Quella volta che ho fatto la consigliera di bellezza…

Oggi un altro post insolito. Vi voglio raccontare di quella volta che ho fatto la consigliera di bellezza per Yves Rocher. Visto che lo scorso mese vi avevo lasciato la mia esperienza da (ex) studente che vuole rendersi più indipendente e guadagnare qualche soldo extra, mi sembrava giusto approfondire la mia esperienza da addetta alla vendita diretta.

consigliera di bellezza

Piccola premessa dovuta prima di iniziare! Non ce l’ho assolutamente con il brand con cui ho lavorato, né con chi fa questo lavoro. Sto semplicemente riportando quella che è stata la mia esperienza sulla base della persona che sono.

Come e perché ho iniziato?

Ho iniziato a fare la consigliera di bellezza per Yves Rocher nel 2010. E’ stato circa un anno dopo aver scoperto Clio e varie altre beauty guru su YouTube. Diciamo che prima di iniziare, ho temporeggiato un po’, più o meno com’è accaduto con il blog, solo che in questo caso si è trattato di qualche mese. Avevo già notato il brand in un video su YT grazie ad un canale che seguivo e siccome non lo avevo mai visto in giro mi ero un po’ informata. Avevo scoperto che i prodotti erano reperibili solo tramite store monomarca (che è arrivato nelle mie vicinanze circa 3-4 anni fa) o vendita diretta.

La cosa era caduta lì perché avevo dubbi sul fatto che la vendita diretta potesse fare al caso mio. Dopo qualche mese appunto, mia madre tornò a casa con un paio di creme viso acquistate da una conoscente e mi disse di provarci visto che ero appassionata di beauty e che potevo magari guadagnarci qualche soldino. Il giorno dopo compilai il form sul sito del brand per avere maggiori informazioni e dopo un paio di giorni ricevetti la chiamata di quella che poi è stata la mia prima capogruppo.

La ragazza in questione si è rivelata da subito molto gentile, educata, non opprimente e chiara in tutte le mie domande e curiosità. Ad esempio rispetto ad altri brand che lavorano con la vendita diretta, il materiale iniziale era fornito gratuitamente e non pagandolo e le provvigioni risultavano essere tra quelle più alte nel settore cosmetico. Ho quindi deciso di iniziare anche io, quanto meno per capire se potesse fare al caso mio.

Fare la consigliera di bellezza faceva al caso mio?

Nì. Quando ho iniziato, per ottenere la qualifica di Consigliera di bellezza e non di semplice Cliente privilegiata, mia madre e qualche zia mi hanno dato una mano, piazzando anche ordini piuttosto sostanziosi, per cui se magari fatturavo 100€, riuscivo a guadagnarne 20 e ad acquistare anche qualche materiale di lavoro in più per migliorare le possibilità di vendita (più cataloghi, campioncini, mini size da omaggiare con un certo tot di ordine e così via).

Nel corso dei primi due anni, tra amici, colleghe universitarie e parenti, riuscivo a mettere da parte qualche soldino e togliermi qualche sfizio cosmetico. Dal terzo al quinto anno, le vendite sono calate per una serie di motivi:

  • Nell’arco di tre anni successivi, il numero di consigliere di bellezza/clienti privilegiate era aumentato parecchio, per cui c’è stato un aumento della competizione per la ricerca di clienti
  • Essendo finita un anno fuori corso alla triennale e avendo smesso di seguire le lezioni, il giro di clienti risultava più piccolo
  • Le persone che ordinavano regolarmente da me, avevano iniziato ad ordinare in maniera meno continua e quindi le somme totali di ogni ordine erano calate, come i miei guadagni

Sicuramente avrei potuto allargare la mia cerchia di clienti o essere più pressante come fanno alcuni addetti alla vendita diretta, ma è una cosa che non mi appartiene. A me non piace pressare la gente per nessun motivo, né sono la tipa che lascia il catalogo nella buca della posta con il numero scritto sopra se non ti conosce (true story).

Le consigliere di bellezza sono tutte oneste?

No e posso dirlo per esperienza personale. Se c’è una cosa che non mi appartiene è quella di dire qualsiasi cosa pur di vendere e credo si sia capito negli anni anche qui sul blog. Ho bocciato prodotti del brand che io stessa acquistavo mentre ancora vendevo o prodotti ricevuti da altri brand e ci sono vari articoli che lo testimoniano.

