Pessime categorie con cui aver a che fare durante un evento sociale

Che siate dei pantofolai o dei PR, a tutti voi sarà capitato (almeno una volta nella vita, mi auguro!) di essere invitati ad un aperitivo/buffet/cena/pranzo/festa.
A meno che non sia la solita rimpatriata tra gli amici pirla di sempre (in quel caso è sufficiente anche una pastasciutta fatta in casa, il divertimento viene poi da sé), ci si ritrova ad aver a che fare con gente nuova o con cui si ha poca confidenza; ebbene, una volta superati i convenevoli questi eventi sociali possono diventare la fucina di nuove e divertenti relazioni e, perché no, anche l’occasione per trovare l’anima gemella.
Tuttavia ci possono anche essere dei risvolti negativi, come l’incappare in una delle seguenti Pessime Categorie Con Cui Aver A Che Fare Durante Un Evento Sociale.

Dato che non possiamo pretendere i risultati del test di Rorschach per ogni singolo invitato all’evento, dovremmo armarci di pazienza e tentare quell’atteggiamento (degno dei migliori diplomatici delle Nazioni Unite) che ci permetterà di sopravvivere alle boiate che andremo a vedere/sentire senza però sembrare scortesi.
Una prima arma è la conoscenza, quindi vi esorto a leggere il frutto della mia quasi-ventennale esperienza.

Eccovi le categorie che ho identificato.

• Il cabarettista. A discapito del nome no, non fa proprio ridere. Le sue battute arrivano direttamente dai Topolino che leggeva negli anni ’80 all’oratorio e non hanno la benché minima verve, però, vai a sapere per quale turba mentale, lui non se ne accorge e continua ad ammorbare tutti con i monologhi riciclati dalle ultime puntate di Zelig (inutile dire che l’avete già sentita, non gli scalfirete la troppa fiducia che ripone in sé stesso). Spesso tocca l’apice (il più delle volte istigato dalla partner o da un parente stretto) sciorinando il best-of delle sue barzellette, che ovviamente tutti sanno, che ovviamente non vi strapperanno più che un mezzo sorriso e che istigheranno la furia comica del cabarettista nei vostri confronti per la mancata standing ovation.
Strategia di sopravvivenza: Non ascoltateli. Come chiude bocca partite in una fragorosa risata e copriteli di complimenti. Da evitare le battute sarcastiche, dato che il sarcasmo richiede un certo livello di acume che nel cabarettista latita.

• Quello che tutto sa. Non importa quale sia l’argomento, non puoi competere: lui ne sa di più. Se hai trovato del pellet in offerta a 3,8 euro al kg, lui l’ha trovato a 2,5 ed è austriaco di altissima qualità che la stufa non si sporca, ma profuma di talco. Se a cena siete arrivati con una bottiglia di Chianti presa direttamente dal produttore durante l’ultimo vostro viaggio in toscana (svenandovi per prendere l’annata buona), loro contesteranno che il Brunello del 2004 era molto ma molto meglio. Se hai adottato un cucciolo di pastore tedesco, lui come minimo ha salvato un san bernardo da una valanga che oggi lo ringrazia portandogli giornale, colazione e pantofole a letto. Non c’è verso, respira, fona anche solo una sillaba e lui, per spirito innato, te la completa; a guai mostrare segni di fastidio o a palesare l’espressione del “non me ne frega una beata mazza“, il suo ego si gonfia più del tacchino ripieno che avete mangiato e continua, imperterrito, a elargire curiosi aneddoti e pillole di saggezza.
Strategia di sopravvivenza: Come prima, non ascoltateli. Come chiude bocca annuite e spalancate gli occhi, stile apparizione della Madonna di Lourdes; perché prima l’ego di quello-che-tutto-sa si gonfia, prima la pianta sfrangiarvi i maroni.

• Il paturnio. La malinconia che esprime il suo sguardo non l’otterrete neanche da dieci donne gravide che stanno guardando Hackiko o Autumn New York; non interagisce e, quando lo fa, esprime poche ed ermetiche sillabe che lascino intendere il grande tormento interiore che li attanaglia. Spinti dalla vostra carità cristiana, acquisita in anni di catechismo e di cui non siete ancora riusciti a liberarvi, beccherete l’amico in comune e domanderete se il personaggio in questione ha subito un lutto di recente o vive una situazione difficile. Appurato che così non è (in questi casi il problema non è MAI serio quanto un cancro), sempre per la carità cristiana di cui prima, provate ad avvicinarvi e a dare un po’ di conforto.. peccato che il paturnio non anela a qualcuno che capisca e incoraggi ma piuttosto a uno che li compatisca. Verrete quindi risucchiati in un vortice di seghe mentali, racconti di sfighe che manco nella peggiore soap opera argentina, problemi, rancori, torti subiti e tentativi di rimettersi in piedi. Cosa che, grazie a stomondodemerdaanfame, a loro cuori straziati ormai è impossibile.
Strategia di sopravvivenza: mai, mai, mai, mai e poi mai compatirli. Davvero. Siate positivi, date loro spunti su cui lavorare e FERMATEVI QUI. Che tanto non siete psicologi a caccia di clienti, ma soprattutto: quando escono dal momento nero state tranquilli che si dimenticheranno di voi che avete sacrificato una serata a sentirli fuori, al gelo, mentre dentro tutti cantavano Meu Amigo Charlie Brown.

