Recensione: Abbiamo sempre vissuto nel castello

Mary Katherine detta Merricat e Constance Blackwood vivono in una grandissima casa alle porte di un villaggio assieme all’anziano zio Julian. Merricat è l’unica a scendere due volte a settimana nel villaggio, subendo un immotivato astio da parte dei paesani; Julian e Constance invece non escono di casa da sei anni: lui scrive ossessivamente le sue memorie, lei lo accudisce vivendo una vita solitaria e isolata.

Attraverso i deliri dello zio Julian si rivivono i fatti di sei anni prima: durante una cena, tutta la famiglia Blackwood (i genitori e il fratellino di Merricat e Constance e la moglie di Julian) era stata avvelenata con dell’arsenico; Julian era sopravvissuto all’avvelenamento riportando gravi danni al fisico e alla mente, mentre Merricat non aveva presenziato alla cena perché mandata a letto in castigo. Constance, l’unica ad aver evitato di zuccherare i mirtilli. Gli abitanti del villaggio, ormai sicuri della colpevolezza di Constance, avevano però isolato i superstiti della famiglia Blackwood bollandoli come malati di mente. I tre si erano però abituati alla solitudine, tenendo alla larga qualsiasi ingerenza esterna.

Merricat, che è anche l’io narrante del racconto, è dunque l’unico ponte rimasto tra la famiglia Blackwood e il resto del villaggio; la ragazza ha un’indole fantasiosa e, nonostante sia soggetta ai crudeli insulti dei paesani, pratica una forma di magia empatica per proteggere la sua adorata sorella. Una serie di segni coincidono con l’arrivo di Charles, cugino delle due che si presenta improvvisamente in casa loro. Il ragazzo apparentemente è venuto per aiutare le due cugine a superare il loro antico trauma, ma Merricat rimane molto ostile nei suoi confronti poiché lo vede come una minaccia.

Questo romanzo mi ha colpito molto positivamente, a tratti inquietante, ma mai come il finale. Tutto ruota intorno alla casa che è il centro delle loro vite, la protagonista Mary, ragazza sociopatica e mentalmente disturbata, ma libera di viaggiare con la fantasia e non solo. Costance invece si trova ad affrontare un processo legale e sociale, si prende cura della sorella e dello zio sulla sedia a rotelle. Ogni oggetto in loro possesso e le stanze della casa sono rimaste legate e tenute come in passato, niente è cambiato da sei anni. Finché non arriva il cugino Charles, – avaro di denaro e di potere – a scompigliare del tutto le loro vite in stallo.

La scrittura di Shirley Jackson riesce a prenderti e a portarti nella loro vita e nella sua ripetitività, proprio come un mantra che riesce a coinvolgere chiunque.

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Foto: @animaantica

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