Di quando conobbi Pier Giacomo

Oh, io vi avviso: questo non è per niente un post cosmo-friendly, vale a dire che se inorridite di fronte a uno shatush per il solo fatto che quest’anno va di moda il wob potete pure chiudere la pagina.

[E tornare sul sito di cosmopolitan per scoprire come copiare i preziosissimi caschetti di Emma Stone che mi dicono che così si rimorchia di brutto].

Dunque, Pier Giacomo è un brufolo.

Si, ho dato un nome proprio a un inestetismo cutaneo e aspettate a chiamare la neuro perché c’è del senso in tutto ciò. Pier Giacomo era spuntato mesi e mesi fa, forse un anno addirittura. Aveva le caratteristiche di un normale pallino di grasso che aveva fatto l’upgrade a brufolo medio per poi entrare nella categoria pesi-massimi-del-pus (ci tengo a ricordarvi che vi avevo avvisati riguardo lo schifo del post) e finire poi con la consueta esplosione, fine che ha fatto assieme ad altri due amici che avevo nominato al volo Giangiorgio e Mariofelice.

Solo che, a differenza di questi ultimi, Pier Giacomo s’era rivelato più tenace.

Il maledetto rimase a lungo sulla mia guancia ridotto ai minimi termini e solleticandomi per mesi l’idea, ogni volta che me lo sentivo sotto pelle, di farlo vedere dal dermatologo che sai mai sia una ciste (cosa ovviamente caduta di continuo nella mia poco cagata to-do list). Poi, dopo tre giorni di mare, suoceri, cognata e nipoti vivaci, Pier Giacomo ha ripreso vigore fino a diventare un imbarazzante bubbone visibile a metri di distanza.

[Soprattutto visibile a mio padre che se deve notare il nuovo taglio di capelli ce la fa solo se si trova sotto al naso la ricevuta della parrucchiera ma se c’è un inestetismo che già ti provoca pessimismo e fastidio te lo sgama e te lo fa notare fino allo sclero].

Ovviamente il meteorite s’è palesato sulla mia guancia il giovedì sera, proprio per mettersi in bella mostra nel week end.. e per di più non un fine settimana di quelli morti dove tutti sono in vacanza o hanno i fatti propri da farsi, no, uno di quelli in cui si esce il venerdì, il sabato e la domenica.

Senza pupo, che i nonni se lo vogliono spupazzare e quindi non hai niente per distogliere l’attenzione.
Ora, se tutto ciò fosse accaduto prima di maggio, prima degli attacchi di panico, prima dei giri dai dottori per capire perché di punto in bianco non volessi lasciare il divano, prima dei pianti liberatori e prima del vortice della depressione, mi sarei chiusa in casa maledicendo la mia pelle grassa, il mio destino di perenne sfigata e tutte le persone che si meriterebbero la lebbra per come si comportano mentre invece hanno un’epidermide liscia come una pesca. Avrei probabilmente sguinzagliato mio marito per farmacie a cercare un rimedio (previo sclero, manco poi fosse colpa sua se a 31 anni ogni tanto mi escono i brufoli da pubescente) e, se proprio il richiamo della vita sociale si fosse fatto troppo insistente, mi sarei messa un cerotto e avrei inventato qualcosa tipo “mi sono tagliata col cacciavite mentre montavo dei Pallra, che volete, sono davvero maldestra“.

Invece, vivvaddio, Pier Giacomo è arrivato il 22 luglio.

Si è insediato sulla mia guancia ed è rimasto con me mentre riuscivo a bypassare la logorroica cognata che, al solito, più che fare un discorso che le permettesse di interagire con gli astanti, appestava persino la vicina di terrazzo con un monologo dei suoi. È stato con me mentre ridevo sul fatto che mia suocera mi avesse chiesto qualcosa come dieci volte di fila se non fosse il caso di proteggere il bambino da quella leggera arietta che spezzava l’afa pomeridiana (motivo per il quale probabilmente mio figlio riusciva a dormire sereno), mentre mi pesavo e cercavo di non preoccuparmi di quei quattro etti in più,  mentre finalmente prendevo io l’iniziativa di uscire a cena e chiamare degli amici senza alcuna paranoia, mentre una cara amica mi ha invitata a cantare un brano durante il suo live (e quindi si è esibito con me davanti a una cinquantina di persone), mentre in totale serenità riuscivo a chiedere un passaggio ad un amico senza preoccuparmi di passare per una scroccatrice, è stato con me pochi minuti fa, quando ho controllato la mia fame nervosa e ho rinunciato ad un panino cotto e formaggio ovviando su delle più salutari ciliegie.

E, tre giorni fa, mi ha tenuto compagnia mentre decidevo che quella che stavo per prendere era l’ultima mezza pastiglia di anti-depressivo.

Insomma, a Pier Giorgio quasi quasi voglio bene.. Non proprio come un amico ma come quelle persone che sul subito ti stanno sulle palle e poi le rivaluti (pur continuando a sentirtele sulle gonadi). Anzi, probabilmente è proprio Pier Giorgio a volermene perché come un professore severo è arrivato, mi ha messa alla prova ed ora è qui che ride con me per quanto sono brava…

…Brava a ricordarmi che questa vita è troppo bella e breve per chiudermi in bagno a piangere per un brufolo.

Di quando conobbi Pier Giacomo
Di quando conobbi Pier Giacomo

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Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.