Allora perché dico per esperienza personale?! Quando era il mio terzo o quarto anno da consigliera, la mia capogruppo cambiò perché il suo gruppo non fatturava abbastanza e le redini sono passate nelle mani di quella che è stata la mia seconda ed ultima capogruppo. Personcina molto spigliata, ma molto diversa da quella con cui mi ero interfacciata prima. La prima cosa che non mi è piaciuta di questa persona c’è il fatto che un giorno, cercando di propinare lei i prodotti a mia madre, la mamy le ha risposto che già lo facevo io e non aveva intenzione di ordinare e lei per tutta risposta ha esordito con un qualcosa relativo al fatto che io fatturassi troppo poco. L’ho trovata una cosa davvero poco carina, anche perché avrebbe potuto semplicemente contattarmi prima chiedendomene il motivo e poi gli affari miei, sarebbe il caso che rimanessero miei.

Dopo un po’ che ero stata assorbita nel suo gruppo si è fatta viva un paio di volte per lasciarmi un paio di campioncini e cataloghi e per invitarmi alle riunioni con alcuni dei pezzi grossi della vendita diretta. Io ci sono stata a qualcuna di queste riunioni quando potevo e voglio sperare, anzi sono certa, che non siano tutte come quelle a cui ho partecipato. Gente super esaltata per le vendite e le nuove uscite (quelle emozionavano anche me da appassionata, lo ammetto) e consigli discutibili – secondo me – su come vendere al meglio. Vi faccio un paio di esempi che secondo me fanno comprendere abbastanza quello che intendo.

Esempio 1: Se so che avrò a cena ospiti, posso inserire in bagno il sapone per le mani XYZ così, quando l’ospite andrà in bagno prima di cena a lavarsi le mani troverà il sapone e vorrà comprarlo.

Esempio 2: io e la mia capogruppo ci siamo viste una prima volta in una situazione in cui avevo i capelli da lavare, per cui legati, faceva un freddo della miseria per cui ero bianca cadaverica e con il naso rosso (sì, io divento come Rudolph la renna) e davvero pochissimo trucco. La seconda volta che ci siamo viste fu ad una riunione il giorno del mio compleanno diversi mesi dopo esserci viste la prima volta. Sapendo che la sera sarei andata a cena fuori, mi sono truccata per benino già il pomeriggio e non avevo utilizzato alcun prodotto di makeup Yves Rocher. Alla riunione, mentre faceva su e giù tra noi partecipanti, si imbatté in me, mi chiese chi io fossi ed esordì con “Non ti avevo riconosciuta, visto com’eri la prima volta! Vedete ragazze i nostri prodotti fanno miracoli!”. Ho impresse queste parole nella mente come se fosse ieri, non solo mi ha fatto capire che prima credeva fossi cessa (passatemi il termine), ma poi stava prendendo consapevolmente per i fondelli il suo team visto che non aveva la più pallida idea di cosa io avessi usato per truccarmi.

Da quel giorno ho smesso di andare anche alle riunioni e a fatturare ancora meno, anche perché se qualcuno mi chiedeva consiglio su un prodotto che io avevo trovato poco valido, preferivo perdere l’ordine piuttosto che la fiducia della persona. Inoltre negli ultimi due anni in cui ho fatto ordini, molti clienti avevano preso l’abitudine di farmi aspettare tantissimo sia per il ritiro dei prodotti, che per il pagamento. Gli ultimi ordini che ho effettuato addirittura sono stati per me in perdita, perché non riuscivo neppure ad arrivare alle soglie minime per ottenere le provvigioni per cui ho deciso di abbandonare del tutto.

Il secondo motivo per cui dico che alcune consigliere non lavorano onestamente è stato un episodio che si è verificato ad inizio 2019. Chi mi segue su Instagram, lo saprà senz’altro. Una consigliera di bellezza che voleva provare a vendere anche online e che aveva anche creato un proprio blog, ha copiato ed incollato decine e decine di articoli e foto miei e di molte altre blogger con il pretesto di non sapere che fosse una violazione. E come lei ce ne sono tantissime che si appropriano di immagini altrui per vendere, perché le ho viste con i miei occhi. Ovvio che non dipende dal brand, ma dalla persona in sé, però non approvo questi mezzi per vendere.

