veramente.

E quindi la domanda sorge spontanea: quando conta il riconoscimento degli altri per sentirsi bene con se stessi? Pensateci… Viviamo in un mondo in cui si cerca perfino l’approvazione degli sconosciuti su un social, dove ci si resta male per un like non ricambiato o un “unfollow” inaspettato. Tutte queste cose hanno decisamente cambiato la percezione della realtà (altrimenti non esisterebbero stuoli di haters o troll che infastidiscono a destra e sinistra) e anche delle persone stesse. Ma quanto può contare l’essere approvati se poi, dentro, è solo buio?

«Gran parte dei momenti sono buio», ammise. E per la prima volta si confidò. «I momenti in cui non sto bene, intendo. A volte li ricordo, altre li rimuovo. Me ne rendo conto quando, ripensando alle giornate trascorse, ho interi vuoti di memoria. È come se una parte del cervello registrasse gli eventi, ma non le emozioni, come se avvertissi unicamente il peso senza riuscire a dargli una causa».
Rabbrividii, mentre la pelle d’oca pizzicava lungo le braccia.
«C’è qualcosa di costante», specificò. «E opprimente, che non fa altro che martellare, martellare, martellare, e a volte diventa semplicemente nero. Come se non esistesse nient’altro, non importasse nient’altro, se non la sensazione che ogni cosa in questo maledetto mondo sia vuoto».

Non so se fosse nelle intenzioni dell’autrice, ma questo scambio tra Jared e Faith, in cui Jared spiega come agisca su di lui il siero, mi ricorda molto la descrizione della depressione clinica. Se così non fosse, mi scuso, ma è proprio la sensazione che ho avuto leggendo. Sono andata quindi a fare un po’ di ricerche, scoprendo così di non avere del tutto torto: la depressione è una delle malattie più diffuse tra i giovani.
Perché? Perché a causa della sovraesposizione mediatica data, appunto, dai social, si cerca la perfezione… ma si sa, la perfezione non è di questo mondo.

Non voglio farvi il predicozzo del lunedì, ma vi lascio qui un articolo che ho trovato, in caso vogliate approfondire l’argomento.

In La memoria che resta ho imparato ad apprezzare davvero Ephraim e Abigail (a lei mi sono affezionata in modo sconvolgente!). E perfino l’uomo in nero è riuscito a ritagliarsi un posticino nel mio cuore. Faith è però la protagonista perfetta. Mi ha colpita più volte il suo modo di affrontare le cose, passando da disperata a rassegnata per poi prendere in mano quel che resta della sua vita, quasi fossero le fasi di elaborazione del lutto di se stessa… Non è un’eroina senza paura, con incredibili superpoteri che non sbaglia mai un colpo. È una persona normale, come me, come voi che state leggendo questa recensione, con i suoi pregi e i suoi difetti e che, all’improvviso, si trova invischiata in un gioco più grande di lei sul quale non ha il minimo controllo. Eppure non si lascia sconfiggere da chi cerca di farle del male. Direi che questo è un gran bell’insegnamento, se pensiamo al target per cui è pensato questo libro.

È purtroppo arrivato il momento dei saluti. Mi piange il cuore dire addio per sempre questi personaggi favolosi, ma sono curiosa di scoprire quali sorprese ha in serbo per noi la Panzuti. Spero di leggere presto un altro suo lavoro!

Ci rivediamo a Nord.

Avete letto La memoria che resta? Vi aspetto per commentarlo insieme!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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