Lo smartphone-dipendente. Non si riesce a fare più di cinque minuti di conversazione che estraggono il telefono e bon, persi. Magari son proprio loro che hanno iniziato il discorso, magari sono arrivati al climax, il senso di tutto un periodo sta per essere svelato e.. Bip bip. Nemmeno la cortesia di “attendi un momento” e, mentre cerchi di continuare, parte una serie di scatti del locale, degli amici che parlano, di te che allibita provi a finire il discorso e, tra un “ahah” e un “si certo”, caricano su Facebook. Tranquilli, non pensate di essere noiosi, è che non ce la fanno: devono condividere, commentare, messaggiare, insomma.. rendere partecipe il mondo di tutto quello che fanno, sia mai che qualcuno pensi che non si divertano. Può anche essere che, mentre si intavola un discorso, lui/lei blocchi tutti per farsi fare una foto per mostrare che sta bevendo un Mojito da 10 euro.
Strategie di sopravvivenza: niente, male che vada una serie di scatti di cui non vi eravate accorti (ma che vi ritraggono mentre vi state strafogando di pizzette o con espressioni imbarazzanti) finiranno nell’album “ssssserate in compagnia” o “super-mega-amici-di-sempre“.

L’inquisitore. è una categoria più frequente negli eventi familiari, raro che tra gli amici (che, a differenza dei primi, ce li scegliamo) spunti un rompipalle simile.
Comunque, mai dire mai.
Sono quelli che se ti vedono sola già domandano “ma il fidanzato non ce l’hai?”, se hai appena detto che è un periodo stressante incalzano “ma come? Non andava bene il lavoro? Che c’è? Sei sulle spine perché temi che ti licenzino? Subisci mobbing? Ecc.. Ecc..“, se sei ingrassato “come mai ti sei lasciato andare?“, se sei dimagrito “oddio, ma va tutto bene?“, insomma, esci dal loro schema mentale ed è subito interrogatorio con domande che ti fan toccare gli attributi per scaramanzia.
Strategia di sopravvivenza: imparare dal grande maestro Lello Mascetti. Mi raccomando, convinti e sicuri.

Il musicante. Lo trovi soprattutto alle feste/cene/pranzi in casa di chi possiede uno strumento musicale. Ad uno degli astanti parte (forse per il troppo alcool in corpo) la frase: “Dai, suonacene una bella, che cantiamo!” ed il musicante, che più delle prime tre pagine del canzoniere del 1987 non sa, entusiasta riceve lo strumento. Investito di tale responsabilità inizia a suonare ininterrottamente il giro di SOL (il più facile da memorizzare) su cui pretende di cantare ogni canzone, vecchia o nuova che sia; nonostante gli accordi se li scelga lui è una continua lotta tra fondamentali, semi-più-o-meno-diminuiti, maggiori-quasi-eccedenti o, molto più comunemente, fatti a culo. Per la legge di Muprhy, se voi avete una minima cultura musicale qualcuno degli astanti vi chiederà (o il musicante stesso): “eh, bravo eh? Che ne pensi?” domanda critica grazie alla quale potreste passare per il peggior stronzo mai conosciuto.
Strategia di sopravvivenza: Nessuna, se non questa.

Quello che la spara grossa. Hanno guidato sulla pista del Lingotto, visto lo studio privato del Papa, stretto la mano a Obama e, se non fosse stata per la loro sfortuna cieca, potevano diventare famosi grazie al loro capolavoro letterario mai pubblicato. La loro esistenza è la prova che la fantasia davvero non ha i limiti, nemmeno quelli imposti dalla decenza che spinge ognuno di noi a moderare le palle che conta per far colpo sulla gente. A conciliare il tutto c’è quell’espressione da “stai per caso mettendo in dubbio quello dico? Folleeee!” che potrebbe sfociare in un attacco nei vostri confronti (eretici che non siete altro!). Attenti che più occhi ha puntati addosso, più la fantasia aumenta e, se riuscirete a rimanere impassibili di fronte a tante cazzate, potreste trovare parecchi spunti per la sceneggiatura del un film fantascientifico che da tanto desiderate scrivere.
Strategia di sopravvivenza: Mani a carciofo e tanta sfrontatezza.

