Il club delle lettrici compulsive

Intervista a Dario Mondini

Diario di un perdente di successo Book Cover Diario di un perdente di successo
Dario Mondini
Narrativa
Europa Edizioni
agosto 2018
ebook e cartaceo
203

Cinquecento metri, un chilometro, non so bene quanto stia percorrendo, le macchine mi passano di fianco lavandomi a ogni pozzanghera. Ho paura ma non sento la fatica, ho quasi quarant'anni e un'anca ricostruita tramite osteosintesi a seguito dello schianto del 2011. Mi merito una serataccia così, un segno del destino, basta cercare avventure che svuotano l'anima e prosciugano il portafogli. Penso a Viviana, la ragazza che amo e corteggio inutilmente da due anni, a lei piace fare jogging oltre che danzare. Corro un po' per emularla e nel frattempo mi vengono in mente tante cose, ripercorro i miei primi (quasi) trentanove anni. Se fossimo insieme tutto questo non sarebbe successo, non sarei uscito di casa, saremmo assieme a guardare gli Europei o forse ancora a ripercorrere i passi del suo recente saggio di danza.

Buongiorno a tutte, lettrici compulsive! Per la giornata di interviste, oggi facciamo due chiacchiere con Dario Mondini, autore del romanzo di narrativa contemporanea intitolato Diario di un perdente di successo.

Parlaci un po’ di te: chi è Dario Mondini, sia come persona che come autore.
Intanto vi ringrazio per avermi dato questa opportunità di farmi conoscere.
Dario Mondini come persona è un “ragazzo” che a quaranta anni ha ancora tanta voglia di uscire, divertirsi e stare in compagnia con gli amici di sempre.

Impiegato presso una multinazionale, leader nel settore delle risorse umane, da ormai quindici anni, non perdo l’occasione per fare casino in ufficio e per instaurare rapporti duraturi con colleghi e colleghe. Pratico tennis tavolo a livello agonistico (ahimè con risultati altalenanti), adoro la storia contemporanea e, ovviamente, mi piace leggere.

A distanza di un anno dalla pubblicazione del Diario di un Perdente di Successo, fatico a credere di essere davvero diventato un autore perché avverto nitida la distanza da chi lo fa per mestiere e chi, come il sottoscritto, ama definirsi solamente come un inflessibile biografo di se stesso.  Sicuramente ho cercato nella narrazione di essere il più possibile il Dario che tutti conoscono, obiettivo nel valutare il contesto lavorativo ma soprattutto leale e auto ironico nel rapporto con gli amici e l’altro sesso.

Come prendono vita le tue idee?
Sarebbe forse presuntuoso parlare d’ispirazione, però arrivano improvvisi alcuni momenti, specie in situazioni di difficoltà, nei quali sento la necessità di mettere nero su bianco stati d’animo, paure e riflessioni. Allo stesso tempo una bella vittoria in ambito sportivo mi dà l’occasione di ricordare al mondo che ci sono anche io ed è una gioia poter condividere i miei successi o quelli dei miei compagni di squadra. Poi in quaranta anni me ne sono successe talmente tante che sarebbe stato un peccato non raccontarle…

Cosa vuol dire per te scrivere?
Scrivere per me ha diversi significati, tutti egualmente importanti. Recentemente un agricoltore al quale hanno dedicato un libro ha dichiarato che: “Essere citati è un po’ come essere immortali” e per me è bellissimo sapere che magari, in ragione dei miei scritti, amici e parenti potranno anche loro “non morire mai” nella memoria di altre persone.  A proposito degli amici, alcuni di loro hanno compiuto gesti talmente belli nei miei confronti che averli raccontati ha cementato ulteriormente il legame che ci lega.

Viviamo inoltre in contesti aziendali talmente gerarchizzati e polverizzati da essere relegati a meri esecutori di decisioni prese dall’alto. Scrivere un libro ci dà invece la possibilità di ritagliarci uno spazio tutto per noi, all’interno del quale nessuno può entrare…Come essere in un certo senso padroni del nostro destino. Certo, ci sono le case editrici alle nostre spalle, ma almeno nel mio caso ho avuto piena libertà di azione. In ultima analisi la scrittura è la mia finestra sul mondo.

