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Il dio sordo – Antonio Scotto di Carlo
La nostra compulsiva per un giorno di oggi ha recensito per noi e per voi Il dio sordo, di Antonio Scotto di Carlo. Vediamo insieme cosa ci racconta Mirella su questo libro!
Il libro racconta la vita di Ludwig van Beethoven dal 1808 presumibilmente fino al 1822.
A raccontarla è un nostro contemporaneo che, mentre in teatro assiste ad un concerto con le musiche di Beethoven, viene catapultato a Vienna dove vive il grande musicista tedesco del quale diventa servitore e amico.
Il racconto inquadra la vita del musicista nel momento storico in cui si svolge quindi ci sono riferimenti alle vittorie di Napoleone, alla sua ascesa e al suo declino e ovviamente si cita il Congresso di Vienna, che in quel momento domina la scena politica europea.
Nella narrazione, l’autore ci presenta sì le opere imperiture del grande maestro, ma soprattutto mostra il suo difficile carattere, il suo stile di vita e l’Amore per Josephine von Brunswick, forse la famosa “Amata Immortale”, destinataria delle lettere autografe scritte dal musicista ad una sconosciuta amante.
Lo stile di Scotto di Carlo è molto vario, talora artificioso e prolisso, l’eccessivo uso di termini desueti, ma non giustificati dal periodo storico nel quale è ambientato il libro, rende a tratti la lettura un po’ irritante specialmente a una come me, che deve capire le parole nonostante siano chiare nel contesto, come ad esempio palinodia per dire smentita, ecc…
Ovviamente, un libro così arricchisce molto ma fermarsi per andar a cercare significati spezza il ritmo della lettura che non voglio certo scoraggiare. Il libro è assolutamente da leggere perché è molto bello e la storia coinvolge il lettore, l’uso della lingua italiana è perfetto, non si trova (o almeno non ho trovato ) né un refuso né un’incongruenza, nonostante i voli temporali, a tratti fa sorridere (specialmente quando il protagonista spaccia per sue frasi estrapolate dalle canzoni di Baglioni da inserire nelle lettere d’amore), a tratti fa piangere, a tratti fa riflettere, è infarcito da belle citazioni… insomma c’è la vita.
La cosa che lo rende ulteriormente pregevole è che l’autore, pur raccontando il rapporto strettissimo tra Beethoven e il nostro coevo riesce a non crear mai situazioni nel passato che possano “modificare il presente”.
Perché leggerlo? Perché è un libro ben confezionato, perché mette in luce particolari della vita del grande tedesco che pochi conoscono (ho controllato: non c’è nulla d’inventato), perché è capace di coinvolgerti al punto da portarti a Vienna, nella stanza dove Stieler dipinge il famoso ritratto di Beethoven con la cravatta rossa ma soprattutto perché Beethoven è VERAMENTE un dio.
Due parole dalla nostra compulsiva per un giorno: Ciao, sono Mirella vivo a Palermo città che adoro e che v’invito a visitare.
Ho delle folli passioni oltre la lettura: mio figlio, il mio compagno, Eric Clapton, gli aztechi, i dolci con la ricotta, Sean Connery e mi fermo qui perché l’elenco sarebbe lunghissimo.
Ringraziamo moltissimo Mirella per questa recensione bellissima. Avete letto Il dio sordo? Cosa ne pensate? Vi aspettiamo per commentarlo insieme.
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