Infine, una cosa che non mi è mai andata giù è il fatto che alcune spacciassero i prodotti del brand come totalmente naturali (un po’ come accadeva anni fa con Bottega Verde). Quando una cliente mi veniva a dire che aveva sentito parlare di Yves Rocher perché faceva prodotti completamente naturali, mi toccava spiegare per filo e per segno che cosa ci fosse di naturale e quale fosse la filosofia del brand, quali fossero i prodotti del tutto bio e così via. Questo comportamento lo trovo pericoloso sia perché si sta praticamente imbrogliando la clientela, sia perché può andare a danneggiare l’azienda stessa.


Ho smesso di fare ordini tra il 2015-16 circa e mi dispiace perché mi manca l’aspetto di scambio con il cliente, il fatto di consigliare e di poter provare io stessa i prodotti. Quello che non mi manca è tutto il resto che vi ho già citato. In generale, la vendita diretta è un settore che non fa per tutti, a maggior ragione se come me, non si è persone assillanti e si vuole essere chiari sempre con chi si ha davanti.

La mia non è stata un’esperienza del tutto negativa, ci tengo a precisarlo. Mi ha formata, mi ha aiutata a capire cosa fa al caso mio e cosa no, mi ha fatto scoprire prodotti che sono diventati anche dei miei top, mi ha fatto capire chi posso ritenere affidabile e chi invece, il lavoro altrui, lo prende poco sul serio.

Vi è mai capitato di lavorare per un brand di vendita diretta? Mi piacerebbe sapere qual è stata la vostra esperienza, se negativa o positiva e cosa vi è piaciuto/non piaciuto di questo genere di lavoro 😉

Vuoi rimanere aggiornato sui post e scoprire altro su me e quello che mi passa per la testa? Allora segui la pagina Facebook del blog, attiva le notifiche push  o iscriviti alla Newsletter del blog 😉
Se sei interessato a scoprire di più su alcuni prodotti Yves Rocher, ti consiglio di dare un’occhiata a questi articoli:

12 Risposte a “Quella volta che ho fatto la consigliera di bellezza…”

  1. ciao a tutte. vi scrivo perché ho nella mia vita fatto diversi lavori di promozione sia in vendita diretta sia in contesti gdo. ho rivissuto tantissimo diverse mie esperienze negative leggendovi e per questo mi sono sentita di scrivervi. Non nomino i brand per cui ho lavorato, alcuni validi altri un pó meno, quello col tempo ho imparato che è un giudizio che spetta agli altri perché ognuno di noi può trovare un prodotto efficace o meno. il fatto di dare informazioni reali e oggettive è invece molto importante per ottenere credibilità e fiducia. come ammettere di non aver provato un determinato prodotto. il problema di base in questo lavoro sono proprio le capogruppo o gli sponsor. come ho letto in vari commenti e confermo, la maggior parte di loro vedono nei nuovi arrivati solo una potenziale fonte di guadagno e li spingono in azioni che vanno contro il loro modo di fare e spesso contro i loro valori. sponsor così (e capi nel caso di contratti tradizionali) ci sono ovunque. sminuire chi lavora per te invece di capire e aiutare o di gratificare anche un piccolo passo. questo é il grosso problema. il mio consiglio per voi è se un lavoro vi piace per qualsiasi motivo cercate uno sponsor che vi faccia lavorare bene sereni e spensierati senza obiettivi da raggiungere per forza e senza pressioni. oppure sganciatevi e fate da sole! non rinunciate a qualcosa che vi gratifica o vi fa stare bene. questi la4se fatti con leggerezza sono meravigliosi 💚

    1. Ciao Daniela, ti ringrazio davvero per il tuo commento e per aver condiviso la tua esperienza. Purtroppo questo modo di lavorare è spesso sottovalutato o attuato in maniera errata 🙁

