Il locale IN

Eh no, i tacchi no. Già che ci sarà ressa, già che mi han detto che è un posto da fighetti, già che mi guarderanno male se vorrò accostare il mio tavolo a quello di altre persone per poter parlare meglio.. già che dovrò urlare anzichè parlare.. almeno i tacchi: NO!

Infilo quindi i miei stivali, salgo in macchina e mi dirigo in quello che a detta di tutti è il miglior locale della città. Il nuovo punto di ritrovo del “giro pecoranza”. Posteggio la macchina sulla strada, perchè il parcheggio interno è già pieno e c’è già un drappello consistente fuori.. ma non di persone che vogliono entrare.. gente che è entrata, ha sentito la musica troppo alta e per parlare va fuori (e magari si fuma anche una sigaretta); oppure gente che è entrata, non si sentiva abbastanza ammirata dagli avventori, ed allora è uscita in strada per farsi ammirare anche da passanti e automobilisti.

Apro la porta.
Incredibilmente la musica non è altissima, me ne compiaccio, potrò chiaccherare.. poi attaccherà il tributo a Bon Jovi (ma tra l’altro.. in sto mare di fighetti-tunz-tunz.. qualcuno apprezzerà Bon Jovi? Lo sanno che non è un DJ? Mah..) e correrò in prima fila a saltare.
Ecco, il fatto che ci sia un tributo rock mi fa ben sperare che certa gente, inorridita, stasera non venga a occupare i tavoli.
E invece eccoli…
…Uomini con le soppracciglia fatte. Va bene, penso, non sono il mio tipo ma dai, son carini… Uomini con magliette aderenti e sciarpina leggera. Mh, si, dai, è un look che ringiovanisce.. anche se passati i 40 io eviterei la sciarpina, perchè più che intellettuale dandy sembrano brutte copie di Alfonso Signorini. Uomini con magliette aderenti e bicipiti accennati, ma con la pancia (per quanto stiano contraendo gli addominali da mezz’ora, lo vedo, sono paonazzi in volto) che rovinosamente “tira” la t-shirt. Uomini con il capello selvaggio, “californiano” (si, quel capello finto spettinato non troppo lungo si chiama così, l’ho scoperto l’unica volta che ho visto quell’ obrobrio di “ma come ti vesti” su Real Time), con le meches, che purtroppo per loro non nasconde il crudele avanzare della stempiatura.
Ma ora basta parlare di uomini.
Ci sono anche le milf. E devo aprire una parentesi: non ho nulla in contrario se passati i 40 anni le tette ti stanno su e nonostante due parti sei ancora in splendida forma.. beata te! Ma hai pur sempre 40 anni, non 20 e se ti vesti con gli abitini da ventenne si, sembri proprio una milf. Se non sai cos’è una milf vai su You Porn e troverai tutte le risposte.
Abitini, tacchi, camicette di seta, generose scollature, spalle scoperte che mostrano i danni di troppe lampade, occhiaie coperte da correttore messo male, trucco appariscente, pelli lucide e rossetti vistosi, mise audaci, di tendenza (in arrivo dalle passerelle di Milano secondo loro, per me giungono dalle bancarelle della metro di San Donato).. insomma.. l’importante e far intuire che si hanno addosso millemila euro di abbigliamento.
E questo era il capitolo “avventori”.
Ah, per la cronaca: quando il tributo a Bon Jovi ha iniziato a suonare qualcuno è andato nel panico (“ma che è sto rumore? Ma quando mi rimettono l’ultimo di Dj Abdel l’afrosalsiero?”).

Fuori intanto la ressa incalza, ci saranno una quarantina di persone che non entrano, rimangono li, con gli occhi puntati o sulla strada (per vedere chi passa) o sulla porta (per vedere chi esce, a che ora esce e con chi).

Raggiungo i miei amici che attendono da mezzora tre piatti di carne ed una pizza; passa una cameriera e domanda se hanno già finito. I piatti sono lucenti, i tovaglioli lindi. “No, veramente non ci hanno ancora portato nulla”. Passerà un’altra mezzora prima che giungano coi piatti. Quindi un’ora in totale.
Arriva un mio amico e lo imploro di fare piuttosto la coda alla cassa per prendere una birra; lui sostiene che se si siede al tavolo.. e pagherà la cocciutaggine con mezz’ora di attesa per una media. Passerà un altro cameriere a cui chiederà che fine ha fatto la sua ordinazione ed il cameriere, sentendo a chi abbiamo chiesto la birra, alza gli occhi al cielo. Un altro quarto d’ora e finalmente berrà la sua media bionda.
Chiediamo il dolce: tre mousse al cioccolato ed una panna cotta. Arriveranno abbastanza in fretta. Quando ce le portano un altro ragazzo del tavolo chiede “porti una mousse anche a me?”. La cameriera annuisce. Di quella mousse se ne perderanno le tracce fino a quasi fine serata quando, dopo aver nuovamente chiesto al cameriere (che di nuovo sospira e rotea gli occhi verso l’alto), ricompare la cameriera che ci porta quattro mousse al cioccolato e una panna cotta.
Ci uccide con lo sguardo quando le facciamo notare che la mousse era una sola.

A rallegrare comunque c’è la musica di Bon Jovi, si sgomita un po’ per arrivare al palco, bisogna sopportare gli allupati coetanei di mio padre che piantano gli occhi sui culi che vedono passare e danno voti e suggerimenti su come sfruttarli. Devo sopportare anche lo sguardo di chi conosce, mi guarda e poi mi passa davanti senza salutare.

Dimenticavo, nel mentre i buttafuori fanno storie ad alcuni ragazzi che, venendo a sentire un tributo a Bon Jovi, si son permessi di venire in jeans e maglietta con teschi e/o disegni che non appartengono a nessuna marca che fa tendenza.

La serata finisce, saluto chi conosco, scambio quattro parole ed infine la pazienza reclama il silenzio e la quiete della mia macchina.
Sgomito.
Ahia, qualcuno mi pesta il piede.
La porta, per Dio, fatemi uscire… apro, davanti a me il tappeto rosso dell’ingresso ormai sgombro, ci sono più solo dei drappelli di fumatori sparsi qua e la per il marciapiede..
-No!-. Mi sento dire. Alzo la testa. è il buttafuori che mi indica la parte destra del tappeto (la parte sinistra, quella dell’entrata, è deserta, d’altronde ormai stanno chiudendo…).
-Si esce di li..-. Mi dice bello sorridente.

La mia risposta?

Quella del conte Mascetti al cimitero, in “Amici Miei Atto 2”, quando al banchetto chiede quanto vengono i fiori e gli dicono “seimila lire”.

-MAVVAFFANC*LO-.

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.