Il club delle lettrici compulsive

Devora – Franco Buso

Devora Book Cover Devora
Franco Buso
fantasy
self published
30 novembre 2018
cartaceo
364

Parigi, 1314. Presso la cattedrale di Notre-Dame è allestita una pira e la folla si accalca, bramosa di assistere allo spettacolo: l’ultimo Maestro dei Cavalieri Templari sta per essere mandato al rogo. L’uomo sale sulla legna accatastata, il boia appicca il fuoco, le fiamme si levano. Ma un istante prima che lo avvolgano, il Maestro lancia una fiera invettiva contro il re Filippo IV il Bello, che ha voluto la sua fine. E una cupa profezia: il destino del sovrano è segnato, così come quello del papa e della stessa Chiesa, che tra settecento anni cesserà di esistere.

La folla è sbigottita. Solo una ragazza dai magnifici occhi color oro sembra credere per prima alle parole del Templare. Quella ragazza, che osserva il rogo silenziosa, ha il dono della chiaroveggenza.

Tutto era iniziato molto prima della sua nascita, quando sua madre, nata in Palestina, era rimasta orfana a seguito dello sterminio della sua famiglia da parte dei Mamelucchi. Ed era stata punta da uno scorpione del deserto, il cui veleno è in grado di compiere miracoli…

In un affascinante romanzo, i cui protagonisti sono legati da fili invisibili sempre più connessi, il viaggio di due donne eccezionali attraverso luoghi remoti ed epoche lontane. Ma più vicine di quanto non si creda: il gran finale vi lascerà senza fiato.

Con un po’ di difficoltà, mi accingo a recensire “Devora”, di Franco Buso. Con estrema difficoltà direi, perché non mi è piaciuto affatto.

©tumblr

Sono stata attratta dall’idea di leggere un romanzo sui Templari, che sono probabilmente l’ordine cavalleresco più bistrattato dalla storia. Su di loro tanto si è scritto e si continua a scrivere, cercando di sbrogliare la matassa della Storia e della Leggenda.

Quando ci sono di mezzo i Templari, a mio parere, le cose possono andare benissimo oppure malissimo. Non ci sono vie di mezzo.

Vado dunque a raccontarvi quello che ho letto, per darvi un’idea.

Spoiler alert! Attenzione! Parlerò diffusamente della trama quindi, se avete intenzione di leggere il libro, chiudete qui, altrimenti mettetevi comodi perché si comincia.

©giphy.com

La vicenda comincia con un flash forward del rogo di Jacques de Molay, poi si sposta repentinamente nel tempo agli anni 80 del 1200, con le vicende di una bambina, Miriam, orfana di un ciabattino di Gerusalemme che viene adottata da un falegname e portata, con tutta la famiglia, a San Giovanni D’Acri. Durante il lungo viaggio attraverso il deserto per raggiungere Acri, la bambina viene punta da uno scorpione. Questo, invece di provocarne la morte, le cambia il colore degli occhi e le dona poteri da chiaroveggente. E fin qui, ok, dopotutto è un fantasy, giusto? Giusto.

La giovane Miriam, che ha grosso modo nove anni, viene mandata a servizio del conte de Molay insieme alla sorella adottiva. Ok anche qui ci siamo, dopotutto siamo alla fine del 1200, i bambini lavoravano tanto quanto gli adulti, ci sta.

La famiglia del falegname prospera immediatamente nella nuova città, tanto da impiegare numerosi giovani del luogo, e la piccola Miriam sale velocemente nella considerazione dei suoi superiori grazie alle doti di incredibile buon senso e argutezza che la contraddistinguono.

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Fermi un minuto. Analizziamo. Teniamo conto di dove e in che anno siamo. Palestina, fine del 1200. Una bambina di nove anni, orfana e adottata da un falegname. tenuta in considerazione. Perché propone di coltivare un orto e allevare polli. Allora, o è circondata da imbecilli, oppure qualcosa non va. Davvero a nessuno era venuto in mente prima di coltivare un orto e allevare polli?? Belin, lo credo allora che doveva sembrare super intelligente eh.

Questi primi anni di permanenza ci vengono raccontati con dovizia di particolari piuttosto sconnessi, fino ad arrivare al trasferimento del conte a Cipro. Jacques de Molay, prossimo ad essere nominato Gran Maestro dell’ordine dei Templari, nel 1291 chiede personalmente a una bambina che fa parte della sua servitù di palazzo di seguirlo a Cipro, promettendole di concederle vacanze per rivedere la famiglia adottiva, nonché una scorta di cavalieri per proteggerla durante la traversata. Ok. Davvero sono solo io a trovare tutto questo fuori dal seminato? Ok il fantasy, ma qui si sfora nell’assurdo.

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Miriam in pratica ormai dirige la servitù di palazzo, a Cipro, ha grande libertà di movimento e di parola, nonché di iniziativa, viene comunque istruita a un livello abbastanza insolito per una donna di quel periodo e intraprende una relazione affettiva con una donna che lei stessa aveva salvato da un’aggressione. Una relazione saffica. Alle soglie del XIV secolo. Relazione che è il segreto di pulcinella, perché tutti coloro che gravitano attorno ai templari ne sono a conoscenza!! E nessuno batte ciglio! Ok.

