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Solstizio d’estate – Litha

Solstizio d’estate – Litha


Posted By on Giu 20, 2019

Intorno al 21 giugno il sole celebra il suo trionfo, in quello che è il giorno più lungo dell’anno, ma che allo stesso tempo, rappresenta l’inizio del suo declino.

Infatti, dopo il Solstizio d’Estate, le giornate iniziano lentamente ma inesorabilmente ad accorciarsi fino al solstizio d’inverno, in quella che è la fase “calante” dell’anno.

Solstizio deriva dal latino solstat, “il sole si ferma” e, infatti, pare quasi che il sole indugi un po’ in questa posizione prima di riprendere il suo cammino discendente.

Il sole raggiunge la sua massima declinazione positiva rispetto all’equatore celeste, per poi riprendere il cammino inverso: inizia l’estate astronomica.

E’ il tempo in cui possiamo ricevere il massimo della potenza solare. La mistica forza che unisce cielo e terra è ora più forte.

Questa verità era conosciuta dagli antichi popoli che pare fossero a conoscenza del fatto che le “ley lines”, le misteriose linee energetiche che solcano la superficie terrestre aumentano la loro carica energetica tramite la potenza solare.

Anche monumenti come menhir, dolmen e cerchi di pietre erano forse focalizzatori artificiali del sistema energetico terrestre.

I cristalli possono essere potentemente caricati al solstizio e siccome il granito dei megaliti di Stonehenge contiene una grande quantità di quarzo, questo cerchio si attiva al Solstizio, generando un forte campo energetico.

Non a caso la cerimonia del Solstizio d’Estate è la festa più elaborata e più famosa compiuta dai moderni ordini druidici, che la celebrano ogni anno appunto a Stonehenge. Nel 1999 sono ripresi i rituali dopo una sospensione di dieci anni decretata nel 1988 dalle autorità britanniche per motivi di ordine pubblico.

Il Neo-Druidismo chiama il Solstizio d’Estate Alban Heruin, “Luce della riva”.

Infatti, la festa è al centro dell’anno, al suo volgere, così come la spiaggia è il luogo d’incontro di mare e di terra dove i due confini si uniscono. Nelle tradizioni antiche la “terra” era la zona astronomica al di sopra dell’equatore celeste e l’ “acqua” quella inferiore. Il sole trovandosi nel loro punto d’incontro è come sulla riva del mare.

Mazzetti di erbe collocati sotto il cuscino favoriscono i sogni divinatori.

Le erbe giocano un ruolo di primo piano nelle tradizioni solstiziali e di San Giovanni. Si raccolgono piante aromatiche da bruciare sui falò solstiziali, piante che danno poco fumo e hanno un buon aroma, come timo, ruta, maggiorana. È comune credenza che moltissime piante raccolte in quest’epoca abbiano poteri quasi miracolosi.

Il vischio è una pianta solstiziale molto importante nella tradizione celtica: secondo lo scrittore romano Plinio pare che gli antichi Druidi raccogliessero questa pianta con un falcetto d’oro, strumento che univa la forma lunare al metallo solare. I rami di vischio al Solstizio d’Estate assumono un aspetto dorato, il famoso Ramo d’Oro dei miti.

Il sambuco tagliato la vigilia del Solstizio, sanguina nelle leggende britanniche.

Il seme di felce permetteva di trovare tesori nascosti, mentre il leggendario fiore di felce (che non esiste, al pari del seme, in quanto la felce è una pianta pteridofita, cioè che si riproduce tramite spore) rendeva invisibili i suoi fortunati raccoglitori.

In tutti i paesi europei si raccolgono erbe ritenendole impregnate di miracolose virtù.

La verbena porta prosperità, mentre l’artemisia sacra ad Artemide sorella di Apollo, protegge dal malocchio. Si riteneva in particolare che l’energia solare si raccogliesse in fiori come la calendula o l’iperico, la miracolosa “erba di San Giovanni”.

