Madre Terra


Natura e uomo (Gibran)

Natura e uomo (Gibran)


Posted By on Nov 11, 2014

Natura e uomo

In sul far del giorno mi sedetti in un campo conversando con la Natura, mentre l’Uomo riposava pacificamente sotto le coltri del sonno.
Stando sull’erba verde meditavo su questioni come:
“Verità è Bellezza? Bellezza e Verità?
E nel mio pensare mi trovai portato lontano dall’umano genere, e la mia immaginazione sollevò il velo materiale che celava il mio io interiore.
La mia anima si espandeva, e io ero portato sempre più vicino alla Natura e ai suoi segreti, mentre le mie orecchie si aprivano al linguaggio delle sue meraviglie.
Mentre così sedevo immerso in tali pensieri, avvertii una brezza lieve passare tra le fronde, e udii un sospiro: come quello di un orfano randagio.
“Perchè sospiri, brezza gentile?”
“Perchè sono venuta dalla città accesa di sole e calura e semi di malattie e contaminazioni sono ora sospesi sulle mie purissime vesti. Puoi tu rimproverarmi per questo mio dolermi?”
Guardai poi alle facce lacrimose dei fiori, ne udii i loro sussurrati lamenti e chiesti:
“Perchè piangi, o mio grazioso fiore?”
Uno dei fiori sollevò il piccolo capo e mormorò:
“Piangiamo perchè verrà l’Uomo e ci spezzerà e ci offrirà in vendita nei mercati della città”.
E un altro fiore aggiunse:
“Stasera, quando saremo appassiti, egli ci getterà nel mucchio dei rifiuti. Piangiamo perchè la crudele mano dell’Uomo ci strappa dai nostri cari luoghi”:
E’ udii il ruscello lamentarsi come una vedova in lutto per il suo bambino morto, e chiesi:
“Perchè piangi o purissimo ruscello?”.
E il ruscello rispose:
“Perchè sono costretto ad andare fino alla città, dove l’Uomo mi disprezza e mi maltratta, preferendo bevande più forti, e fa di me lo spazzino dei suoi avanzi, contaminando la mia purezza e volgendo in sporcizia la mia chiarità”.
E udii gli uccelli condolersi, e chiesi:
“Perchè gemete, miei bellissimi uccelli?”.
E uno di essi mi volò dappresso, si fermò sulla punta di un ramo e disse:
“I figli di Adamo presto verranno in questo campo con le loro armi mortifere e ci faranno guerra come se fossimo i loro nemici mortali. Stiamo ora prendendo congedo l’uno dall’altro, giacchè non sappiamo chi di noi sfuggirà al furore dell’Uomo.
Dovunque andiamo, la Morte ci segue”.
Ora il sole sorgeva da dietro i picchi montani e indorava le cime degli alberi.
Stetti guardare tanta bellezza, e chiesi tra me:
“Perchè l’Uomo deve distruggere quel che la Natura ha edificato?”.

(Gibran)

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