Il club delle lettrici compulsive

È solo un libro… ma è davvero così?

Spesso e volentieri, quando scatta qualche polemica sui contenuti di una certa lettura, si dice “È solo un libro”. Ma è davvero così?

«Il punto è che, se ci facciamo caso, dietro ogni grande rivoluzione della storia c’è stata della carta. Che ha fatto in modo che la scintilla attecchisse e da lì divampasse l’incendio. […]
Funziona sempre. Dite una rivoluzione e vedrete che dietro c’è sempre qualcosa di scritto», li sfida Reale. «Saggi filosofici, trattati di economia, libelli di denuncia, romanzi e opere teatrali. E non vale solo per le rivoluzioni-rivoluzioni, come la francese, l’inglese, l’americana, insomma quelle che si chiamano proprio così: anche le rivoluzioni sociali, ideologiche…»
«Tipo l’abolizione della schiavitù?» dice Francesca dal fondo classe.
«Ottimo esempio, per il quale si può citare un libro su tutti», dice il professore. «Scommetto che lo conoscete anche voi.»
[…]
«La capanna dello zio Tom».
Non ditelo allo scrittore – Alice Basso – Garzanti 2017

Sono sempre stata convinta che un libro non sia mai solo un libro e quando in Non ditelo allo scrittore ho letto questo passaggio, mi sono rincuorata: non sono l’unica a pensarla così allora!

Perché questa premessa? Perché ultimamente ho notato diverse polemiche riguardo Paper princess di Erin Watt che, ancora una volta, mi hanno fatta pensare. Non ho letto il libro, quindi non posso entrare nei dettagli di questo specifico testo, tuttavia ricordo distintamente di aver pensato le stesse cose che ho letto dei vari post su Facebook dopo aver letto After di Anna Todd.

After è una cagata pazzesca. Si può dire? No? Troppo tardi. Dicevo, è una cagata pazzesca se letto da me, quasi quarantenne, con i mezzi giusti per capire e comprendere che la vita sentimentale non è sempre una passeggiata e che ogni tanto si incontrano delle brutte persone (sto migliorando in quanto scurrilità. Apprezzate lo sforzo), ma queste brutte persone non devono modificare il nostro essere, non devono rinchiuderci in una gabbia dorata vendendoci la macchina a nostra insaputa (Mr Gray docet) per dire, o scommettendo con gli amici a nostre spese.

Diverso è il ragionamento che potrebbe fare invece una quindicenne o una poco-più-che-ventenne (Vi ricordate Sex and the City?). Perché se i libri che fanno furore hanno questi personaggi che si lasciano umiliare, senza un briciolo di amor proprio o di coraggio, se non viene mai dato il buon esempio, chi non ha la mia stessa esperienza potrebbe essere portato a pensare che l’amore sia davvero quello.

Eh… no.

Più o meno, è lo stesso ragionamento che ho fatto nella recensione di 24 hours della Seeber, libro scritto benissimo, ma tristemente diseducativo per i contenuti.

Un altro esempio fortemente diseducativo è Bella Swan in New Moon. Edward se ne va perché Bella possa vivere una vita normale e soprattutto perché lei sia al sicuro e lei cosa fa? Tenta praticamente il suicidio per far sì che Edward si faccia vedere. Decisamente un ottimo esempio da dare ad un pubblico adolescente! Ottimo davvero!
Per fare un parallelismo, quando Harry Potter lascia Ginny Weasley per cercare gli Horcrux, Ginny non passa il tempo in lacrime. Ginny combatte. Organizza la resistenza insieme a Neville e Luna, cerca di rubare la spada di Grifondoro perché sa che Silente l’ha lasciata ad Harry, combatte nella battaglia di Hogwarts nonostante le sia stato espressamente vietato (Ehi! Nessuno può mettere Ginny in un angolo!). Non piange nemmeno quando Harry, pur amandola da morire, la lascia perché non rischi di essere torturata dai Mangiamorte. La stessa cosa vale per tutti gli altri personaggi femminili nella saga di Harry Potter: Luna, Hermione, la McGrannitt, Molly, Lily, Tonks… potrei davvero andare avanti per ore.
Bella e Ginny hanno la stessa età (anzi, Bella è più grande di un anno)  e i libri che le vedono protagoniste sono destinati allo stesso pubblico, ma chi dà l’esempio migliore? Credo che non ci sia gara.

Ora, sapete benissimo quali siano i miei generi preferiti, sapete che non sono una da mattoni filosofeggianti, ma un minimo di significato un libro lo deve avere. Forse è esagerato il mio approccio alla lettura, ma un libro deve arricchirmi, deve insegnarmi qualcosa, deve trasmettermi delle emozioni che poi devono restare anche quando i dettagli della trama si saranno persi nelle nebbie del tempo. Ecco perché secondo me un libro non è mai solo un libro.

Ed ecco perché, secondo me, destinare ad un pubblico giovane determinate letture può essere rischioso.

Come ovviare a questo problema? Non certo con la censura perché si otterrebbe l’effetto contrario e, oltretutto, non avrebbe senso (avete visto il nostro articolo sulla Banned books week?), ma con la supervisione magari di un genitore e il dialogo. Non liquidate mai un libro dicendo “È solo un libro” e non abbiate vergogna di parlare degli argomenti che vengono trattati anche se magari un po’ scabrosi.

Curiosità: Charles Edward Stowe, figlio di Harriet Beecher Stowe, l’autrice di La capanna dello zio Tom, in Harriet Beecher Stowe: The Story of Her Life racconta che quando Abraham Lincoln incontrò la Stowe all’inizio della Guerra Civile americana dichiarò: “Allora questa è la piccola signora che ha scatenato questa grande guerra”. Non male per essere solo un libro, no?

Cosa ne pensate di questo argomento? Vi aspetto per parlarne insieme!

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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