Proprio tutte queste virtù magiche che terapeutiche attribuite alle piante, spiegano l’abbondare di leggende riguardanti coloro che più di ogni altra persona conoscevano le erbe magiche: le streghe.

L’usanza antica di certe donne di recarsi nude a raccogliere erbe ricorda antichi riti in cui le donne andavano nude nei campi per propiziare il raccolto, spesso danzando.

Forse dietro le storie dei raduni di incantatrici e di fattucchiere nella notte di mezza estate, si cela anche il ricordo dei riti solstiziali celtico-germanici intorno ad un albero (il noce di Benevento!) o delle feste licenziose in onore della dea Fortuna nell’antica Roma che si tenevano appunto il 24 giugno: ricchi e poveri, liberi e schiavi, accorrevano ai templi, banchettavano e danzavano.

Fortuna è la Dea della casualità assoluta, del caos benefico e rigeneratore.

La somiglianza di queste feste con i Saturnali del Solstizio d’Inverno fanno del Solstizio Estivo una sorta di capodanno o di carnevale, un periodo “caotico” in cui il cosmo si rinnova e si ricrea, con conseguente rimescolamento dei ruoli sociali e capovolgimento delle norme morali.

In questo benefico caos assumono rilievo i due elementi primordiali: fuoco e acqua, contrapposti ma pur sempre complementari, dove il primo simboleggia i poteri della divinità maschile e la seconda quelli della divinità femminile (o, se si preferisce il Sole e la Luna).

L’acqua del Solstizio è direttamente collegata alla luna e al segno del Cancro.

Il glifo di questo segno zodiacale è composto da due segni spiraliformi che si oppongono in un simbolo simile allo Yin-Yang orientale, forse indicanti le due metà dell’anno che ora si incontrano.

Nelle celebrazioni solstiziali l’acqua è rappresentata dalla rugiada o “guazza di San Giovanni”, cui sono attribuiti poteri miracolosi: fare ricrescere i capelli, ringiovanire la pelle o addirittura propiziare la fertilità.

Non era raro che molte giovani donne si bagnassero nude nei prati con la magica rugiada la notte di San Giovanni.

Fuoco di Litha

Il fuoco viene simboleggiato dai falò accesi un po’ ovunque in Europa nella notte solstiziale. Sono simboli solari e accenderli significa rafforzare l’energia dell’astro che d’ora in avanti va declinando.

Un’altra interpretazione esalta il loro valore purificatorio, con cui vengono scacciati gli spiriti maligni e le malattie.

Non bisogna dimenticare infatti che in questo periodo caotico, di “passaggio”, così come gli esseri umani hanno libero accesso a regni e poteri soprannaturali, così anche le entità malefiche possono vagare indisturbate per il nostro mondo.

Nel folklore nord-europeo la vigilia di San Giovanni è una delle tre “notti degli spiriti” insieme alle vigilie di Calendimaggio e di Halloween/Samhain.

Ad ogni modo tutte le tradizioni popolari europee vedono l’accensione di fuochi sulle colline, processioni notturne con fiaccole e ruote infuocate gettate lungo i pendii. Si danza intorno ai falò e si salta sulle fiamme quando queste si abbassano.

In Scandinavia il falò del Solstizio era il “fuoco di Baldur”. Baldur, figlio di Odino, era il giovane dio che veniva ucciso nel fiore degli anni e probabilmente nell’antichità si sacrificavano uomini per rappresentarne la morte. Forse Baldur era uno spirito della vegetazione, lo spirito della quercia celebrato da alcuni miti nordici e celtici.

Infatti, le leggende narrano di una lotta eterna tra due opposte divinità, il Re della Quercia e il Re dell’Agrifoglio. Il primo rappresenta il Dio dell’anno crescente (cioè della metà dell’anno in cui la luce solare prevale sulle tenebre notturne). Il secondo raffigura il Dio dell’anno calante (la metà dell’anno in cui la notte prevale sul giorno).

