La settimana smartphone-free

Mentre il mio carissimo amico del Melaggiusti mi “imbustava” il Samsung Galaxy S4 nuovo di pacca in una cover gommosa, con tanto di vetroresina protettivo, già me lo immaginavo: un giorno, vicino o lontano, lo smartphone sarebbe caduto vittima della furia bambinicida del Nano e l’amico, grazie al quasi-duenne, si sarebbe potuto permettere una crociera ai caraibi.

Quello che non potevo immaginare era che il supracitato non glielo avrei nemmeno più riportato. Mi bastò una telefonata dove descrivevo l’entità del danno per sentirmi rispondere quel che più temevo:

Spendi meno a comprartene uno nuovo.

Ora, il tema del post non è tanto il fatto che ormai gli smartphone li tirano sulla schiena e che ormai tutti funzionano abbastanza bene da non dover desiderare i prodotti Apple se non per puro desiderio edonistico. Il punto è che avendo comprato il nuovo telefono su eBay facendo la taccagna sulla spedizione HO PASSATO UNA SETTIMANA SENZA SMARTPHONE.

Si, io.

La nerd, quella che se non si fa un giro su Facebook prima di andare a dormire non riesce a chiudere occhio, quella che “fermi che faccio una foto” – “ma hai la reflex dietro” – “eh, lo so, ma così la carico subito!”, quella che segue i programmi trash solo per ammazzarsi dal ridere coi tweet, quella che, per quanto si vergogni ad ammetterlo, se cucina qualcosa di figo pubblica lo scatto su Instagram con l’hashtag “foodporn”.

La stessa che, mentre si tratteneva dallo spedire in collegio il figlio, ha dichiarato: “bene, basta, ora recupero una vecchia sim, metto il piano tariffario dei pensionati e ricarico il mio Nokia 3310“.

Cosa che ovviamente non ho fatto, anche perché non avevo più alcuna sim attiva da utilizzare col mio primo cellulare figo (e lo ribadisco a voi ggiovanidoggi, si, il Nokia 3310 non andava su internet ma è comunque leggenda) e Madreh, assieme a Padreh, s’è talmente inorridita all’idea che andassi in giro senza telefono (non tanto per me, quanto per il loro unico nipotino) che mi ha rifilato un suo vecchio Samsung.

[Che si, era uno smartphone ma talmente scassone che le dita minacciavano il suicidio se provavo ad attivare il WiFi].

Così, dopo aver trovato ed ordinato un Huawei P8 lite su eBay, ho disattivato la connessione dati, il wi-fi e per una settimana sono tornata indietro agli anni del liceo, quando i telefonini telefonavano, le macchine fotografiche fotografavano ed i video te li vedevi solo se necessario quando papà smetteva di lavorare al computer (per tutto il resto c’erano le biblioteche, le enciclopedie e i locali pubblici).

Ecco quindi il resoconto della mia settimana smartphone-free.

Anzitutto ho dovuto creare delle chat di gruppo con Messenger in sostituzione di quelle di WhatsApp

e farmi inoltrare i contenuti di queste perché tra i miei conoscenti ci sono dei riottosi che si vantano di non avere Facebook o di cagarlo saltuariamente una volta al mese. Quindi per una settimana mi sono dovuta far rimbalzare i messaggi di chat in chat e fare a meno delle spassosissime barzellette di Madreh.

I viaggi lungo l’A4 sono diventati d’improvviso delle spedizioni tipo crociate ricchi di imprevisti e pericoli:

metti che ti succeda qualcosa” ripeteva insistentemente una vocina interiore “come fai a chiamare i soccorsi con quel catorcio che rimane acceso massimo quattro ore“?
Inutile dire che la vocina aveva pienamente ragione. A parte il fatto che ancora adesso (annus domini 2016) non ho un carica batterie in macchina però poi m’è sovvenuta la domanda: ma fino a vent’anni fa come abbiamo fatto ad andare in vacanza, sparandoci ore e ore di macchina, senza un cellulare? E gli amici che andavano in meridione dai parenti? Eh? Sono mica morti, santo cielo… Ed è grazie a questa riflessione ho fatto ben tre andate-ritorno Crema-Vercelli senza andare nel panico, solo con un leggero velo di sudore sulla fronte.

Altra grave carenza (ma son sicura che marito, figlio e gatto ne abbiano tratto giovamento) sono state le foto.

Che si, ho la reflex, ma tempo che mi ricordo dov’è (solitamente su un piano della casa diverso da quello in cui sono), la accendo e faccio le mie regolazioni ciao core. Il pathos s’è spento, la luce poetica è svanita e la foto del secolo s’è persa per sempre assieme all’occasione di diventare una concorrente di Amici.
Il lato positivo è che per una settimana non ho dovuto badare all’impiattamento senza far raffreddare il tutto per mettere venti hashtag su Instagram.

Di Twitter sono andata in crisi d’astinenza durante le trasmissioni di Real Time.

Ammettendo a me stessa che guardare Take Me Out e Alta Infedeltà senza i corrispettivi tweet è come mangiare le Fonzie senza leccarti le dita.
Godi solo a metà.

