Di mammitudine, ziitudine e social network

Ed eccomi qua, carica come al solito di idee, sonno ed una cospicua dose di incazzatura quasi sedata. Anche se avevo già trattato dello spinoso duo bambini-social network la vita mi ha riportato –senza che ci tenessi, off course– sull’argomento spingendomi non solo a riprenderlo ma anche ad approfondirlo.

Come vi avevo già scritto, tempo fa mi sono ritrovata su facebook la richiesta di amicizia di mio nipote all’epoca decenne.

Dopo varie riflessioni, specie su quanto sia importante per i ragazzini di oggi essere connessi alla rete e tra i loro coetanei  per non rimanere “fuori dal gruppo”, mi sono detta: “ok, Nano Grande ha Facebook ma non andiamo nel panico…

…basta spiegargli bene come muoversi nel web.

Cosa che nessuno dei responsabili della sua educazione ha fatto. O meglio, che nessuno è stato in grado di fare in quanto il web al giorno d’oggi è si alla portata di tutti ma non tutti lo sono alla sua.

Discorsi come la privacy, il phishing, il furto di identità, la viralità dei contenuti ed il loro impatto sulle nostre vite sono spesso completamente estranei a chi posta l’ennesima foto della luna enorme che non rivedremo più fino al 32 gennembre del 2791; se quindi l’adulto in primis non ha idea di cosa voglia dire mettere la foto del bagnetto del figlio con privacy pubblica (nonostante fb lo scriva in calce all’opzione) difficilmente potrà spiegare ad un ingenuo ragazzino cosa comporti pubblicare i dettagli della propria vita privata sui social più popolosi del mondo.

Per farla breve, in un mese ho visto Nano Grande accettare l’amicizia da parte di adolescenti brasiliani perizomati, “parteciperò” a eventi dal titolo “sexo ora” presso discoteche romane per poi domandarmi come fare per non vedere più tutte quelle foto con donne nude e parolacce che pubblica l’amico di papà.

Al che ho dedotto che no, ‘gna potevamo fare.

Così, nonostante non fosse compito mio, mi sono trovata a scandagliare con regolarità la sua bacheca e lista contatti.

Ma non solo: mi sono trovata a dover segnalare a chi di dovere le varie situazioni poco chiare ritrovandomi per mesi a fare pure un secondo corso di social networking ad adulti il cui unico commento era “ma io di ste cose non ci capisco un cazzo“.

Poi fortunatamente l’interesse per Facebook è decaduto ed ho tirato un sospiro di sollievo.

Finché un giorno, guardando tra i contatti di WhatsApp mi sono trovata lui. Perché Nano Grande si era sì stufato di Facebook ma aveva ricevuto in regalo uno smartphone sul quale aveva, oltre che i giochi, Whatsapp e Instragram.

Con la faccia di mio figlio come immagine profilo.

Non che mi aspettassi qualcosa di diverso da un undicenne con lo smartphone, d’altronde Nano Grande è molto legato a me e marito ed ovviamente al cuginetto vuole bene quanto a un fratellino minore.

Fin da subito infatti mi ha chiesto di poter pubblicare foto di mio figlio sul suo profilo Facebook e fin da subito sono stata inflessibile su questa richiesta spiegandogli le potevamo pubblicare solo noi genitori ed eventualmente i nonni più tecnologici ma non lui che aveva tra i contatti personaggi di dubbia provenienza.

Comunque, tempo mezza giornata e la foto profilo di WhatsApp era stata sostituita con la sua ma, dopo qualche tempo, mi sono accorta che permaneva sul profilo Instagram. Chieste spiegazioni al riguardo la risposta è stata: “ma come hai fatto a vederlo?”.

E lì non ci ho più visto.

Primo per la chiara intenzione di andare contro alla volontà di un familiare (argomento su cui potrei spendere una decina di post), secondo per la totale assenza della concezione del volere altrui.

E terzo, ma non per importanza, la latitanza delle figure di riferimento che avrebbero dovuto controllare quel cappero di smartphone.

L’ovvia conclusione è stata che ho dovuto cazziare IO Nano Grande, che il Nano Grande c’è rimasto malissimo e che pure io mi sia sentita una merda quando ha abbassato gli occhi e si è ammutolito sul divano stringendo tra le dita l’oggetto della discordia.

Che poi io mica voglio bruciare tutti gli smartphone e demonizzare la rete.

Sono una nerd, social addicted e per di più residente a due ore di macchina da amici e familiari.

Mi viene spontaneo aprire Facebook e caricare una foto sorridente di me e Nano o la sua foto col costumino di carnevale, ma lo faccio IO e ALLE MIE CONDIZIONI.

Per dire, ci ho perso un pomeriggio ma ho riorganizzato le liste contatti confinando nel “con restrizioni” le persone che non mi garbano e che non conosco di persona (più il best-off degli utenti FB, cioè quelli che non ti salutano nella vita reale ma si studiano a memoria i tuoi status) e mettendo gli amici ed i parenti più stretti nella lista con la stellina, niente foto di bagnetti o sederini mordicchiosi, niente catene per dire che sono orgogliosa di essere mamma (senza sfrangiare i maroni a chi l’ha fatta) e privacy sempre sotto controllo.

Certo, non è comunque garanzia di sicurezza.

Ma almeno sono IO che agisco secondo la MIA sacrosanta VOLONTÀ e prendendomi le MIE RESPONSABILITÀ.

E, per rispetto alle altre mamme, se faccio una foto carina con qualche altro bimbo non la metto su fb, anche se mi piace. Ne parlo e non sto a questionare se non desiderano pubblicarla.

Perché il rispetto, almeno per la mia filosofia di vita, è fondamentale. E lo è ancora di più in un’epoca in cui è sempre più facile diffondere contenuti a migliaia se non milioni di persone.

Ecco la prima cosa da spiegare ad un bambino che si appresta all’uso di uno smartphone, di un tablet o di un computer.

E bon, adesso spero di poter star tranquilla per almeno qualche anno.

Si, se ve lo state chiedendo, Nano gioca già col mio cellulare

In modalità bambino ed è in grado di riconoscere l’icona di youtube e di far partire gli episodi di Masha e Orso… facendo sparire dai video consigliati quelli dei Led Zeppelin.

Che son problemi anche questi, eh.

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.

Una risposta a “Di mammitudine, ziitudine e social network”

  1. 32 gennembre! XD
    Paolì non ti devi sentire una strega se dopo un rimprovero tuo nipote abbassa gli occhi e diventa triste….vuol dire che gli importa di ciò che gli stai dicendo ed è giustamente dispiaciuto di aver fatto arrabbiare una persona a cui vuol bene 🙂

    W Masha e Orso 🙂

    Ciau!

    By
    Tua sorella

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