Se in inverno era il Re dell’Agrifoglio a soccombere, a Litha-Casmaran era il Re della Quercia a dover cedere di fronte all’avversario. E questo spiega perchè i fuochi solstiziali erano alimentati con legno di quercia. La quercia fiorisce intorno a Casmaran e segna il passaggio tra anno crescente e anno calante.

La morte estiva del Re della Quercia aveva varie forme: bruciato vivo, accecato con un ramo di vischio o crocifisso su una croce a T.

L’idea di due divinità o di due re che combattono eternamente tra loro appare in molte culture.

Ma se nelle mitologie più antiche il signore abbattuto risorgeva ogni anno, in modo che la luce e l’oscurità regnassero in equilibrio tra loro. In tutti questi miti più tardi, probabilmente per influenza dei culti solari legati alla regalità, la vittoria dei personaggi “luminosi” è sempre definitiva e la morte di quelli “oscuri” senza appello.

Nelle leggende riguardanti il duello eterno dei due re appare spesso una figura femminile che rappresenta la Dea, la quale non combatte, non si schiera e non soccombe ma costituisce un perno immobile tra le due figure, simbolo della Morte in Vita.

Infatti, anche se ora la terra è esuberante nella sua fertilità, è pur sempre uno zenith transitorio in cui la Natura presiede alla morte del Re della Quercia e all’insediamento del suo oscuro ma necessario gemello.

Litha (dal nome della dea sassone del grano affine a Demetra e a Cerere ) rappresenta anche il ciclo agricolo incentrato sui cereali.

Nelle Isole Britanniche questo ciclo venne narrato nella storia di John Barleycorn (lo spirito dell’orzo) che vive dalla semina fino al momento della sua morte ad opera della falce, ma che poi rinasce dal suo stesso seme, in un ciclo senza fine ma con momenti ben definiti, caratterizzati da celebrazioni rituali.
In questo ciclo il Dio muore e discende agli inferi dove la Dea della Terra lo soccorre e lo fa rinascere.

Litha non è una festa di carattere esclusivamente maschile.

Nella celebrazione del Solstizio d’Estate è uso onorare sia il Dio che la Dea.

Pare che in questo periodo i culti relativi alla Dea Diana, divinità strettamente legata alla luna, entrassero in grande fermento. Ad essa ed alle altre dee lunari era associata infatti la famosa rugiada che si raccoglieva all’alba del Solstizio d’Estate, liquido dalle grandi proprietà magiche.

Celebrare Casmaran – Litha

Possiamo raccogliere le erbe del solstizio e conservarle come portafortuna. La pianta sacra del solstizio d’estate è l’iperico. L’iperico raccolto a mezzogiorno del solstizio era capace di guarire molte malattie, mentre le radici raccolte a mezzanotte cacciavano via gli spiriti maligni.

L’iperico era appeso sulle porte per proteggere le abitazioni dagli spiriti malvagi, e il suo nome greco hyperikon significa appunto “proteggere” o “sconfiggere un’apparizione”.

Com’è nella tradizione bruciare nove ceppi nei fuochi di Beltane, è anche costume tirare nove tipi di erbe nel fuoco di Litha.

E sono: Iperico, Ruta, Verbena, Vischio, Lavanda, Timo, Finocchio, Piantaggine e Artemisia. In tutta Europa si traevano (e forse ancora si traggono) presagi ad opera delle ragazze nubili per sapere se si sarebbero sposate ed eventualmente acquisire indizi sull’identità del futuro sposo.

Ad esempio col piombo liquefatto nelle padelle s’individuava, tramite le forme assunte dal metallo, il mestiere del futuro sposo. Altri metodi utilizzavano la chiara d’uovo versata nell’acqua o le fave sbucciate.

In Galles per trovare la propria anima gemella si camminava intorno ad una chiesa nove volte e si metteva alla fine di ogni giro un coltello nella serratura del portone, dicendo:
“Qui c’è il coltello, dove è il fodero?” Il simbolismo è evidente…

Usanze logiche se si pensa che la Natura, al massimo del suo rigoglio, favorisce tutto ciò che riguarda l’amore e la fertilità. E’ il giorno delle divinazioni e delle magie domestiche, dei piccoli e grandi riti protettivi legati all’elemento fuoco.