E per ora è tutto. Sono sicura che coi cenoni e i pranzi che mi riserveranno l’imminente periodo natalizio potrò rimpolpare la lista… Attendo anche i vostri consigli.

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.

4 Risposte a “Pessime categorie con cui aver a che fare durante un evento sociale”

  1. Eccomi qui! Io faccio parte del “so tutto io ” e del “paturnio”! Olè! ma sapendolo, tendo ad evitare di presenziare troppo..sono anche vagamente altruista!! 😛
    Devo dire che – chi più, chi meno – ho avuto modo di incotnrare tutti e..beh, hai davvero ragione!! XD
    Però, devo dire che quando mi capita di incontrare “colui che la spara grossa”…invece di “mano a carciofo e sfrontatezza”, preferisco fare l’interessato. Mi ha sempre affascinato constatare fino a che punto la fantasia umana possa spingersi!! 😛 (però ammetto che alla fine…mi tocca smer…ehm..smentirlo in modo clamoroso. D’altronde, io sono un “so tutto io”, capperi!! 😉 )

  2. Ahahaha, mi fa sorridere tutto ciò, ma questo vale soprattutto per le persone di sesso maschile, per le Tonne o presunte tali si possono annoverare anche altre tipologie comportamentali… c’è chi, ormai alla nostra veneranda età, attacca a parlare del figlio/a che fa questo e quello e quell’altro… ma se è appena nato più che mangiare e defecare non fa… come tutti, invece no, piccoli Einstein crescono…
    Poi ci sono quelle che si lamentano che sono sfortunate in Ammoreee, perché fondamentalmente sono troppo buone, che si sono abituate al fatto di essere incomprese e che anche solo pensare ad un eventuale partner fa loro ribrezzo… poi chiaramente d’estate si fanno i viaggi intellettualmente impegnati a Cuba, ad Ibiza, quei bei villaggi turistici che offrono CULtura a frotte… sgranocchiatrici di pannocchie berbere valà…
    Poi ci sono le macrobiotiche, quelle che credono nelle congiunzioni astrali, quelle che… “guarda quella là come va vestita” per poi rivolgersi a lei con “tesssooorooo, ma quanto sei cariiiina”
    eccetera eccetera eccetera…
    A differenza di Mr nebbiolo (se ti metti a far vino dimmelo che ti appoggio per mezzo mondo), io sono quello che… “non ha decenza”, non importa chi ci sia attorno, se anche ci fosse il papa ed il discorso ha portato a parlare della complessa rete della cloaca maxima… io inizio a parlare della cloaca maxima, di come si defecava allegramente nell’epoca di scrotolo augustolo e dell’allegria che aleggiava (e non solo quella) nell’aria.
    Per il resto io risulto essere lo stronzo che critica e che smerda la gente, diventando “l’antipatico”… lo riconosco.
    Complimenti a Paulëta per la scrittura, denota molta ironia…
    Tanti cari salumi… Un Mik!

  3. Yari: tu hai la pazienza che mi manca e che mi induce alle mani a carciofo.. oppure la vedo un po’ da mamma: è giusto dire i no che aiutano a crescere ed è quindi giusto che se uno spara cazzate venga smerdato pubblicamente. Questo però porta (come dice Mik) a essere etichettati come stronzi.. con conseguente morte in solitaria. Ma devo precisare che il paturnio come lo intendo io è volutamente così, perché spesso si rivela più un modo per attirare l’attenzione, non per esprimere un malessere (che giustamente ognuno di noi può provare).. questo però è più da “t”none che non da ometti (noi con le lacrimi facili e la gnocca possiamo conquistare il mondo).
    PEr Mik: non sono sicura che le tue categorie siano così femminili (a parte la mamma che parla del figlio come un piccolo genio, cosa che spero di non diventare sennò datelo ai servizi sociali!). Ormai il macrobiotico o il vivere-sano-e-vegano conquista anche i maschi (credo più per rimorchiare facile che per una vera coscienza ambientalista) e i delusi d’amore che sentenziano “tanto le donne sono tutte zoccole” sono tanti quante le sgranocchiatrici di pannocchie deluse dalla vita!

  4. Una citazione al Nobel, Pulitzer, Oscar (dove vuoi, va bene tutto!) per aver ammesso che “noi con le lacrimi facili e la gnocca possiamo conquistare il mondo”!
    Per quanto dice il Mik, sempre meglio passare per stronzi ed essere sinceri, che super ipocriti. Ultimamente dico un po’ più facilmente le cose in faccia alle persone (parlo di quelle negative..”scomode”) e devo dire che..sì, magari ci son meno persone attorno a me, però mi sento molto meglio con me stesso e con gli altri. Almeno i pochi che son rimasti! 😉

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