©wattpad

Non dimentichiamo però che Miriam è una veggente! E infatti prevede la fine del suo mentore, e decide dunque di andare a Parigi. Dietro l’angolo proprio. Prima però trova il modo di farsi mettere incinta con l’inganno. Perché ha deciso che a 17 anni sarebbe rimasta incinta. Punto. Glielo dicono le sue voci. A chi non succede??

©Giphy.com

Ovviamente la nave su cui viaggia fa naufragio e grazie a questo contrattempo riesce a visitare Venezia dove può ammirare il ponte di Rialto. 300 anni prima della sua costruzione! Belin la chiaroveggenza! (contate che a Venezia ci sono sempre stati ponti, per ovvi motivi, e nella zona del mercato di Rialto, prima del ponte in muratura, era presente un ponte di legno grosso modo identico ad altre decine di ponti di legno. No, non poteva essere che lo distinguesse in qualche modo, una ragazzetta che non era mai stata prima a Venezia.)

Insomma, long story short, arriva a Parigi con la bambina (la Devora del titolo) che ha i suoi stessi occhi color scorpione, e vive della protezione dei Templari, che comunque stanno andando in rovina a causa delle mire economiche di Filippo il Bello. La storia la conosciamo tutti, ma alla vigilia del rogo del gran maestro, Miriam rivela alla figlia che è lui stesso il suo inconsapevole padre. Va a dirglielo e lui non ci trova nulla di sconvolgente. Dopotutto, aspetta solo di essere bruciato vivo, cosa può turbare un uomo in una situazione simile?

Miriam non ha lo stomaco di andare a vedere il rogo, ma Devora sì ed è proprio lei a suggerire telepaticamente al padre la famosa maledizione sul regno di Francia e sul papato. Ok.

Adesso però come facciamo ad assicurarci che la maledizione si compia?? Facile! Devora si fa pungere da un altro scorpione e diventa IMMORTALE. Seriously?

Da qui il romanzo si fa serratissimo, superficiale e sempre più assurdo. Se ancora volete leggerlo, vi consiglio di fermarvi qui perché sto per spoilerare tantissimo!!

©giphy.com

Devora assiste alla morte della madre, dà alla luce una bambina (questo è il top) che diventerà nientepopòdimenoché GIOVANNA D’ARCO, ha una relazione amorosa con Giordano Bruno (abbiamo un po’ la mania del fambé, eh?) e attraversa i secoli facendo non si sa bene cosa ma trovandosi senza problemi sul patibolo con Luigi XVI. Poi c’è un siparietto con Devora che neutralizza un nazista a due minuti dallo sbarco in Normandia che non ha nessun senso, dopodiché la troviamo in piazza San Pietro a vedere l’elezione degli ultimi 4 papi.

Riconoscendo in Francesco il cambiamento della chiesa profetizzato dal padre, decide che è giunta l’ora di mettere fine alla sua lunghissima vita con un altro morso del famoso scorpione e, ovviamente, un rogo. Le belle abitudini non si perdono mai eh.

Tutto sommato, la trama, avrebbe anche potuto essere vincente, se invece che un libro di 360 pagine fosse stato una trilogia di romanzi di almeno 500 e se non ci fossero state così tante storture storiche. Purtroppo la magia del romanzo storico sta nei dettagli. Come il diavolo.

©gfycat

Un inizio descrittivo e pieno di dettagli è seguito da una seconda parte molto vaga e non approfondita, Devora vive per più 700 anni ma del suo quotidiano non sappiamo praticamente nulla, non che sia un problema visti gli errori che ci sono nella parte precedente.

Tra i più grossolani cito la menzione dell’usanza di fare il presepe con le statuine e quella di festeggiare i compleanni con la torta e le candeline.

Per quanto riguarda il presepe, è vero che si attribuisce a San Francesco il primo presepe vivente, ma questo tipo di rappresentazione tramite statuine non è attestata se non duecento anni più tardi all’interno delle chiese più grandi e solo nel 1800 a livello popolare (passando per le grandi tradizioni napoletana e genovese che però riguardavano solo le persone molto ricche). Certamente nel 1288 non era usato in Palestina.

Lo stesso vale per i compleanni: all’epoca in cui sono ambientati i fatti (ricordiamolo, siamo a cavallo tra XIII e XIV secolo), le persone che non facevano parte di famiglie nobili non avevano, normalmente, nozione di quando fosse precisamente il loro compleanno, ma qualora l’avessero avuta, non avrebbero festeggiato con una torta ornata di candeline semplicemente perché le candele di cera erano molto costose, mentre quelle di sego, diffuse tra la gente comune, erano insopportabilmente puzzolenti. L’usanza di accendere una candela il giorno della propria nascita è attestata molto più tardi, in Germania e dalla fine del XIX secolo così come la conosciamo noi. Persino l’usanza di scambiarsi regali è piuttosto recente, risale infatti al XVIII secolo, quando si diffonde dapprima in Inghilterra e poi nel resto d’Europa.

I dettagli di questo tipo si sprecano, purtroppo ne ho notati moltissimi e questi hanno rovinato inesorabilmente una storia che, sviluppata in maniera diversa e meno frettolosa, magari sviluppando i numerosissimi buchi di trama, avrebbe potuto rivelarsi una lettura gradevole. Così com’è, non ci siamo proprio.

Peccato.

Avete letto Devora? Vi siete ritrovati nelle cose che vi ho fatto notare? Vi aspetto per parlarne.

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NdA: il libro ci è stato fornito da Scrittura a tutto tondo perché facessimo la recensione.

 

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