Il club delle lettrici compulsive

La casa del male – Annalisa Strada e Gianluigi Spini

La casa del male Book Cover La casa del male
Annalisa Strada, Gianluigi Spini
Letteratura per ragazzi
De Agostini
12 gennaio 2021
cartaceo, digitale
192

Arturo ha quindici anni e un pensiero fisso in testa: dichiararsi a Liliana, la ragazza della porta accanto. Col pensiero di Liliana, Arturo non fa quasi più caso all'atmosfera cupa che si respira nelle vie di Milano. Del resto, è abituato alla guerra, agli aerei che sganciano i loro carichi mortali, alle cattive notizie dal fronte e alle estenuanti file per un tozzo di pane da dividere con la mamma e la sorella. Per Arturo questa è la normalità, e tenere un basso profilo è l'unico modo che ha per sopravvivere, a dispetto di quel che pensano i suoi amici: il ribelle Luciano, invischiato in ambienti antifascisti, e lo sprezzante Vittorio, camerata convinto. Arturo guarda Liliana e non vede nient'altro. Non vede la morte, non vede le torture, non vede la Villa Triste. Una casa in cui coloro che entrano difficilmente possono raccontarlo. Nella Milano di Arturo e Liliana, a volte, basta una parola, o un pensiero pronunciato ad alta voce per finire inghiottiti dalla casa, e lì, nemmeno tutto il coraggio del mondo può salvarti. Ma a quindici anni non ci si arrende, si è pronti a giocare la partita, anche se in palio c'è una vita. Con questo romanzo, Annalisa Strada e Gianluigi Spini portano alla luce uno degli episodi più crudi e terribili della Seconda guerra mondiale. Arturo e Liliana non sono realmente esistiti, ma i loro nomi racchiudono la storia di migliaia di giovani che, come loro, hanno vissuto l'orrore delle Ville Tristi sorte sul territorio italiano durante il conflitto. “Villa Triste” era una canzone d'amore un po' strappalacrime che ebbe un grande successo all'inizio degli anni '40. Poi arrivarono i mesi drammatici dell'occupazione nazista e quel nome ― certe volte le parole seguono percorsi inaspettati ― passò a indicare quei centri di tortura gestiti dai fascisti dove, per far confessare i partigiani arrestati, si consumarono con ferocia atrocità e torture di ogni genere. Una pagina poco nota e quasi dimenticata della nostra storia recente

Oggi partecipiamo al review party di La casa del male, un libro di Annalisa Strada e Gianluigi Spini, pubblicato da DeA. Prima di cominciare, vi lascio il banner dell’evento in modo che possiate recuperare le recensioni delle altre bravissime blogger che vi hanno preso parte e farvi così un’idea più precisa del libro.

La casa del male

Ci sono giorni in cui le storie ti vengono a cercare”

Questo è l’incipit del romanzo La casa del male, un inizio che è il preludio a una storia tragica, di guerra, di dolore, di torture e di crudeltà fine a se stessa.

Il protagonista è Arturo, un ragazzino di soli 15 anni. Ma a quell’età, nel periodo storico di cui parliamo, durante la Seconda guerra mondiale, si è quasi uomini, e lui tale si sente, nell’amore che prova per Liliana, una ragazzina sua vicina di casa, e nell’amicizia che lo lega agli amici Luciano e Vittorio, amici d’infanzia, che hanno però preso strade diverse e divergenti.

A Milano c’è una villa, in via Paolo Uccello, i cui proprietari sono fuggiti e che è stata occupata da gruppi di nazifascisti. Questa villa è chiamata Villa Triste; qui venivano torturati e spesso uccisi, tutti coloro che venivano accusati di far parte o semplicemente di simpatizzare per la Resistenza e che si opponevano al regime fascista. Bastava una parola, un gesto, a volte solo un sospetto, o semplicemente che qualcuno facesse un nome per venir catturati e rinchiusi in questa villa, da cui difficilmente si usciva,

Queste ville sono realmente esistite e questo romanzo ne racconta le atrocità e le torture e il destino di coloro che varcavano il loro cancello. Questi luoghi erano in molti città italiane, e in tutte gli uomini e le donne venivano torturati nel peggiore dei modi, con crudeltà mentre magari erano in corso festini durante cui gli ospiti venivano “deliziati” dalle urla e dalla sofferenza dei malcapitati che subivano ogni tipo di tortura per divertire i personaggi famosi che partecipavano a queste feste.

