Porte giuste e porte sbagliate

Stazione di Treviglio: una scritta in bianchetto mi informa che in tal giorno dell’inverno 2011, a causa dei caloriferi spenti, tutta la classe ha bigiato col permesso del prof.
Che bello, penso.
E probabilmente avrei fatto un lungo tuffo nei ricordi del liceo.. Ma una voce che parla un italiano stentato mi chiede:
-é questo binario 5?-.
A parte il metro e settantacinque di altezza. A parte il fisico esile con le curve al punto giusto. A parte il vestitino estivo che sembra fatto apposta per lei. A parte la lunga chioma bionda. Già solo a vederla in faccia pensi di avere davanti miss universo. Aggiungeteci le cose di cui prima..
È veramente una delle più belle ragazze che abbia mai visto ed ha un sorriso a dir poco spettacolare, di quelli che mettono gioia di vivere a mille; non parliamo poi del modo di fare, le movenze.. ‘na fata. Comunque non me ne innamoro alla fine.. E la rassicuro che è il binario 5 e che se non vede il treno è perché è in ritardo di cinque minuti.

Non faccio in tempo a finire la frase quando arriva il classico marpione che, forte della formula “italians do it better”, attacca con filippiche sui treni italiani, preoccupandosi di metterla sul chi-va-lá visto quanto fanno schifo treni, bus, strade, locali, negozi, nomi, cose e città.

A quel punto mi domando se i marpioni siano proprio sprovvisti di quello spirito d’osservazione sufficiente a capire che non c’è storia. Sarà che io son femmina e non capisco..

Comunque salgo in treno e non mi è difficile intuire dove si è seduta la bella straniera: all’altezza del terzo sedile tutti i passanti fanno una decelerazione e girano la testa di 90 gradi, allargando occhi e pupille. Dopo mezz’ora siamo a Milano centrale e ci si ritrova davanti alle porte.

Purtroppo per lei si sono aggiunti altri marpioni (credo che quando tornerà a casa ci descriverà come un popolo di morti di figa) che si offrono di aprire la porta che è dura, perché sai, in Italia la vita è così, teddeviarrangià, mo’ provo io che sso’ sempre rrotte (e qui soffoco una risata perché il tipo è la reincarnazione di Pasquale Laricchia), “mejjjio che lo faccio io co a’ forza bruta”.

Già. La vita in Italia è dura. Specie se sei marpione tra marpioni, col cervello che non ti permettere di leggere il cartello “scendere dall’altro lato” mentre tenti il rimorchio dell’anno e con me che, dalla porta giusta.. Attendo che in tre si sfatichino per poi fare “ehm, ehm” ed aprire.

Ah, ovviamente non ero l’unica ad aver notato il cartello.
Dietro di me, pronta a scendere, c’era un altro essere umano con cromosoma XX.

Si si, dura la vita 🙂

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.