Per celebrare Casmaran possiamo fare cose molto semplici.

Ad esempio alzarci all’alba e osservare il sole che spunta, meditando sulle sue qualità e sul suo destino: la massima forza coincide con l’inizio del suo declino.

Possiamo bagnarci con la rugiada solstiziale oppure accendere un piccolo falò nel nostro giardino la vigilia del solstizio e organizzare un piccolo festino con i nostri amici. Ma possiamo anche celebrare ritualmente questo momento con una veglia che cominci a mezzanotte, in fondo è la notte più breve dell’anno!

All’aperto si può tenere acceso un piccolo fuoco oppure si possono accendere candele rosse o dorate, meditare sui significati di questa festa, ascoltare o suonare musica, leggere poesie, magari in compagnia dei nostri amici.

Al momento dell’alba possiamo salutare il sole dicendo:

“Salute a te Sole nel giorno del tuo trionfo!”
Sentiamo l’energia solare che pervade il mondo.
Possiamo fare offerte di vino e di dolci.

Il cerchio della luna

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Beltane

Beltane


Posted By on Feb 14, 2019

Beltane
Beltane

Le celebrazioni di Beltane cadevano nel mese lunare di Aprile-Maggio, identificato nel calendario di Coligny con il nome di Giamonios il “Tempo della Fine dell’Inverno”.

Beltane (fuoco di Bel) era la festa sacerdotale del fuoco sacro che concludeva la stagione fredda segnando il passaggio dalla prima alla seconda metà dell’anno.

Bel era il dio della luce e a lui, con l’aspetto di fuoco sacro, era dedicata la cerimonia di Beltane, i Druidi accendevano mediante frizione il fuoco servendosi di sette diversi tipi legname.

Durante questo giorno si celebravano i riti della fecondità della terra, nei quali la Dea Madre si univa al Dio Solare così da fornire i frutti per la sopravvivenza.

Alcuni studiosi sostengono che in questo giorno si offriva in sacrificio una vittima, a volte umana, in modo che la terra fosse fertile nella stagione che doveva arrivare e forse è proprio Beltane la cerimonia descritta da Cesare durante la quale si bruciavano i manichini in vimini pieni di uomini.

Tuttavia il solo fatto che il bestiame passasse tra due fuochi per preservarlo dalle malattie mediante il fumo, porta a pensare che era più un sacrificio simbolico che reale.

Infatti, nel libro “Tochmarc Emire” l’eroe irlandese Cú Chulainn così descrive la celebrazione:
”Beiltane, vale a dire fuoco benefico, cioè i due fuochi accesi dai Druidi con grandi incantesimi. Facevano quindi passare le mandrie tra questi due fuochi per proteggerle dalle epidemie ogni anno”.

Le cerimonie druidiche sono proseguite fino agli inizi del XX secolo in alcune parti della Scozia, dell’Irlanda e dell’isola di Man.

Era usanza, il trenta aprile, alzarsi molto presto ed andare a cogliere fasci di ginepro, di frassino e di edera senza recidere alcun ramo con lame di ferro.

Alla sera si accendevano i fuochi sacri che ardevano sulle colline fino a poco prima del sorgere del sole. Solo in quel momento i partecipanti potevano recarsi alle fonti sacre per berne l’acqua e bagnare dei cristalli con i quali si spruzzavano le persone e il bestiame per proteggerlo.
All’alba del primo maggio, quando il sole si stagliava nel cielo, tutti i partecipanti iniziavano balli e canti che proseguivano per tutta la giornata.

In Scozia molti clan conservavano delle palle di cristallo chiamate pietre di vittoria, se immerse in acqua la rendevano medicamentosa sia per gli uomini sia per gli animali.

