Treni e prove d’abito. Parte prima.

Piccola premessa pre-lettura: il post è vecchio di quasi due settimane e l’ho riscritto una decina di volte- W la decisione. Il perché non lo so, tra l’altro come già scritto sul mio status: “cerco uno psicanalista, ma uno bravo, eh!”.

Partenza ore11.02 da Treviglio. Il portafoglio, che con ben 30 eurini mi sembrava più pesante di una mattonella (solitamente vado in giro con cinque monetine da un euro, magari poi ci farò un post a parte e ne discuterò con l”analista di cui sopra) s’è già alleggerito di ben 13,20€ nel momento in cui ho chiesto un biglietto Treviglio-Torino Porta Nuova.
E mentre sul faccione del bigliettaio si dipinge un cordialissimo sorriso io ho la stessa espressione della matrigna di Biancaneve quando lo specchio le dice che è più gnocca la figliastra.
Zioffà, 23.000 delle vecchie lire volatilizzate in un minuto. Pensare che sul subito, quando ho cliccato CERCA sul form di trenitalia.com, mi era quasi balenata l’idea di prendere l’eurostar.. dovevo solo posteggiare in zona Rogoredo (dove so esattamente dove andare a parcheggiare), accomodarmi nella classe più “barbona” e godermi un bellissimo, rilassante e fermate-free viaggio. Alla modica cifra di 19.00 cocuzze che mi han fatto emettere, dal profondo del cuore, un sentito “trenitalia-fottiti”.

Comunque sia arrivo al mio binario, tremo di paura quando annunciano un ritardo di quindici minuti per il Cremona, poi mi concentro e ricordo che il mio arriva da Verona. Salgo speranzosa. Oggi il treno non può arrivare in ritardo, è tutto calcolato al pelo.
Si lo so, viaggio con Trenitalia da quando ho 14 anni, dovrei saperlo che è bene partire piuttosto con un’ora (se non due) di anticipo perché i ritardi arrivano ovviamente quando meno te lo aspetti e soprattutto quando la puntualità è un’esigenza vitale.. per esempio oggi, che alle 15.00 devo essere a Porta Nuova lato via Nizza per accompagnare la mia testimone alla prova del “costume da matrimonio” (parole della sposa, eh). Nessuno, tra gli altri viaggiatori, sembra essere intenzionato a rivolgermi la parola, sta parlando ad alta voce al telefono della propria colon-scopia o degli ultimi resoconti del divorzio della zia, si sta scaccolando o ruttando a bocca aperta in segno di sfida alla società perbenista, tentando di rimorchiare (ebbene si, è successo anche questo -_-“) ecc.. ecc.. Sta andando tutto bene.
Scendo a Milano centrale che già ne ho due palle.
E mancano ancora più di due ore all’arrivo a Torino.

Ripartiamo, io ho sempre il mio libro anti-conversazione ed il mio iPod che però si blocca all’altezza di Magenta. La lettura è buona, quindi a malapena alzo gli occhi quando arriviamo alla mia ex-stazione (Santhià) e quando rallentiamo poco prima di Porta Susa tiro un sospiro di sollievo.
Mando anche sms a marito: “Visto? Due treni presi, nessuno in rit…”.

E il treno inchioda.
Siamo a Porta Susa, in galleria: è buio, fa caldissimo anche perché mi sono già rimessa il golfino e il cappotto per scendere non appena le porte si sbloccano, la gente si sta’ già accalcando presso le uscite e c’è già chi ha sigaretta in bocca e accendino in mano. Non so esattamente quanto tempo passa, ma non percepisco nulla di positivo; a ulteriore conferma l’annuncio: “Si informano i gentili passeggeri che il treno subirà un ritardo indefinito a causa della momentanea interruzione della stazione di Porta Susa.. come sapremo anche noi qualcosa ve lo comunicheremo”.Poco dopo il capotreno passa fisicamente di carrozza in carrozza a dirci che Porta Susa è stata evacuata a causa fumo in stazione.
Immediatamente mando un sms alla futura sposa, poi al marito e infine, liberatorio, lo metto anche come status: “trenitalia fottiti!“. Il capotreno, impotente, ci dice che non si sa se torneremo indietro, se avanzeremo imperterriti o se dovremo scendere e girovagare per i meandri dei tunnel di Porta Susa stile catacombs. Fortuna vuole che poco dopo le sconcertanti notizie si riparte tranquilli, ci si ferma pure nella stazione incriminata (che non mi sembra nemmeno reduce da un’evacuazione) e si arriva a destinazione con qualche minuto di ritardo.

Sono felice.

E poi anche la sposa è in ritardo. Mentre aspetto inizio a girovagare per Porta Nuova, a vedere quanto sia cambiata da quando andavo all’università, i negozi nuovi, la sensazione di pulito e igiene che prima non c’era. Esco e vado sotto ai portici, faccio qualche passo, incappo in quelli che cercano di farti fare la tessera e comprare minimo dieci libri al mese (che quando dici scocciata NO per l’ultima volta ti danno dell’ignorante analfabeta perché il libro è CULTURA), ogni tanto sento odore di urina. è un po’ come essere tornati a casa, a Torino, dove c’è rimasto un pezzo consistente di passato.. dove vedo ancora me, più giovane di sette anni con zaino, cartellina, tubo, borsa con acquerelli, scatola degli acrilici, borsone se c’è da fermarsi a dormire da qualcuno. Una me che per un attimo si gira, mi fissa e mi domanda:
-Che farò da grande?-.
“Non te lo so spiegare” vorrei risponderle.

Poi arriva la sposa.
E non si può essere tristi mentre si vede un’amica che prova l’abito bianco.

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.