  2. Ciao anche io ho fatto yr e divenni consigliera, ho avuto esperienze negative e positive in tal senso, perché io ero seguita da una capogruppo che però mi pressava x fare ordini e per ordinare anche se non avevo la clientela che magari in quel mese aveva fatto un ordine inferiore, quindi secondo lei avrei dovuto tenermi a terra le cose, ma il tenermi a terra i prodotti sarebbe dovuta essere una mia scelta, e in quel periodo non potevo permettermelo. Poi ho avuto anche problemi del tipo che essendoci un minimo di spedizione spesso non arrivavo neanche a 100 euro di ordine e quindi le pagavo, io cercavo di aspettare per racimolare più ordini da più gente ma spesso volevano i prodotti subito e quindi non potevo, a quel punto perdevo l’ordine oppure per non perderlo avrei dovuto chiedere alla capogruppo di farlo x me xe erano davvero pochi prodotti e quindi giusto x far contenta la cliente, avvolte facevo così ma poi non ki conveniva xe mi costava ogni volta di portarli, uso della macchina, benzina ecc e poi alla fine il guadagno se lo prendeva lei, lo fatto le prime volte ma po non l’ho fatto più.
    Spesso li usavo quando facevo i capelli a qualcuna, xe ero parrucchiera e qualche volta ho lavorato in giro, ma spesso li ordinavano, siccome dovevo fare un minimo x non pagare la spedizione aspettavo, e con tutto che arrivato il momento dell’ordine le chiamavo tutte x avere la conferma e ordinare, alla fine qualcuna non se li prendeva quando glieli portavo e quindi mi rimanevano a me.
    Poi ho smesso quindi ho risolto eliminando il problema alla radice. Però ho ancora il codice e sono di nuovo cliente privilegiata e mi piacerebbe seppur avendo avuto questi intoppi poter riprendere a farlo.
    Ma ormai sono sposata, ho una bimba non posso andare in giro a consegnare come una volta, e tra l’altro non ho più neanche un giro di amiche folto come prima, amche se quando lo avevo il giro folto cmq non compravano mai pur sapendo che ero consigliera yr, anche perché pure a me non piace pressare, e scocciare le persone, ma lo sapevano che lo facevo xe ne parlavo io personalmente, poi spesso usavo i prodotti anche in loro presenza e se mi chiedevano qualcosa io dicevo che li vendevo anche.
    Non ti nascondo che mi piacerebbe anche qualche altro network conosciuto xe marchi poco conosciuti cmq sono difficili da vendere.
    Mi piacerebbe fare per esempio il bimby ma per ora sto ancora in fase decisionale

    1. Ciao Maria! Esatto, quello di dover fare l’ordine a tutti i costi o di farli a cifre basse è un grosso problema, perché si finisce per il rimetterci di tasca propria. Ed è un peccato perché molti prodotti meritano davvero. Quest’anno vorrei ritornare a fare un ordine, anche piccolo per me e basta, però temporeggio perché prima voglio terminare un po’ delle cose che ho qui a casa.
      Mi sono ritrovata in tante situazioni che hai descritto: dalla capogruppo pressante, alla cliente che fa l’ordine e poi lo ritira o addirittura a merce arrivata non paga o non vuole neanche il prodotto. Sono cose di cui pochi parlano, ma sono più frequenti di quello che crediamo.
      Ti auguro un in bocca al lupo per qualsiasi cosa deciderai di fare e grazie per aver raccontato la tua esperienza qui.
      Una buona serata.

  3. Ciao , ho una storia diversa dalla tua ma mi inserisco per empatia rispetto alle note stonate che ti facevano sentire a disagio : 1) – il rispetto per sé stessi si mantiene con un comportamento etico e leale sia verso l’azienda sia verso i potenziali clienti con cui interagisci – 2) come fa un team a funzionare se condotto da persone che mortificano invece di incoraggiare le persone ? – 3) Io non riuscirei a promuovere prodotti che non mi piacciono , e ti assicuro che , le rare volte che è capitato in tanti anni , ho sempre agito seguendo il mio istinto e anche per questo le persone si fidano di me nel lungo termine . Fortunatamente i prodotti che ho a disposizione sono ottimi , efficaci , e garantiti sulla soddisfazione : questo mi ha aiutata a diventare una buona promotrice perchè (è una mia opinione) solo se sei convinta tu diventa facile parlare con sincero entusiasmo agli altri ed essere coinvolgente. Parafrasando il titolo di un film (la verità è che non gli piaci abbastanza ..) probabilmente non è vero che non sei adatta alla figura di consulente o consigliera , ma più semplicemente …. forse non ti piacevano abbastanza ….