In quasi tutti i riti di Beltane celebrati dai contadini nelle campagne inglesi del XVIII secolo, si accendeva un fuoco sul quale era posto un calderone pieno di uova, latte e farina di avena, successivamente si impastava una torta che presentava nove protuberanze.

Alla fine della cottura una parte dell’impasto era versato a terra come offerta e si spezzettavano le focacce ottenute chiamando quindi quegli animali che di solito erano predatori di bestiame o si nutrivano delle scorte alimentari.

In Galles la festa era celebrata nelle notti tra il primo e il tre di maggio, quando nove uomini, avendo cura di non avere nessun oggetto metallico con se, andavano per i boschi a cercare la legna di nove alberi differenti.

Il tutto era portato sul luogo della festa e con schegge di quercia veniva acceso il fuoco; a questo punto i partecipanti iniziavano a saltare sopra le fiamme o correvano intorno al falò accompagnati dalle grida degli altri che intanto mangiavano le focaccine precedentemente preparate.

Durante la festa era consumata anche molta birra e idromele, sostanze che presso i Celti erano ritenute in grande considerazione in quanto in grado di porli in comunicazione con il mondo spirituale.

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MABON

MABON


Posted By on Set 18, 2018

EQUINOZIO D’AUTUNNO
Mabon Equinozio d’Autunno

Mabon è la seconda delle feste del raccolto, anche chiamato Equinozio d’Autunno.

E’ un tempo di equilibrio, la notte e il giorno sono ugualmente suddivisi, ma la luce sta iniziando a diminuire a favore dell’oscurità.

L’equinozio d’autunno, il 23 Settembre, è il momento della discesa della Dea nel mondo del sotterraneo.
Con il suo allontanamento, vediamo il declino della natura e l’arrivo dell’inverno.

Tra l’altro è un mito classico e antico, visto nella storia sumera di Inanna e in quella greca e romana con Demetra e Persefone.

Il simbolismo di questo Sabbat è legato ai Misteri, all’Equilibrio, al momento in cui la notte e il giorno sono uguali.
Alcuni simboli di Mabon sono l’uva, il vino, le ghirlande, le pigne, il granturco, le foglie secche, le ruote del sole, il melograno.

Nella mitologia celtica Mabon, dio gallese della giovinezza, della vegetazione e dei raccolti, era figlio di Modron e di Mellt.

Era il dio della caccia, il cui culto era diffuso in tutta la Britannia settentrionale. Secondo la leggenda, fu rapito alla madre tre giorni dopo la nascita. Visse poi ad Annwn finché fu salvato da Culhwch.  A causa del suo soggiorno ad Annwn, Mabon rimase giovane per sempre.

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Lughnasadh

Lughnasadh


Posted By on Lug 28, 2018

Festa d’ Agosto
Lughnasadh

Lughnasadh, Lughnasad o lugnasa, pronunciato lu-nassa, è la festa del dio Lugh.

Nei testi medievali irlandesi viene anche chiamata Bron Trogain, ovvero il primo giorno del mese di Trogain.

In Inghilterra è chiamato oggi comunemente Lammas, termine sassone che significa “massa di pane”, oppure con il termine gallese Gwyl Awst che significa “festa d’agosto”.

Terza festa dell’estate, è la celebrazione del primo raccolto del cereale principale del luogo, di solito frumento od orzo.

Alcuni celebrano il rito alla luna piena del Leone che attraversa l’Acquario. Secondo il calendario, è il 1° agosto.

Lughnasadh

Comunque venisse celebrata questa festa, e sembra essere stata differente nelle varie zone di Gran Bretagna e Irlanda, era sempre la celebrazione dei primi frutti del raccolto.

Si tenevano fiere (la più documentata era quella di Tailtin/Teltown in Irlanda), vi erano la fabbricazione di figure di paglia, l’abbellimento o la decorazione dei pozzi con preghiere, corse di cavalli e altri giochi.

Chi cercava lavoro veniva assoldato per tutto l’anno, si risolvevano gli affitti e altre dispute legali, si celebravano matrimoni.

