Il club delle lettrici compulsive

Intervista ad Alice Basso

Oggi abbiamo il piacere di avere come nostra ospite Alice Basso, autrice di L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, Scrivere è un mestiere pericoloso e Non ditelo allo scrittore. Alice lavora inoltre come redattrice, selezionatrice di nuove proposte editoriali e traduttrice e quindi abbiamo colto l’occasione per chiederle un sacco di cose. Siete curiosi? E allora cominciamo!

Grazie Alice per essere qui con noi. Siamo superfelici di averti come nostra ospite!
Grazie a voi! Anch’io sono contentissima!

Come nasce Vani Sarca?
Prima è nato il suo lavoro e dopo tutto il resto. E’ andata così: dopo dieci anni di lavoro nell’editoria, un giorno ho deciso che era venuto il momento di scrivere qualcosa che raccontasse quel mondo là, con tutti i suoi siparietti, retroscena, personaggi bizzarri, e così via. Ci voleva però una figura abbastanza interessante da fare da… da Virgilio, diciamo, da guida, da filo conduttore: ed è così che mi è venuto in mente il mestiere del ghostwriter. Il ghostwriter è uno dei lavoratori editoriali più interessanti e meno raccontati: deve fare il camaleonte, assumere mille identità diverse, e per questo era ottimo per raccontare un sacco di trame, venire a contatto con un sacco di personaggi, illustrare un sacco di situazioni. Dopodiché, quando si è trattato di definire un po’ meglio le caratteristiche anche caratteriali del personaggio, mi sono trovata davanti a una considerazione dirimente: per essere per professione uno che cambia personalità di continuo, e che non può ricevere riconoscimenti pubblici per il proprio lavoro creativo, devi avere una personalità tua così forte da non avere timore di perderla in un magma di schizofrenia, e devi fregartene del riconoscimento pubblico. E mettendo insieme questi due tratti Vani Sarca, la ghostwriter asociale che entra nella testa altrui ma prende le distanze da tutti, è nata praticamente da sé.

Alice Basso
L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome, il primo libro di Alice Basso con protagonista Vani Sarca.

A chi ti ispiri per i tuoi personaggi? Come avviene la scelta dei nomi?
Ah, sono fortunata. Lo dico sempre: non sono io che sono creativa, è la realtà che mi circonda che è piena di gente interessante. Vani, ossia Silvana, è ispirata in grandissima parte a una mia amica che si chiama Silvana sul serio; è meno malmostosa di quella di carta, fortunatamente (e cucina anche molto meglio: adoro andare a cena da lei), ma quanto a battute sarcastiche sempre pronte e rossetti scuri ci siamo in pieno. Morgana e Ivano (rispettivamente: la vicina quindicenne di Vani nonché sua grande amica e fan, e il nipote tredicenne e scapestrato del commissario Berganza) sono ispirati anche loro (sin nel nome) a due ragazzini che conosco davvero, e che durante la loro adolescenza (ora hanno superato i vent’anni) erano come i loro alter ego letterari: l’una dark ma secchiona, uno strano misto di contestazione sociale e idealismo ingenuo, e l’altro sognatore discolo e poeta inconsapevole.

Hai dichiarato che i libri su Vani saranno cinque: come possiamo corromperti per continuare? Scherzi a parte, sai già come far finire la serie?
Certo! Ho già pronte le trame del quarto e del quinto! In generale, dico che ho in programma cinque libri proprio perché sin dall’inizio avevo in mente una macro-storia di cinque che unisse le trame dei singoli libri in un quadro unico. E poi io sono una grandissima fan della programmazione a monte, della scalettatura, del “sapere dove si vuole andare a parare” sin dall’inizio…

Hai già in mente un nuovo personaggio post Vani?
Ne avrei cinque o sei, probabilmente 😀 Uno in particolare, sì. Ma non vi dico ancora niente – intanto perché, hai visto mai, potrebbe non farsene nulla, chi lo sa! E poi perché comunque Vani mica ha finito le cose da dire: per ora mi diverto un casino a scrivere di lei e sarà al centro dei miei pensieri ancora per un bel po’!

