Il club delle lettrici compulsive

Domino – Bruno Cavallari

Domino Book Cover Domino
Bruno Cavallari
Narrativa
4 novembre 2019
cartaceo, digitale
424

Alessio, dipendente di Trenitalia e aspirante fotografo, trascorre le sue giornate tranquillamente tra lavoro, amici e famiglia. Un pomeriggio, concluso il turno in stazione, riceve la telefonata di un notaio che lo convoca nel suo studio per la lettura di uno strano testamento di cui risulta unico erede. Da lì in poi nulla sarà come prima. Il tempo, scandito dall’alternarsi delle stagioni, sarà testimone delle incredibili vicende di cui, suo malgrado, Alessio diventerà protagonista e spettatore. L’inevitabile confronto con i diversi aspetti dell’universo femminile sconvolgerà progetti e prospettive del ragazzo, mettendo a dura prova non solo il suo equilibrio ma anche la sua eredità.

Oggi parliamo di Domino, un romanzo di Bruno Cavallari.

La sinossi di Domino racconta di Alessio, un ragazzo appassionato di fotografia che, però, è costretto a lavorare all’ufficio informazioni di Trenitalia. Si trova a ereditare da un vecchio zio acquisito, di cui non ha alcuna memoria, quattro cuscini di piuma d’oca. E da questo evento partono le sue (dis)avventure.

Leggendo la trama sembrerebbe un libro quantomeno simpatico, sicuramente leggero e scorrevole. Non sapendo a cosa andassi incontro, ho iniziato a leggere con molto interesse, ma già dalle prime pagine la mia curiosità è andata scemando, fino ad annullarsi completamente. L’ho terminato sperando, prima o poi, di scoprire che cosa l’autore volesse trasmetterci ma, ahimè, senza fortuna.

La trama di Domino è piuttosto banale. Alessio conosce prima Marta e se ne invaghisce, poi Johanna e se ne invaghisce, poi conosce Olga e se ne invaghisce. Infine conosce Katia e, indovinate un po’? Se ne invaghisce. Quattro donne che, nella mente dell’autore, avrebbero dovuto rappresentare quattro aspetti dell’animo femminile, senza però riuscire nel suo intento.

Le quattro donne non escono da vincitrici nella descrizione che ne fa l’autore. La prima è isterica, la seconda troppo intellettuale, la terza è menefreghista, la quarta troppo fredda. E anche il nostro Alessio fa la parte del burattino, passando da una all’altra quasi senza dignità. Viene sempre lasciato, sembra stia soffrendo le pene dell’inferno per poi consolarsi dopo pochi giorni, cadendo tra le braccia della successiva donzella che incontra di cui si innamora perdutamente.

Il genere del libro è indefinibile. Non è un romanzo erotico (anche qui credo che ci sia stato il tentativo ma, ancora una volta, mal riuscito). I protagonisti, tutti, non fanno altro che andare a letto, bere alcolici, farsi la doccia. Però le ragazze parlano tanto. I dialoghi sono surreali, anche se credo che l’autore abbia voluto creare un senso di realismo. Sono dialoghi a volte monosillabici senza intermezzi. Ne risulta quindi un racconto piatto, noioso, senza enfasi, senza suspence, con dettagli insignificanti che non interessano al lettore e che disturbano la lettura perché fini a se stessi. Uno fra tutti l’episodio in cui, Alessio, uscito da un locale:

Quando quella notte infilai la chiave nella serratura della macchina, parcheggiata vicino al Mickey Mouse, vidi che tra i tergicristalli c’era una multa.

Ecco, al lettore che Alessio abbia preso una multa cosa importa?

Poi il linguaggio… troppo ricercato a volte, molto banale in altre occasioni. Qualche esempio?

«Mi piace la pioggia, ci rende tutti più democratici (?). Mi ci muovo bene, riesco a essere equilibrata tra ombrelli e giacche a vento, è come una danza che però nessuno vuole fare.»

Volete sapere la risposta di lui dopo questo sproloquio sulla pioggia (notate bene che questo è solo uno stralcio)? Eccola qui! “Giusto”. Sì, esatto, solo giusto! E spesso lui dà risposte così! Una sola parola e poi basta!

Altro esempio del lessico usato dell’autore è il seguente:

Occhi liquidi e autoritari come un nastro trasportatore.

Oppure:

Il viso finemente eufonico (?) era di un beige freddo privo di parole, così come gli occhi che insieme al colore dei suoi capelli raccolti da un lato esaltavano le guance truccate delicatamente.

Giuro, ho provato a capire cosa volesse dire e ho cercato inutilmente di immaginarmi un nastro trasportatore liquido e autoritario e no, ancora una volta non ci sono riuscita. Ho cercato sul vocabolario la parola eufonico. Riporto il significato:

“Si dice in particolare di un suono, per lo più non presente nella base etimologica, inserito fra due suoni consecutivi che produrrebbero uno iato o darebbe comunque impressione sgradevole all’orecchio”.

Ecco, un viso eufonico lo devo ancora vedere. Prima, però, vorrei capire cosa volesse dire l’autore… boh?

E nel romanzo, di frasi del genere, ce ne sono tantissime come se l’autore volesse stupire sparando bordate lessicali erudite, senza mandare a segno il colpo ma, anzi, mancando miseramente il bersaglio.

Concludendo, devo purtroppo dire che questo è uno dei romanzi che meno mi è piaciuto tra quelli letti nel 2019. Non mi è piaciuta la trama, che ho trovato davvero insulsa e piatta, non mi sono piaciuti i personaggi, anzi ho odiato davvero tutti, da Alessio alle ragazze agli amici di Alessio, non mi è piaciuto lo stile, come già detto, troppo piatto assolutamente non coinvolgente, ma allo stesso tempo troppo altisonante per i miei gusti.

Probabilmente c’è una chiave di lettura che io non ho, ma non credo che leggerò altro di questo autore. Voi però non lasciatevi influenzare e provate, così poi possiamo parlarne insieme!

Avete letto Domino? Vi aspetto per commentarlo insieme!

Resta connesso. Segui la nostra pagina Facebook e iscriviti alla newsletter, in modo da non perderti nemmeno una novità.

NB: il libro mi è stato fornito perché potessi recensirlo. Questo non ha influito sulla mia valutazione finale.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.