La stagione della crescita dopo Beltane è giunta al temine e ora entriamo nella stagione della mietitura.

Durante i riti di Lughnasadh si rappresentano spesso dei miti, con il re del grano che si offre al sacrificio per rinascere come pane appena sfornato.

Il cereale viene anche utilizzato per fare la birra, e la paglia viene usata per i giacigli nell’inverno a venire.

L’ estate è in declino. La potenza del dio sole è stata donata alle spighe gialle.

II sacrificio del re una volta era assai concreto, poiché si offriva il sangue agli dèi che avevano donato il grano. Il fulcro del rito oggi è ancora questo intreccio di vita rigogliosa e abbandono alla morte.

È sia una celebrazione di ciò che abbiamo seminato e nutrito, che ora è giunto a maturazione, sia un riconoscimento del suo morire essiccandosi nel calore dell’estate, sacrificandosi per le nostre necessità.

Il duro lavoro del raccolto deve essere compiuto con accettazione della responsabilità per averlo accumulato.

Dopo il grano matureranno i frutti e le bacche scure, apportando un’energia completamente diversa ai banchetti futuri.

Lughnasadh è spesso la festa più grande, con gente che arriva da molto lontano per condividere la gioia del raccolto, portando musica e cibo e scambiandosi tecniche e racconti.

(Emma Restall Orr – I Principi del Druidismo)
Foto: Meandering in Wonderland

Le Figlie Dell’Antica Religione

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Anno Celtico

Anno Celtico


Posted By on Feb 8, 2018

Anno Celtico

Nella cultura celtica la ruota o spirale era ritenuta sacra: simboleggiava la creazione e la rotazione costante delle stelle nel cielo notturno.

I Druidi, sacerdoti del popolo celtico, che erano grandi osservatori degli eventi celesti, suddivisero il transito del sole in settori assegnando a ognuno di essi un albero che, per le sue caratteristiche, si adattava a quel preciso momento dell’anno.

Per gli antichi Celti l’albero rappresentava il ciclo della vita e la possibilità, di mettere in relazione le tre parti del cosmo: sottosuolo (le radici), la terra (il tronco) e il cielo (la chioma).

Le stagioni, rappresentate come punti su una ruota gigantesca, cambiavano e ritornavano ogni anno; nella parte superiore della ruota le stelle ruotavano attorno ad un asse che era la Stella Polare che indicava l’ubicazione del Paradiso.

L’apparente movimento delle stelle intorno all’asse per il popolo celtico era un percorso a spirale, oppure una scalinata, sulla quale le anime ascendevano alla vita terrena.
La continuità delle spirali significava che un ciclo si ripeteva incessantemente, in altre parole, che l’inizio era anche una fine e viceversa.

Il calendario celtico prevedeva che il primo giorno dell’anno coincidesse con il primo giorno di Novembre.
L’anno era diviso in quattro trimestri:
Samahin (dal 1 novembre)
Imbolic (dal 1 febbraio)
Bealtaine (dal 1 maggio)
Lughnasadh (dal 1 agosto)

Il continuo moto espandente della spirale simboleggiava anche la natura sempre crescente della saggezza e della conoscenza.

Molti di questi simboli erano triplici, poiché la triplicità; era un simbolo del Divino.

Le stagioni dell’anno basavano il loro calendario sui cicli della luna e non sul sole.
L’anno celtico consisteva di tredici mesi, dodici erano abbastanza simili a quelli odierni e un mese addizionale di tre giorni era la “soglia” fra il vecchio e il nuovo anno.

Ogni mese era governato da una luna e aveva un albero sacro associato a esso.

I nomi delle quattro stagioni risalgono a epoche pre-cristiane:
Earrach per la Primavera.
Samhradh per l’Estate,
Foghara per il Raccolto o Autunno,
Geamhradh per l’Inverno.

L’inizio di ogni stagione era chiamato Alban (Solstizio ed Equinozio), mentre il punto centrale di ciascuna stagione era celebrato da una Festa del Fuoco.

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