    1. Ciao Paola, ti ringrazio per il tuo feedback. Apprezzo il modo garbato con cui ti sei esposta, cosa che non tutte hanno fatto dopo aver letto questo articolo.
      Mi ritrovo molto nei tre punti che hai elencato, perché racchiudono in breve quello che penso anche io. I prodotti che mi piacevano c’erano ed erano tanti, tant’è che questo blog è anche pieno di recensioni sui prodotti Yves Rocher. Semplicemente, però non siamo tutti uguali e anche quando io mi trovavo a meraviglia con alcuni prodotti (come alcuni shampoo, i bagnodoccia o le creme corpo), capitava che a qualcuno non piacessero, perché oggettivamente siamo tutti diversi e non tutti abbiamo gli stessi gusti e le stesse necessità. Anche per questo motivo non mi sentivo di sbandierare e pressare continuando a descrivere le caratteristiche positive di un prodotto a una persona X: sarebbe stato come sprecare fiato. Mi è capitato anche più volte di dare suggerimenti di utilizzo di alcuni prodotti, ma vedevo come un muro davanti, per cui alla lunga ho smesso di dare spiegazioni. Non mi sentivo stimolata dal gruppo, né dalla tecnica di vendita che non fa per me, o comunque è una tecnica di vendita che non mi piace. Per me è paragonabile alla tecnica di attacco delle commesse di alcune catene di makeup/abbigliamento: come cliente mi sento aggredita da tale comportamento, per cui da venditrice ho sempre cercato di mettere a proprio agio la clientela, evitando pressioni e spiegazioni infinite, solo per lavorarmeli per bene.

  4. Ciao io sfortunatamente ci lavoro con questo brand, ho cambiato l’anno scorso gruppo perchè la mia responsabile di zona era inesistente, e mi ha pure insultata dicendomi che non valevo nulla, ma sono finita dalla padella alla brace perchè questa responsabile è ancora peggio.
    Dopo qualche mese ho scoperto che la mia ex responsabile, postava annunci di reclutamento e alle richieste di informazioni, era lei che smistava sotto quelle consigliere che fanno dei buoni fatturati.
    Non credete ai post con la foto dell’ordine, non sono ordini di clienti ma bensì i loro personali, perchè il giochino funziona così: io mi faccio magazzino e poi rivendo il tutto a prezzo pieno per guadagnare di più, inoltre durante gli stand per legge non si può vendere, ma loro lo fanno ugualmente.
    Mi sono veramente stufata, siamo trattate come numeri e non come persone.

    1. Ciao Laura, ti ringrazio per questa tua testimonianza perché dimostra in parte lo stesso disagio che provavo io. Ripeto non ce l’ho con il brand, ma le dinamiche della vendita diretta non mi piacciono. Queste cose andrebbero segnalate all’azienda, perché io non credo che Yves Rocher sia favorevole a questo genere di comportamenti. Cerca magari di inviare una segnalazione a chi di dovere di questi atteggiamenti, magari qualcosa cambia 😉

  5. Purtroppo ti è mancata una vera
    e propria stategia di marketing. È quello il motivo. Da questo articolo con tanta onestà intellettuale e umiltà evinco proprio i classici errori che fanno tutti: voler vendere a tutti i costi e trasferire questo messaggio distorto al cliente. La vendita diretta è tra i lavori più antichi e di quelli che non va mai in crisi. Come mai? Il Primo errore, è quello di partire dal presupposto di dover vendere e pressare, quando è tutto il contrario di tutto. Più pressi più non sei utentica e più i clienti scappano. Oggi con l’avvento dei social lavorare in yves rocher è un esperienza ancora più incredibile con tutti i vantaggi che il brand offre. Studiando la giusta strategia, puoi ingranare e aumentare il tuo bacino di clienti (che già di per sé è in tutti i settori non è facile averne saldo, l’obiettivo è generarne di nuovi, sempre. E’ un lavoro continuio di strategia e posizionamento del brand. Lavorare con yves rocher determina una marcia in più, il posizionamento del brand che parla da solo e apre le porte a chi promuove il prodotto. Quindi parti dal presupposto che entrare Nel settore della vendita diretta è di per se un lavoro importante che non va sottovalutato o ridotto al semplice catalogo.
    Questo è un settore in continua crescita e distribuzione e quello del manager e un ruolo dinamico. Le aziende vivono di manager (consulenti Delle vendite e dei mercati). Se un azienda non fosse in grado di attirare clienti, non pagherebbe neppure j suoi dipendenti che credono di avere il posto sicuro (standard). Questo
    Principio che è sbagliato alla base, in realtà resta sicuro solo quando c’è domanda e continua offerta nel mercato. E per fare questo anche chi vi per un lavoro di amministrazione in una multinazionale, quest’ultima ha bisogno di manager di vendita e di marketing che permettano loro di esistere sul mercato. Da questa logica la crescita è direttamente proporzionale all’aumento e alla fidelizzazione dei clienti. Quindi prima di fare questo lavoro bisogna essere certi di cosa si tratta. Si tratta di essere manager aziendali che vi permettono di avere un business personale con guadagni che variano a seconda del vostro impegno. Puoi anche ottimizzare i tempi e massimizzare il lavoro con un buon mindset e una vera concezione che non è assolutamente ridotta a quello che tu hai definito in questo blog. Fare il venditore non è facile, nessuno ti regala soldi e sicuramente se non lavori e ci dedichi formazione e impegno, neppure i Catalogo ti sfrutta. Ci vuole ben altro per avere una vera esperienza in questo settore.