Veniamo al dunque, raccontaci del tuo romanzo, Diario di un perdente di successo: Com’è nata l’idea?
Sono stato praticamente folgorato sulla via di Damasco una sera nella quale sono rimasto in panne con la macchina. Pioveva fortissimo e sono rientrato di corsa a casa, con la paura di cadere oppure d’essere investito. Allora come un film mi sono comparsi i fotogrammi di un’esistenza breve ma allo stesso tempo densa di accadimenti, così una volta rincasato ho deciso d’iniziare la narrazione. Alle tre di notte avevo finito il prologo, mi è piaciuto e, grazie anche all’incoraggiamento di amici e parenti, ho deciso di andare fino in fondo. Ad essere onesti, il Diario rappresenta per me anche l’inizio di un percorso di redenzione personale che sto cercando di portare a termine, almeno questo per ora con successo!

Sei rimasto sempre fedele all’idea iniziale, oppure durante la scrittura (o anche a romanzo ultimato), hai deciso di cambiare qualche dettaglio nella trama o qualche scena, qualche personaggio?
Dal punto di vista della trama, sono sempre rimasto fedele all’idea iniziale; più che altro ho dovuto cambiare il nome di qualche ex che sicuramente non sarebbe rimasta contenta di finire, per così dire, in prima pagina, soprattutto senza farci una gran figura.

Mi ha stupito molto il giudizio positivo espresso dalla mia fidanzata storica, Elisa, e il suo parere mi ha spronato ad andare fino in fondo.

Qual è il personaggio al quale ti senti più legato?
Probabilmente mio padre Aldo, che a 81 anni rappresenta ancora a tutti gli effetti il mio mito, oltre che il punto di riferimento della famiglia Mondini. Poi voglio elogiare pubblicamente la figura del mio amico Nek (sì, proprio come il cantante), che pur in un momento di difficoltà economica, non aveva esitato a prestarmi una somma ingente di denaro.

La frase del libro che senti più tua, o un passo che ti piace particolarmente?
Le cadute e le sconfitte descritte nel libro non sono poche, allora voglio ricordare in questa sede la mia vittoria più importante sul tavolo da ping pong. Ero reduce da un lungo infortunio e i miei compagni di squadra entrambi sconfitti dal loro miglior giocatore, Emanuele Corti. Eravamo ad un passo dal baratro ma per una volta, a differenza delle precedenti uscite, trovai la forza ed il coraggio di ribaltare il pronostico con lo stesso Corti per aggiudicarmi, secondo le parole “epocali” del mio amico Nicola, una partita “emotivamente insostenibile”.

Cosa ti aspetti dal prossimo futuro?
Spero in primis – e mi sto guardando intorno – di trovare un lavoro che mi permetta di dedicare più tempo ai miei hobbies, non ultima ovviamente la scrittura. Non vorrei inoltre tra quaranta anni dover raccontare di un’esistenza prevalentemente da single, perché l’intenzione di trovare la compagna di una vita è sempre viva e presente.   Non vi svelo altri progetti perché sono di fatto tutti presenti nel libro, e magari rischierei di togliere un po’ d’interesse ai potenziali lettori.

Stai già lavorando ad altri progetti? Qualche indiscrezione?
La pubblicazione di un libro mi ha reso consapevole che gli autori emergenti sono tutti più o meno sulla stessa barca, pertanto sto iniziando a leggere e recensire gli scritti di tanti “colleghi”, sperando di poterli aiutare a realizzare anch’essi il sogno di diventare autori di successo. E chissà che magari, con qualcuno di loro, non si possa decidere di redigere una storia a quattro mani.

Alcuni lettori mi hanno chiesto di scrivere un sequel del Diario, altri mi hanno detto di aspettare perché in due anni non possono essere cambiate troppe cose. Forse hanno più ragione i primi, dunque attenti che il Perdente di Successo potrebbe nuovamente tornare in libreria, da un momento all’altro!

Ringraziamo Dario per la sua disponibilità e per la bellissima chiacchierata. Noi del club delle lettrici compulsive gli facciamo un enorme in bocca al lupo!

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