Il club delle lettrici compulsive

La lettrice della stanza 128 – Cathy Bonidan

La lettrice della stanza 128 Book Cover La lettrice della stanza 128
Cathy Bonidan
Romanzo epistolare
DeA Planeta Libri
2020
Cartaceo - Digitale
254

Un amore impossibile. Un manoscritto perduto tra Montréal e Parigi. L’ostinata indagine di una lettrice. Tutte le sere, cascasse il mondo, Anne-Lise Briard scivola tra le lenzuola e si lascia cullare dalle pagine di un buon libro. È un momento tutto per lei, un rituale al quale non potrebbe mai rinunciare. Perciò, quando nel comodino di un delizioso hotel della costa bretone trova un vecchio plico battuto a macchina, ne approfitta per rimpiazzare il romanzo che, distratta com’è, ha dimenticato di portare con sé da Parigi. Divorare in poche ore l’anonimo dattiloscritto – una struggente storia d’amore – e lasciarsi sedurre dal piccolo mistero che rappresenta per Anne-Lise sono tutt’uno. Ed ecco che, di colpo, un weekend fin troppo tranquillo si trasforma in un’avventura. Sì, perché a pagina 156 di quel racconto così trascinante è annotato un indirizzo – probabilmente quello dell’autore – al quale Anne-Lise decide di rispedire il malloppo, “con tante grazie per la bella lettura che mi ha regalato, sebbene senza volerlo”. Ricostruire le peripezie e i passaggi di mano che hanno portato il libro fino a lei non sarà facile, ma Anne-Lise si getta nell’impresa anima e corpo. Per scoprire il segreto di una storia capace di toccare il cuore e le vite di quanti la leggono. E trovare il coraggio di scrivere per sé un finale inaspettato.

Oggi partecipiamo al review party di La lettrice della stanza 128, un libro di Cathy Bonidan pubblicato da DeA Planeta. Prima di cominciare vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un0idea più completa del libro.

la lettrice della stanza

La lettrice della stanza 128 è il secondo romanzo dell’autrice francese Cathy Bonidan.

Durante una piccola vacanza lontana dal marito e dai figli, Anne Lise Briard si accorge di non avere nulla da leggere. Bel problema!

Per puro caso, però, trova un manoscritto nella camera d’albergo in cui soggiorna e non può fare a meno di leggerlo.

Si appassiona tanto alla lettura che, una volta terminato, lo spedisce all’indirizzo che trova tra le pagine, convinta che possa trattarsi dell’autore, accompagnandolo con una lettera, un po’ démodé, in cui ringrazia per la piacevole lettura.

L’autore, Silvester Fahmer, (eh sì, era lui) risponde, la ringrazia un po’ bruscamente per l’interessamento, e le racconta di aver perso quel manoscritto durante un viaggio in aereo, una trentina di anni prima, ben lontano dalla località dove lei lo ha infine rinvenuto, e che il racconto si interrompeva bruscamente nel punto in cui lei aveva notato l’indirizzo. Il resto doveva essere stato scritto da un’altra persona.

Anne Lise non potrebbe sperare in una risposta migliore e, aiutata dalla sua amica Maggy, decide di mettersi ossessivamente sulle tracce del manoscritto per scoprire l’identità del misterioso secondo autore, in un inseguimento virtuale attraverso la Francia, l’Inghilterra e non solo.

Siamo davanti a un romanzo epistolare con tutti i crismi, come non mi capitava di leggerne da anni, curato nei dettagli, scorrevole nonostante la forma e davvero molto piacevole da leggere.

I personaggi sono ben caratterizzati, il burbero scrittore fa da contraltare all’estroversa Anne Lise, Maggy giustifica buona parte del carteggio rifiutandosi di usare il telefono, e questo aiuta, perché un romanzo epistolare ambientato ai nostri tempi è molto difficile da rendere credibile. Raramente i protagonisti ricorrono alla posta elettronica, nonostante sarebbe di gran lunga la soluzione più comoda e immediata per comunicare, ma si scambiano lettere dal linguaggio desueto (sì, lo so, non è che “desueto” sia proprio un neologismo, da quale pulpito) che impiegano giorni a raggiungerli. È bizzarro, ma funziona.

Quello che stride un po’ è il fatto che tutti i protagonisti abbiano grosso modo lo stesso stile di scrittura. È come se avessero tutti la stessa voce, e ammetto che a volte mi ha confusa.

Nel complesso comunque mi è piaciuto, è una piccola fuga attraverso luoghi che conosco e altri che non ho ancora visitato, mi ha messo un po’ di nostalgia di quando, da ragazzina, scrivevo lettere alle amiche lontane e a mia nonna, che mi rispondeva in uno stile ricercato che non le apparteneva nel parlato e mi affascinava moltissimo.

Vi ho incuriositi? Fatemi sapere cosa pensate di La lettrice della stanza 128!

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