Grazie.

E te ne vai così, dunque?
Senza dire niente a nessuno, da solo, sulla tua adorata bicicletta?
E però potevi aspettare.. o potevi arrivare già a mezzogiorno, domenica, così almeno ci incrociavamo mentre io andavo a Vercelli.. io un altro “ciao bimba” lo avrei sentito volentieri. Ma si vede che doveva andare proprio così, facciamocene una ragione.
E cosa posso dire nonno adesso? Io sono qui, nella mia casa che sei riuscito a vedere una sola volta, quando tutto era ancora sottosopra; mi avevi detto che ero lontana ma non troppo (infondo, per te che facevi su e giù in macchina dalle risaie a Popiglio, 130 km non eran niente) ed io volevo invitarvi tutti qui, volevo fare un pranzo simbolico in cambio di tutti quelli che avevate preparato a me quando andavo a scuola.
Come al solito ho rimandato troppo, vero?
E ora a chi chiedo come si viveva a Popiglio, durante la guerra? Com’era la tua vita a Torino, coi tuoi fratelli, il tuo papà e la tua mamma, com’erano quegli edifici e quelle vie in cui sono passata anche io quando andavo a lavorare? Ma ti ricordi quando vi ho fatto vedere da google Earth la casa degli zii a Popiglio, che nonna quasi si commuoveva? E tu che avevi chiesto se si poteva vedere Torino e da li mi facesti vedere dov’era la vostra casa? Chi passa i dopo pranzi con me a raccontarmi aneddoti sulla famiglia? Chi? Che non ci siete nè te nè nonna…
E poi chi mi chiamerà al telefono per farmi sapere che in tv c’è un coro gospel? O un documentario sull’America? Ma lo sai che bello era per me farti vedere le foto dei viaggi quando tu per primo mi facevi viaggiare da piccola, solo raccontandomi quello che avevi imparato dai documentari e da zia Rosanna che girava il mondo? Sai che è grazie a te se non riesco a fossilizzarmi su una spiaggia a prendere il sole perchè voglio sempre vedere qualcosa di nuovo?
Sai che quando da ragazzina mi prendevano in giro dandomi della sfigata, mi bastava sentire te che mi dicevi che ero una brava bambina e già tutto tornava nel verso giusto? Sai che parlavo di te coi miei amici, che eri un super nonno che con 86 anni ti eri fatto operare di cataratta ed avevi ripreso la patente (mentre io ho avuto l’obbligo delle lenti fin da subito)? Sai che quando vedo “missione tata” rido perchè a me non serviva la baby sitter-pedagoga perchè avevo te e le nonne che facevate dieci volte tanto?

Ora che ci penso.. ti ho mai detto che ti voglio bene? Che ti sono grata di tutto, soprattutto di quando sei venuto al Dharamshala a sentirmi col coro, che avevamo dei volumi altissimi ed i microfoni che fischiavano? E quando a fine serata mi hai chiesto se ti portavo mezza pinta di birra? Te l’ho detto che ero stra-fiera di averti li?

Posso sperare che ci sia vita dopo la morte, e che in qualche modo tu possa leggerlo, o leggermelo nei pensieri. Posso sperare che tu non ti sia accorto di nulla, domenica, e che senza pensarci ti sia trovato dal pedalare verso San Germano al pedalare verso la nonna.
Ad ogni modo.. Grazie, grazie di essere stato il mio nonno, grazie di tutto il tempo passato con me, grazie delle sgridate e grazie di qualsiasi cosa detta o fatta per il mio bene. Grazie mille.

La tua Paoletta.

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.