Alice Basso
Scrivere è un mestiere pericoloso, il secondo capitolo delle avventure della ghostwriter nata dalla penna di Alice Basso

Se da questa fortunata serie di libri fosse tratta una serie TV, chi vedi a interpretare Vani, Berganza e Riccardo?
Okay, questo è il momento dell’appello alle masse. Perché la risposta è: ma sai che non lo so? Io mi intendo pochissimo di fiction e attori – mi diverto molto a guardarle, ma su facce e nomi mi trovi gravemente impreparata. O banale: dopo avere visto le serie su Rocco Schiavone o L’allieva sarebbe troppo facile buttare là un Giallini a fare il commissario Berganza e un Guanciale a interpretare quel piacione di Riccardo. Per Vani, poi, il vuoto pneumatico. Invece penso che le lettrici potrebbero essere molto più avvedute e originali. Quindi: coraggio, signore! Chi proporreste, voi? Io mi metto buona buona e ascolto 🙂

Veniamo al libro nuovo, senza spoiler perché se no mi vengono a cercare a casa… Come mai hai scelto proprio quel periodo storico per Marotta?
Aaah, grazie della domanda! Non me l’aveva ancora fatta nessuno! Allora: per chi non lo sapesse, in Non ditelo allo scrittore un personaggio, Edoardo Marotta, scrive un romanzo storico di grande successo ambientato nel Risorgimento, sui ragazzi, molto giovani, che combatterono nelle Cinque Giornate di Milano del 1848. Be’, le storie di quei ragazzi, con tanto di ricostruzione meticolosa del carteggio andato parzialmente in fumo dopo i bombardamenti della II Guerra mondiale sul Castello Sforzesco, all’epoca Museo del Risorgimento, sono state il tema della mia amatissima tesi di laurea 🙂 Si tratta di una vicenda storica appassionante quanto un feuilleton (ti dico solo che il capo di quei ragazzi, Luciano Manara, era un gran figo di 24 anni e che per sposarsi la bellissima bruna di cui era innamorato addirittura la rapì. Per la cronaca, lei era più che consenziente, eh). Una volta volevo scriverlo io, per davvero, un romanzo su di loro – così come avrei voluto scrivere io Più dritta di una corda di chitarra, il romanzo che in L’imprevedibile piano della scrittrice senza nome attribuisco invece a Riccardo e Vani. Wow, con tutti questi libri nei libri temo che non avrete capito niente!

Reale è il professore dei sogni. Hai mai incontrato un professore così nella tua carriera scolastica?
E anche questa è una domanda a cui sono felicissima di rispondere! Sì, eccome. Così come Berganza è il frullato di tutti gli investigatori dei gialli che ho amato, Reale è il frullato di tutti i bravi professori che ho avuto. E sono stata fortunatissima, ne ho avuti almeno una mezza dozzina. In particolare, tutti i testi pieni di suggestione e ispirazione che Reale fa leggere a Vani in classe durante le sue lezioni sono stati davvero fatti leggere a me, in classe, durante le lezioni, dal nostro professore d’inglese del liceo.

Autocitati: la frase di Non ditelo allo scrittore che senti più tua.
Fammi cercare… Ah, ma certo: “sento il bisogno impellente di fare una battuta stupida, il che mi rivela che sono a disagio”. Io nell’insieme non somiglio per nulla a Vani, ma in questo, oh, in questo sì, eccome!

La copertina del terzo libro di Alice Basso. Vani Sarca è tornata e in Non ditelo allo scrittore ne vedrete delle belle!

Sappiamo che fai parte di un gruppo musicale: anche la nuova canzone di Morgana vedrà la luce?
Puoi scommetterci! Sai che l’abbiamo suonata per la prima volta in sala prove proprio ieri sera?

Com’è lavorare per una casa editrice?
Non molto diverso dal lavorare in qualsiasi altro posto, credo: una certa dose di pazzoidi, una certa dose di urgenze, una certa dose di mansioni ripetitive o non necessariamente stimolanti. Dirai: che quadretto banale. Infatti! Ma proprio in questo sta l’effetto sorpresa: tutti pensano che in una casa editrice si lavori in un modo diverso e speciale, mossi da grandi ideali intellettuali e cesellando con cura quasi pedante ogni riga dei libri che si pubblicano… la realtà è PARECCHIO più prosaica, ma proprio per questo spesso anche più divertente. Chi lo direbbe che certe frasi che vengono pubblicate sui libri e che poi fanno il giro dei social perché considerate ispirate e meravigliose sono magari state buttate lì dall’autore in un moto di esasperazione perché costretto a finire un capitolo e a mandare in stampa?