    1. Ciao Carolina.
      Ti ringrazio per il commento perché si vede che sei del ramo e di sicuro hai più esperienza di quante ne abbia io. Tuttavia, ci tengo a dirti che probabilmente non hai afferrato a pieno il fulcro del mio articolo, cioè riportare quella che è stata la MIA esperienza con questo settore. Nonostante secondo te “ci vuole ben altro per avere una vera esperienza in questo settore”, questa è quella che rimane la MIA esperienza e positiva o negativa che sia, lunga o breve che sia, con strategia o meno. Lo trovo anche un pelino offensivo se mi consenti…

      Tornando al tuo commento super dettagliato, noto che ti sei fossilizzata tantissimo su quel che riguarda “l’essere pressanti”, ma non hai dato peso alcuno al resto dell’articolo e ciò denota forse meno umiltà di quella che professi, perché non hai saputo cogliere tutto ciò che ho scritto in questo articolo. In primis il fatto che quando ho iniziato, per me era semplicemente un modo per avere qualche entrata extra e non di certo per intraprendere una carriera da manager. Poi il mio aver mollato non è dipeso solo dalla mia idea che per vendere bisogna in qualche modo pressare il cliente (probabilmente sono stata istruita male in tal senso), ma da un insieme di fattori tra cui anche il fatto che proprio la responsabile di zona non fosse sufficientemente presente per un confronto ed il fatto che a volte sosteneva cose che andavano contro la mia etica. Ti è sfuggito anche il fatto che mi manchi lo scambio con il cliente, cosa che dovrebbe farti capire che io studiavo i prodotti e le linee che vendevo e che per me il rapporto con il cliente era più importante del guadagno. Purtroppo di questo non hai colto nulla…

      Infine, e con questo ti saluto, non direi che la vendita diretta non porti a pressare la gente, perché i clienti arrivano solo se li si cerca (online o fisicamente) almeno per farli entrare nel proprio giro. E sai come fa la maggior parte di venditori/venditrici? (Anche se credo tu già lo sappia…) Telefonando, inviando email, mandando messaggi privati o commenti anche a sconosciuti, chiedendo di lasciare un catalogo e così via. Per me e molti questo è già considerabile una fonte di disturbo, perché la gente ha già tante seccature nel quotidiano. E per quanto io ami Yves Rocher come brand, come possono testimoniare decine di articoli su questo blog, purtroppo è così. Ci sono tantissime persone che lavorano con la vendita diretta (di qualsiasi brand) e arrivano anche a “rompere le scatole” pur di vendere qualcosa. Strategia o meno…
      In ogni caso non ho voglia di discutere perché questo blog voglio che rimanga un luogo tranquillo, però da persona con poca esperienza te lo dico con sincerità, il tuo modo di difendere a spada tratta la vendita diretta per Yves Rocher, farà di te sicuramente una persona leale nei confronti dell’azienda, ma di sicuro, pur avendo mantenuto toni educati, mostri di avere poca empatia e rispetto verso chi la pensa diversamente da te.
      Buona fine settimana.

  6. Molte di loro ne parlano come di prodotti completamente naturali. Sicuramente hanno una buona percentuale di estratti naturali, ma ci sono anche sostanze di sintesi. Che non c’è nulla di male, ci mancherebbe, solo che chi li vende dovrebbe dire il vero e non il falso.
    Baci.

    1. Esatto, hai centrato in pieno quello che intendevo dire. Che poi non c’è nulla di male appunto, ma il problema è proprio che dicendo che sono prodotti del tutto naturali, si sta facendo un’affermazione errata e si sta prendendo in giro la clientela.
      Un bacione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.