Quello stronzo di Ken.

Donne, coraggio.

Mettiamo da parte l’orgoglio, il femminismo e la tanto rinomata “sensibilità femminile“.

Tralasciamo la storia che noi soffriamo comunque più degli uomini perché siamo cariche di estrogeni, patiamo il pre-mestruo, il mestruo e il dolore del parto, scendiamo dal nostro trono di genitrici e ministre del culto della vita, nonché di educatrici delle future generazioni.

E, guardandoci in faccia allo specchio, diciamocelo: a volte sappiamo essere proprio delle grandissime STRONZE.

No, non ho una crisi d’identità, non rinnego il mio sesso e non voglio macchiarmi di misoginia.

Tuttavia, a fronte dell’ennesima discussione tra maschi e femmine su quale sia il genere che in amore si rivela più fetente, lo devo ammettere: la matrigna di Biancaneve, se potesse, ci chiederebbe lezioni di perfidia.

Per farmi perdonare però aggiungo che non è poi tutta colpa nostra: in fin dei conti l’origine di questa innata capacità (celata anche nella più pia e candida creatura femminile) risale a molto, molto indietro, tipo all’ età pre-scolare: precisamente quando ci raccontano fiabe tipo Cenerentola, Biancaneve, la Bella Addormentata nel bosco o Raperonzolo.

Ora vi chiedo: qual è il denominatore comune nelle vite di queste fortunelle destinate al “vissero per sempre felici e contenti”?

La realizzazione dei propri progetti? Una felice carriera? La consapevolezza del proprio ruolo nell’universo? La pace col proprio io-interiore? La risoluzione dei propri traumi infantili?

No.
Niente di tutto ciò.

La cosa che le rende tutte fastidiosamente simili e prevedibili è una sola: IL PRINCIPE.

Tutte noi, dopo anni e anni di favole della buona notte, sappiamo fino allo sfinimento che il baldo giovane di sangue reale è sempre ricco: ha il castello, il cavallo bianco e se anche dovesse essere un poveraccio (tipo Aladino), c’è comunque un genio che lo trasforma nella versione gnocca di Luca Cordero di Montezemolo.

Poi, chiaramente, è innamorato.. pensa a volte le coincidenze della vita: quel giorno è uscito di casa con nessun altro intento se non girare a cavallo per il bosco alla ricerca dell’anima gemella (fino al giorno prima magari cercava solo dei cinghiali da scuoiare) e chi ti trova? Biancaneve, apparentemente morta per asfissia.

[Piccola parentesi: ora, penso che a tutti faccia abbastanza ribrezzo l’idea di baciare una morta. Ma lui, ovvio, no: non l’ha mai vista prima, non ha idea di cosa facesse per campare prima del decesso, non gli interessa manco che la salma sia circondata da sette nani barbuti (io due domande me le porrei, eh..) però deve baciarla perché é ammore a prima vista].
E poi, proprio per essere banali e scontati fino alla morte, il principe è sempre, comunque, immancabilmente e chiaramente un pezzo di manzo da novanta.
Che dico, nella realtà poi non è mica una regola fissa che se sei nobile sei pure straricco e figo. Il principe Carlo voi lo definireste attraente? E i figli? E tra di loro non tutti hanno le finanze in positivo.. Ma va beh, le favole ce le hanno raccontate così e noi, fin da piccole, veniamo convinte che l’amore della nostra vita debba essere un bell’adone dal conto in banca consistente.

Poi si cresce, ma il trend resta il medesimo.

Si punta al ragazzetto che segna sempre i goal nei tornei di calcetto, quello alto e atletico, quello con il capello lungo, biondo e mosso, gli occhi azzurri.. che magari ci parli insieme e più della formazione del Milan non ti sa dire però vuoi mica farti vedere in giro con Adelmo, lo sfigato brufoloso con cui condividi passione per la poesia? Vuoi mica andare alla festa di classe con Carlo, che sarà tanto bravo ma è uno e sessanta cagati, è più basso di te… o vuoi mica farti prendere in giro a vita perché ti vedi con Piero, che ha le orecchie di Dumbo? Eh no.
Oddio, ci sono delle piccole eroine dal carattere solido che fin da subito imparano a sbattersene ma la stragrande maggioranza impiegherà anni per capire che il principe può anche essere pelato e cassaintegrato.
Ma andiamo avanti, perché se già le favole e le scuole ci hanno rovinato l’immagine di un felice rapporto di coppia, ci si mettono anche i mass media…

Noi donne non solo dobbiamo stare con la reincarnazione di Ken ma dobbiamo anche dimostrare che possiamo fare carriera, figli, sport, curare il nostro corpo, lottare e vincere la cellulite, fare trekking ad alta quota sbattendocene dei dolori mestruali ed essere PURE simpatiche.

Il che si traduce -spesso- in un grande, pesante, esaurimento nervoso.
Ecco perché Carlo non ci piace però, nel mentre che attendiamo il nostro Ken (che poi arriva davvero, possibilmente prima della menopausa?), due botte gliele diamo, lo chiamiamo magari nel cuore della notte per dire che siamo tristi e sole e lui, pirla, vi risponde che è a Napoli per lavoro ma un salto tra 6 ore a Milano lo fa, che tanto è di strada e gli vien comodo.
Oppure ce lo portiamo dietro alle feste perché abbiamo l’autostima sotto ai piedi e l’ultima cosa che desideriamo è che l’ex ci veda single e disperate.. e lui forse un po’ lo intuisce che non c’è trippa per gatti, ma viene comunque con noi e fa tappezzeria nel momento in cui qualcuno di più prestante inizia a battercela.. E riusciamo anche a usarlo come contentino se il moroso ci fa incazzare, perché queste dannate favole che ci hanno raccontato parlavano di un “e vissero per sempre FELICI e CONTENTI“, mica di “FELICI e CONTENTI nonostante le sfighe quotidiane“…
Così sto disgraziato è anche capace di rimanere li, per anni, a fare la ruota di scorta e a sperare che prima o poi sto moroso (di cui gli parlate sempre male) lo mandiate a stendere.
Poi, in breve, potrei ancora dirvi di figli dell’amante spacciati per quelli del marito, così, che tanto le somiglianze sono un parere, chi vuoi che se ne accorga? Case comprate e matrimoni pronti annullati all’ultimo perché sembra che certe scelte non si riescano a fare prima di aver staccato assegni da millemila euro, anelli gettati con fare teatrale (che ok che un regalo è un regalo.. ma un De Beers, se non si prova nulla, forse sarebbe meglio rifiutarlo?), morosi lasciati perché la propria vita fa schifo e allora è colpa loro, ripresi perché ci sentivamo sole e impaurite, ridotti a scendiletto (“se non lo fai è perché non mi ami“), TI AMO detti un po’ a caso, rimangiati, ribaditi, che poi diventano “no beh forse non lo so se provo qualcosa, però sei come un fratello“..una frase che a qualsiasi generazione di pene-dotati DA’ I BRIVIDI.
Perché, mea culpa, la storia del fratello è quella che si tira fuori quando ci siamo accorte che l’abbiamo fatta annusare troppo al tipo sbagliato ed ora che ce l’abbiamo li, coi cuoricini al posto degli occhi e un anello di fidanzamento pronto per noi, non sappiamo più come liberarcene senza sentirci delle merde.
Cosa che, in effetti, saremmo.
Ma checcevoiffà, è comunque tutta colpa di sto’ stronzo di Ken non s’è ancora fatto vedere.

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.