Allora, fondamentalmente è tutta colpa della prof di matematica delle medie.
Tale professoressa inFausta.
Perché dico ciò? Semplice: alle elementari matematica (pur con qualche difficoltà nel copiare i numeri giusti dalla lavagna) la trovavo divertente e interessante. Poi sono salita di piano (a SanGermanoCity medie ed elementari sono nello stesso edificio) e mi sono ritrovata lei: la donna che avrebbe costituito il mio incubo peggiore per i tre anni più duri della mia vita.
A parte il fatto che ok, è palese che già di mio non sono portata al calcolo.. ma l’odio viscerale verso il mondo dei numeri FONDAMENTALMENTE me l’ha provocato lei, la Fausta.
Alle elementari sono sempre stata la cocchina delle maestre, anche laddove mi scappava qualche -raro- voto basso. Mai un’insegnante che dicesse a mia madre: sua figlia è una capra, non c’è speranza; mai una nota, mai un motivo per farmi odiare.
-Sei la solita! Hai sbagliato! Non è questo il risultato!-.
Ovviamente a voce alta, sai mai che al bidello sfugga che Zanetti s’è appena giocata l’ottimo. Sono uscita di classe sul punto di esplodere in un pianto disperato, non fosse che una mia compagna mi chiede “ma perché, a te che risultato usciva?”.
Dissi i numeri. Erano quelli. Chiesi anche al secchione della classe, per essere proprio sicura: sempre quelli erano, Cristoforo Colombo, vuoi che proprio Gobbi sbagli?
E infatti passai bene l’orale, lodata da tutti tranne che da sta maledetta.
Orgogliosa, incassai il mio ottimo e mi apprestai ad affrontare il liceo scientifico-tecnologico a testa alta (alla faccia sua). Tuttavia ormai il mio rapporto coi numeri era seriamente compromesso: a nulla valsero gli sforzi della professoressa del liceo, la quale alle volte mi guardava con l’espressione del ma-perché-non-fai-uno-sforzo-tanto-lo-so-che-non-sei-deficiente; a nulla valse la media dell’otto in quinta e a nulla valse il primo 10- preso in cinque anni in quella materia.
E dopo tre anni di I.E.D. rimossi completamente tutto quello che avevo imparato.
Nemmeno contare 28 giorni di fila.
Così distanza di ben diciannove anni ripenso alla signora inFausta e le dico grazie, grazie per avermi fatto venire questo trauma con la matematica, perché se avessi contato giusto io sarei ancora a guardare di sottecchi i bambini e tutte le donne che diventano mamme, in bilico tra il desiderio ed il rifiuto della maternità. L’avevo detto nel precedente post: sono una che per insegnarle a nuotare la devi buttare in acqua senza braccioli.
Quindi, prof, in fin dei conti lei non è proprio stata una piaga nella mia vita pre-adolescenziale. Certo, ancora adesso sfrutto mio marito come calcolatrice umana e probabilmente non saprò aiutare tanto mio figlio nei compiti di matematica, ma confido che il pupo prenda l’intelligenza del padre e che insegnanti come lei non circolino più nelle aule italiane.
Le ripeto: ancora grazie di cuore.