Uno dei “capi” di questi gruppi era un frate, padre Idelfonso, il cui vero nome era Alfredo Epaminonda Troya, realmente vissuto, come alcuni dei personaggi che i due autori nominano nel romanzo. Uno per tutti Pietro Koch, che creò la “Banda Koch” che ebbe come propria base la Villa Triste di Milano.

Annalisa Strada e Gianluigi Spini hanno scritto questo romanzo, dedicato a una pagina non nota e forse anche in parte dimenticata della storia italiana.

Io stessa non conoscevo l’esistenza di queste ville, e grazie ai due autori ho scoperto le atrocità che vi venivano commesse.

Il romanzo è rivolto ai ragazzi, e secondo me è giusto che il target siano loro. Noi adulti non dobbiamo dimenticare, ma loro devono conoscere queste pagine di storia che non si trovano nei loro libri di scuola. È necessario conoscere per non incorrere di nuovo negli stessi errori, perché situazioni del genere non vengano più a esistere.

Il romanzo è intenso, è duro, fa male al cuore leggere certe pagine, ma l’argomento è comunque trattato dei due autori con molta delicatezza, visto anche il pubblico a cui è rivolto. La narrazione è leggera, ma allo stesso tempo è profonda e piena.

C‘è, a un dato momento, la citazione di una poesia del Pascoli, che mi ha stretto il cuore e mi ha commosso fino quasi alle lacrime, complice il passo che stavo leggendo:

//Anche un uomo tornava al suo nido:/ l’uccisero; disse: perdono/ e restò negli aperti occhi un grido:/ portava due bambole in dono…//

Fanno vivere le atrocità sia della guerra, con la descrizione dei bombardamenti, dei palazzi distrutti, del mercato nero, della fame e della povertà che affligge il popolo italiano, sia della Villa Triste, con la descrizione non solo delle atrocità che vi si commettono, ma anche dei pensieri, dei sentimenti, del dolore che coloro che subiscono tali atrocità provano.

Ciò che rese uguali tutti gli italiani furono la fame, l’incertezza e il dolore dei troppi lutti”

I due autori hanno fatto una ricerca storica molto precisa prima di scrivere La casa del male:

Ci siamo addentrati, attraverso gli occhi dell’anonimo testimone, nel seminterrato di Villa Triste di Milano, abbiamo udito le urla dei prigionieri barbaramente torturati e siamo rabbrividiti sentendole mescolare al tintinnare dei bicchieri e alla musica che usciva dal grammofono per accompagnare le feste che si tenevano al piano nobile”

e le hanno fatte sentire anche a noi lettori, con la loro descrizione puntuale e accurata, con le loro parole, con la loro narrazione.

Alla fine del romanzo c’è un capitoletto dedicato al quadro storico, in cui gli autori brevemente raccontano i fatti salienti di quel periodo, e un secondo capitolo intitolato “I personaggi della storia che sono realmente esistiti” in cui elencano le persone che compaiono sulla scena, realmente esistite, raccontandone brevemente le, spesso macabre, gesta.

La lettura di questi due capitoli è stata per me molto interessante, sia perché mi ha rinfrescato la memoria su un periodo storico particolarmente cruento, sia perché mi ha dato informazioni sui personaggi esistiti che sono comparsi nel racconto.

La maggior parte dei protagonisti sono inventanti ma, come dicono gli autori stessi:

Quella che hai appena letto è una storia verosimile. I personaggi con cui hai fatto conoscenza e, speriamo, amicizia, non sono realmente esistiti ma le loro vite sono state ricostruite su quelle di uomini e donne veramente vissuti”

Si tratta, dunque, di un romanzo che mi ha molto coinvolto emotivamente. Ho dovuto leggerlo lentamente, capitolo dopo capitolo, uno al giorno, essendo troppo intriso di dolore.

È un romanzo rivolto ai ragazzi, con protagonista un ragazzo e il mio consiglio è di farlo leggere e di leggerlo. I ragazzi conosceranno una pagina della nostra storia a volte dimenticata e i genitori rinfrescheranno la memoria e potranno magari aiutare i propri figli a comprenderne il senso.

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NdA: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia opinione finale.

 

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