Di arredamento e mammitudine

E rieccomi. Accaldata, assonnata, mediamente rimbambita MA fresca di estetista. Il che per me ha quasi l’effetto di una seduta dalla psicologa, dato che chi ha in cura lo sterminio dei miei peli è anche lei mamma e quindi vai di chiacchiere sui pargoli senza il timore di tediare a morte l’interlocutore.

L’argomento di oggi era –tra una scarica del diodo ed una stesura di freddo gel– il ritiro definitivo del seggiolone in favore della meno ingombrante Trip Trapp Stokke (pratico ibrido tra seggiolone e sedia).

Sissignori, sono riuscita a preservare lo scatolone dell’Istante (pat pat a me!) e a ritirarlo alla buona nel sottoscala liberando così una porzione di cucina di cui mi ero quasi scordata.
Che poi il problema non è tanto lo spazio che porta via (costante di tutto l’equipaggiamento per bimbi piccoli) più che altro è un ostacolo in meno nello slalom quotidiano delle pulizie… e si, immagino vi sembrerà poco ma quando avete il tempo contato e poca, pochissima voglia di pulire il pavimento, il non dover spostare altre cose con il braccio libero può attenuarvi il disagio.

Inoltre è una cosa in meno da lavare a fine cena che per noi genitori non rappresenta più un momento di convivialità e goduria culinaria, piuttosto una lotta contro una serie di fattori che prima non c’erano, per dire: dare da mangiare al piccolo prima che la pappa si raffreddi, che il medesimo si distragga o che gli passi magicamente l’appetito oppure spicciarsi a mangiare prima che il pargolo finisca la sua minestrina e inizi la supplica per mangiare le vostre costolette intrise di salsa bbq (notare che meno salutare è il pasto nel piatto, più è desideroso di provarlo).

Soprattutto è meraviglioso finire di lavare i piatti e catapultarsi sul divano, senza ritrovarsi il dannato piatto del seggiolone da scrostare scomodamente dentro al lavandino.

Per non dire della seduta che, tra le sue pieghe, tende ad accumulare e consolidare nei suoi antri strati e strati di cibo, che se per caso non ti ricordi cos’hai fatto da mangiare in settimana fai un’analisi stratigrafica et voilà, hai il resoconto di sette giorni di avanzi che credevi di aver pulito.

Ma a dir la verità non volevo fare una crociata anti-seggiolone, ci mancherebbe.. è che mi sono lasciata un attimo prendere dalla sciacquetta che è in me, scusate.

Il punto è che io e marito ci siamo resi conto che seggiolone & co. sono l’ennesima testimonianza di questa strana percezione del tempo che abbiamo noi genitori e che prima mai avremmo immaginato di poter provare.

Abbiamo passato giornate a maledire ogni aggeggio comprato per il bambino perché in salotto non c’era più un buco in cui passare tra carrozzina, sdraietta e ammennicoli vari; abbiamo guardato sconsolati l’orologio ogni volta che il nano decideva in maniera del tutto aleatoria di dormire o svegliarsi (sempre in maniera opposta al nostro ritmo sonno/veglia), abbiamo ho pregato che arrivasse il momento di dire addio al tran tran di brodini, omogeneizzati e farine che mi facevano venire l’ansia all’ora di cena e ci siamo fraccati mignoli e alluci sulle ruote del seggiolone sognando di poterlo bruciare in segno di vendetta.

Eppure, guardando il vuoto che ci ha lasciato, non abbiamo potuto fare a meno di chiederci: ma già?

Quando è finito tutto ciò? Quando è passato questo tempo che ci sembrava interminabile? Siamo davvero a questo punto, cioè al secondo compleanno di nostro figlio e quindi a quel tanto agognato ritorno alla quasi normalità del prima-figlio?

Non abbiamo potuto fare a meno di ricordare con una certa nostalgia tutto lo sposta-risistema dei mobili tra cui l’alternarsi di culla, lettino e cameretta, l’arrivo del fasciatoio (che sarà il prossimo a dirci addio), il box, il divano vecchio e la poang sulla quale ho allattato i primi mesi che son passati dall’affollatissimo salotto alla più larga mansarda e la palestrina su cui ho inciampato millemila volte che ora giace piegata e ritirata nell’armadio dei giochi, in cameretta.

Che insomma, non bastavano i nostri nani –coi loro progressi–  a ricordarci quanto veloce passi il tempo.

Anche la mobilia ci si mette.

p.s. So che per come ho scritto questo post sembra che ormai sia fuori dal tunnel e quindi in procinto di riassaporare la mia vecchia vita di ragazza-più-o-meno-adulta, in realtà non è così: attualmente stiamo lottando per lo spannolinamento, con lo spazzolino dei dentini ci siamo quasi e a paroline stiamo facendo un po’ di casino tra italiano e inglese, ma di questo vi narrerò poi 😉

Di arredamento e mammitudine

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.