Le code alle casse senza Swarm sono diventate un dramma

ma allo stesso tempo il mio spirito osservatore è tornato in esercizio permettendomi di osservare l’umanità in tutti i suoi aspetti: persone in pantofole, che annusano la farina (confezionata), che si scaccolano e prendono la frutta dalle cassette senza guanti o gli occhi sognanti di un bimbo davanti a un ovetto Kinder.
Per non dire del fatto che anziché fermarmi davanti ad un monumento a fare il check-in mi sono fermata per guardarlo e basta (anche se nel mentre mi sembrava di sentire il tin tin tin dei coin premio).

Ho preso poi atto che gli sms sono morti.

Li usano più solo i vetusti che non si vogliono scaricare Wathsapp (o quelli che credono che tornerà ad essere a pagamento e costerà quintordici euro al mese se non invii il messaggio ad almeno 230 persone toccando il pallino rosso sullo schermo e facendo una giravolta nel mentre), mia suocera che vive con un Nokia dell’anteguerra, quelli che vivono in inculandia laddove il 3g non arriva ed il Biella Scarpe, che mi avvisa quando ci sono gli sconti e le promozioni. Guardando quelle poche conversazioni fatte via sms nell’anno di vita del mio smartphone ho avuto la triste consapevolezza che loro, le boy band e l’abbinata pantalone a vita bassa – maglietta corta all’ombelico sono ormai un antico reperto dei primi 2000.
Come la mia gioventù, ecco.
Quindi ho avuto un momento un po’ così, di amarezza mista a commozione che, son sicura, avessi avuto funzionante il mio smartphone con Candy Crush Soda non sarebbe capitato.

Per quanto riguarda il social network più famoso del pianeta.. vi devo dire che no, non mi è mancato particolarmente.

Probabilmente perché Facebook, da social che promuove la comunicazione e l’interazione tra persone vicine e lontane, è passato ad essere una mera vetrina per il proprio ego con le conseguenti corse alla conquista di più Like possibili.
Anche se all’inizio, lo ammetto, è stato difficile starne senza.
Vedere però la propria pagina sul computer (collocato in mansarda, quindi sono stata pure costretta a fare esercizio fisico) due o tre volte al giorno si è rivelato rinfrancante: 20 notifiche a botta che una volta controllate non hai più voglia di scrollare la bacheca e ti concentri solo sulle cose utili (tipo promozione gruppi, eventi e status mirati) senza distrarsi ogni due per tre con l’ennesima gif di Shortology o video che fa impazzire il web. Niente nervoso post-lettura-cagate, niente complottari, niente anti-vaccinisti, niente integralisti vegani: sono tornata a conoscere le persone solo per come mi appaiono in quei dieci secondi di saluti per strada, senza sapere che razza di fascio-nazi-ignoranti siano nel proprio intimo.

Per non dire di quanto tempo abbia recuperato nell’arco della giornata, perché son sempre “solo due secondi che guardo il telefono” che se sommati fanno due ore.

Gli occhi hanno riassaporato la lettura su carta, il mio cervello è tornato a concentrarsi, pollice e indice si sono riposati mentre la mano impugnava la biro. Si, mi è mancato Evernote in certi momenti, ma i post li ho scritti lo stesso condensando le idee in pratici schemi come solevo fare quando scrivevo le bozze dei temi al liceo.
E sono stata costretta a scrivere solo quando ho avuto effettivamente tempo… Che è meglio di buttare giù frasi ad cazzum tra una manata del Nano e un colpo di spugna al lavello.

Poi volete mettere? Andare in giro senza piegare il collo su un dispositivo mobile e apprezzare il panorama, il profumo della tiepida aria primaverile, osservare la fauna lungo i campi ed i fossi della campagna, senza perdersi nessun particolare..

E maledire tutti quando ti plana davanti un bellissimo airone e non hai niente per fotografarlo.

La settimana senza smartphone

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.

3 Risposte a “La settimana smartphone-free”

  1. Bellissimo post! L’ho letto tutto d’un fiato (e sorridendo) perché vorrei tanto autoimpormi – oppure attendo che anche il mio smartphone schiatti improvvisamente?!)- un breve periodo di disintossicazione, ma non riesco… sono completamente dentro il tunnel! :/ E come hai fatto con il Nano? Non te lo chiedeva per vedere i SUOI video? 😉

  2. Bellissimo post! L’ho letto tutto d’un fiato (sorridendo) perché vorrei autoimpormi un periodo di disintossicazione da smartphone (o attendo anch’io che schiatti improvvisamente?!)… ma non riesco, sono completamente nel tunnel! :/ E come hai fatto con il nano? Non voleva vedere i SUOI video nel cel? 😉

    1. Grazie! Beh, secondo me funziona molto meglio la seconda opzione (anche io cercavo di disintossicarmi) però non è per nulla economica! 😀
      Il nano si è rivolto direttamente a tutti gli altri possessori di smartphone come papà e nonni 🙂 ora con quello nuovo faccio attenzione a non farmi vedere che lo uso e lo ritiro sempre laddove lui non possa arrivare. Per ora non reclama! Vedremo poi…

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