Un anno fa

Un anno fa ci lasciavi. All’improvviso. Ricordo ancora il caldo dell’asfalto e l’odore acre della campagna.. e te steso a terra con quel lenzuolo bianco a coprirti.

Pochi minuti. Pochi fottutissimi minuti e sarei riuscita a salutarti per quella che non sapevo sarebbe stata l’ultima volta.

Non sai quante volte ci ho pensato.
Bastava aspettare e ci saremmo scambiati quattro parole, mi avresti chiesto che programmi avevo per la sera e per ferragosto; ti avrei detto che andavo in montagna con amici e tu mi avresti risposto “girondona“.
E invece no, non dovevo far tardi al pranzo dai suoceri.. perchè non sopporto essere in ritardo e molto meno sopporto che me lo si faccia notare (anche qui il tuo spirito toscano aveva ragione: me la prendo troppo).

Ora mi domando, ogni volta che corro da qualche parte, se potrebbe succedere di nuovo: i miei programmi, le mie stupidaggini, le mie ansie quotidiane.. tutto interrotto da una telefonata.

Quando sei morto io ero preoccupata di molte cose, sai?

Del gruppo con cui facevo troppe prove e mai un concerto. Della carriera che non avevo. Di chi prima diceva di volermi un bene dell’anima e poi è andato in giro a dire stronzate su me e Robi. Di chi mi aveva delusa e di chi voleva perennemente rinfacciarmi che non ce la facevo. Piangevo per queste cose, insomma.

E poi è arrivata la telefonata.

Ovviamente piangevo mentre raggiungevo quella strada. Ma avevano quasi una consistenza diversa, sembravano uscire pesanti come il piombo, e sempre più pesanti mentre vedevo tutta la famiglia che ti fissava a terra.

Così sono tornata coi piedi per terra. E nel dolore di quel giorno ho ricordato che la vita non è fatta di supposizione, forse, perchè, mah, tizio dice, tizio fa. La vita è qualcosa di concreto. La vita, se non ci stiamo attenti, ci scorre addosso mentre ci preoccupiamo di fare progetti.
La tua vita era durata ben 87 anni: di lavoro, di fede, di famiglia, di documentari, libri, parole crociate, di biciclette per campi e di pensieri ad alta voce. E negli ultimi trenta di noi, dei tuoi nipoti. Ed aveva attraversato periodi così diversi che sembravano stare a fatica nel medesimo secolo.

Ora volevo ancora dirti qualcosa ancora.
Ho insistito per la mia strada, ho due gruppi, il coro (quello che sei venuto a sentire in birreria) e dai e dai sono quasi sempre in giro a suonare.. sono persino arrivata in Sicilia grazie alla musica. Sto riprendendo a disegnare e spero proprio di non mollare mai più per nessun motivo. Ho imparato che alle mie spalle si può dire tutto e il contrario di tutto: saranno i miei comportamenti a far capire chi dice la verità e chi no… e alla fine comunque tutto viene a galla; piango meno, ancora un po’ mi arrabbio e continuo a essere permalosa, ma ce la posso fare.
Non ho ancora dei figli, chi lo sa, un giorno ci saranno e magari mi dedicherò completamente a loro come sarebbe piaciuto a nonna.
Però sono un’ottima cuoca.
Ti chiedo anche scusa perchè la casa l’hai vista una volta e in disordine.. non sai quanto mi mangio le mani quando penso a tutte le volte che mi dicevo “dai, facciamo un pranzo da me con tutti i parenti”; vedi, sono sempre stata pigra… ci devo ancora lavorare su sta cosa.

E comunque sia, nonostante sia passato un anno, se sto per partire o torno da un viaggio.. la prima cosa che mi viene in mente è ancora quella di passare a suonare a casa tua, e farti vedere le foto.

Ti voglio sempre un bene dell’anima.

La tua bimba.

 

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.