Sappiate che il pettegolezzo non è una semplice attività da donnette annoiate e chiaccherone. Esso è un vero e proprio rituale, composto da elementi, fasi, personaggi e atteggiamenti che si ripetono ciclicamente, dando vita ad un rito vecchio quanto il mondo. Anzi, quanto l’uso della lingua parlata.
Dobbiamo innanzitutto far chiarezza e dare un’idea generica del fenomeno.
Per Pettegolezzo si intende il riportare con leggerezza fatti più o meno veritieri ad altre persone senza avere fonti certe (nonostante spesso si giuri e spergiuri di conoscere chi ha preso parte al fatto in questione o chi era li presente). Spesso ad ogni esposizione dei fatti (nE) si aggiungono particolari (b.l.a.) quali aggettivi e avverbi che arrivano anche a stravolgere il significato della frase, rendendo un altro fatto. Ad ogni passaggio di pettegolezzo (Pp) si perde quindi la veridicità dei fatti (V). In sostanza, chiamando X l’evento iniziale e t il tempo che passa (il numero che segue t è da intendersi il quantitativo di giorni che passano dall’avvento del fatto X) si ha che:
t0: X = X = V
t1: X+ b.l.a.^nE = +/- X = V/n (il valore di nE può essere indicativamente > 2)
t2: X+ b.l.a.^nE [dove n -> ∞] = CAZZATA COLOSSALE
Dobbiamo anche chiarire esattamente i limiti del fenomeno, tiriamo quindi in ballo due nuove variabili:
Acidità presente nello stomaco del narratore (PH)
Coefficiente di sputtanamento (S).
Ne consegue che:
Il valore del PH (partendo da 7 e arrivando a 0) è INVERSAMENTE PROPORZIONALE a S e DIRETTAMENTE PROPORZIONALE a V
- per PH = 7 –> S = 0 –> X = X o +/-X (si tenga comunque conto della dispersione dell’informazione dovuta all’eventuale qualità del canale presso cui si diffonde la notizia)
- per PH <7 >5 –> S > 0 –> X = V/n
- per PH <5 –> S tende a ∞ –> CAZZATA COLOSSALE.
Nel caso 1 si ha del pettegolezzo innocuo. Si tratta di conversazioni fatte per educazione (a meno che non si abbia l’aplomb della regina Elisabetta che pare parli solo o di cavalli o di tempo atmosferico) o per ingannare il tempo quando si è in coda. Normalmente il narratore o non conosce i personaggi dell’evento X o ha l’intelligenza che gli suggerisce di non dilungarsi a parlare di cose di cui non è certo. Come scritto in nota, si tenga conto che in base alla quantità di passaggi e alla qualità del canale (ad esempio, se si è al semaforo e passa un tir, è facile capire “Sabrina si è fatta un Piero” al posto di “Sabrina si è fatta un piercing”) si possono presentare degli errori.
Nel caso 2 si ha del pettegolezzo da pepia. Vi potrei rendere l’idea con una frase cantata da De Andrè in “Bocca di Rosa”: “Si sa che la gente da buoni consigli sentendosi come Gesù nel tempio, si sa che la gente da buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”.
Nel caso 3 si ha del puro sputtanamento. Il narratore non conosce i fatti e arricchisce con particolari arbitrariamente inventati, col chiaro scopo di danneggiare i protagonisti dell’evento X.
Nel prossimo capitolo approfondiremo l’argomento dal punto di vista sociale e rituale.
Non mancate!