Ti seguo su Facebook (come la migliore delle stalker) e mi diverto sempre tantissimo quando racconti del tuo lavoro. Hai qualche altro aneddoto da condividere con noi in anteprima?
Uhm. Oggi è una giornata insolitamente tranquilla e non ho ancora avuto la mia dose pressoché quotidiana di interazioni con autori isterici, promotori con problemi di alfabetizzazione o clienti che si chiedono se una casa editrice venda anche cartoleria. Ma, per esperienza, credo sia solo questione di minuti. Semmai ti faccio un fischio, okay?

Ho letto che la papera è il tuo animale preferito (e ora sai anche che te ne porterò una alla prima occasione). Come mai proprio le papere?
Ahahah, e questa è la domanda che non mi sarei aspettata! Be’, senti: sono piccolette, chiacchierone, guanciute e dotate di un grosso sederone: mi ci identifico al cento per cento!

Riesci a leggere nel tempo libero?
Nel cosa? Ricordo di avere già udito quella parola, ma così su due piedi mi sfugge il significato… deheh, scherzo. Be’, scherzo in parte: diciamo che nonostante io passi le mie giornate lavorative sui libri continuo ad amare moltissimo leggere nel mio tempo libero – quando il tempo libero c’è: il problema semmai è quello. Poi sai cosa succede? Che, quando finalmente riesco a mettere le mani su un libro che ho scelto io e a gustarmelo, la cosa mi piace talmente tanto che trovo il libro meraviglioso. Sempre. A prescindere. Non è molto lusinghiero per la mia obiettività di giudizio, no?

Cosa ti piace di più del tuo essere scrittrice? E cosa ti piace meno?
Di più: scrivere. 🙂 Sembra lapalissiano, ma è così. C’è gente a cui piace di più l’entrare a contatto con i lettori, o l’essere chiamata per interviste o articoli: a me incontrare i lettori piace da morire, è meraviglioso (infatti giro l’Italia come una trottola accettando ogni invito che mi fanno librerie e biblioteche), ma scrivere resta sempre e comunque il piacere più grande. Di meno? Non avere abbastanza tempo per scrivere. Per tutti quegli impegni collaterali – interviste, eventi… – che dicevamo, che pure, ribadisco, sono superdivertenti, e anche perché, banalmente, ho ancora il mio lavoro da redattrice e faccio orari d’ufficio come tutti. Se mai verrà il giorno in cui mi sentirò abbastanza sicura da mollare tutto e scrivere e basta… non lo farò lo stesso, 😛 perché in verità trovo molto sano che uno scrittore faccia anche dell’altro nella vita!

Che consiglio daresti a un futuro scrittore?
Di viverla sin da subito come una professione, ossia mettendosi in testa che, se si vuole scrivere di mestiere, bisogna affrontarlo come un impegno lavorativo, imparando a rispettare le scadenze, a portare a termine degli obiettivi, a interagire con altre persone coinvolte nel processo editoriale, a mettere in discussione il proprio lavoro di fronte a critiche o annotazioni, a investire in incontri promozionali, e così via. Un editore, quando decide di dare fiducia a uno scrittore, sta in fondo prendendosi in casa una specie di nuovo collaboratore, e se nota che non ha davanti un pazzo lunatico con la testa fra le nuvole e pieno di capricci (cosa che fa molto artista, ma molto poco persona affidabile), bensì un essere umano creativo ma con cui si può anche parlare e cooperare, ne è subito favorevolmente colpito.

Ringraziamo tantissimo Alice per la disponibilità e per la simpatia con la quale ha accolto le nostre domande.
Se non avete ancora letto i suoi libri, che state aspettando? Vi assicuro che non ve ne pentirete!
Inoltre, Alice è spesso impegnata in presentazioni e incontri in giro per l’Italia. L’anno scorso ho avuto la fortuna di poterla incontrare e sentirla parlare è favoloso! Quindi tenete d’occhio il calendario dei suoi appuntamenti con i lettori sul sito di Garzanti!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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