The day after San Valentino

Bene, siamo al 15 sera e San Valentino, coi suoi cuoricini e l’annuale eccidio di rose rosse, è passato.

I single disperati han finito la loro scorta di fazzoletti e gelato? Anche quello rimasto li da giugno, sepolto tra i quattro salti in padella e il minestrone, infondo all’ultimo cassetto del freezer? State facendo training autogeno/yoga/qualsiasidisciplinaattaalrilassamentomentecorpo?

E voi “proud-to-be-single“? Tutto ok? Finito di frantumarci gli zebedei a suon di status e tweet acidi, cinici da ammazza-cupido? Smesso di farvi beffe di chi è senza la sua metà nel giorno degli innamorati? Finita con lo sfoggio della massima “meglio soli che male accompagnati?”.

Dal lato dei felicemente accoppiati invece? Scartati i regali fotografati e, ancora prima di averli indossati/utilizzati, postati su tutti i social di cui avete le app nel telefono? Siete satolli? Soddisfatti delle foto con filtro walden caricate a tempo record su Instagram di quel che avete mangiato spendendo un capitale (oppure poco e nulla e per ciò ve la tirate a manetta)? Selfie negli angoli più romantici delle città più romantiche nelle nazioni più romantiche ne avete ancora? Consumato l’angolo di touch-screen in cui compaiono gli emoji a forma di cuore? Vi siete resi conto che i vostri ex se ne faranno un baffo di tutta la vostra felicità?

Accoppiati ma in crisi, che mi dite di voi? Avete fatto quanto ho già scritto per gli accoppiati con la differenza che tra un selfie ed un primo piano alla pasta con astice non vi siete rivolti la parola? Finito di messaggiare all’amante mentre la vostra donna era in bagno e viceversa? Vi siete già pentiti di aver sprecato soldi, si?

Bene, potete tutti tirare un sospiro di sollievo: SIETE SALVI. Anche quest’anno siete sopravvissuti e avete di nuovo 364 giorni per arrovellarvi su cosa fare, che regalare e con chi eventualmente passare la festa degli innamorati. Se ve lo state chiedendo, no, non sono tornata single, non ho in odio questa festa e vi risparmierò, dato l’intenso sfruttamento in questi giorni, la massima “Ah ma io San Valentino lo festeggio tutto l’anno”; volevo solo riflettere (chiedo scusa ma non ho trovato idee migliori, l’anno prossimo andrò di tutorial) su un piccolo particolare che anche a me, forte di una undecennale esperienza, è sempre sfuggito e di cui avrei dovuto tener conto tanti, tantissimi anni fa, quando il mio approccio alla vita era simile a quello di Meg Griffin: San Valentino è, porcoggiuda, la festa degli innamorati.

Anzitutto: innamorati di chi? Cosa? No perché ci si può innamorare del proprio lavoro, di una passione, che so, della musica o dell’arte.. anche del cespuglio di ortensie che abbiamo fatto crescere rigoglioso con tanto impegno, del nostro animaletto domestico o dei nostri figli.

Poi nessuno specifica se si stia parlando di innamorati contraccambiati o meno.
Per dire, non è che mi innamoro solo se l’altro s’è innamorato a sua volta, no? Anzi, la triste verità è che in tutta una vita il più delle volte ci si innamora e come risposta si riceve uno spontaneo: “esticazzi?”.
Comunque va detto che ancora prima di sapere se c’è trippa per gatti, gli innamorati mettono una marcia in più, spinti da questo nobile sentimento arrivano a fare di tutto (nel bene e nel male, perché la scopa in culo di “Servi della gleba” è sempre dietro l’angolo) e affronterebbero sfide a cui normalmente risponderebbero “no guarda, facciamo poi che adesso ho il cane da pisciare“. Non è poi tutto sto gran male, no?

E ancora: si parla di innamorati e felici? Innamorati e tristi? Innamorati arrabbiati? Innamorati delusi? No, innamorati e basta.

Quindi, dato che nessuno in secoli s’è mai sprecato a lasciarci due righe di indicazione, se proviamo amore, ne siamo pervasi, inondati, inzuppati fradici, qualsiasi sia l’esito finale di cotanto struggimento: festeggiamoci!

Fanciuffolo i mass media, le multinazionali del cioccolato, i gioiellieri, gli albergatori, i ristoratori ed i fioristi che vogliono San Valentino come la ricorrenza che celebra coppiette fan del limone selvaggio (limone interrotto solo dallo scarto del regalo o dalla consumazione della cena a lume di candela) perché, amici che siete capitati per sbaglio sul mio blog, possiamo essere semplicemente innamorati di noi stessi.

Che è difficile tanto quanto di vitale importanza.

Facile dire al tuo ragazzo, il “sei bellissimo”. Prova a farlo te, in periodo pre-mestruale, con la ricrescita del pelo, le mutande nuove che ti segnano i fianchi e una maglia che sul manichino sembrava tanto figa ma indosso fa cagarissimo. Ditemi se ci riuscite.

Perché è facile dire ti amo ad uno che ancora non conosci a fondo, di cui ignori pessime abitudini o disagi mentali. Di te sai ogni cosa, ogni singolo difetto, specie quelli che celi bene al resto del mondo e che te provi a ignorare sperando di dimenticartene. Un partner poi lo molli se ti ha sgonfiato le gonadi, con te come fai? Ti siedi e dici che devi prenderti una pausa da te medesima? Ti saluti auto-esclamandoti che vai a correre che sennò ti metti le mani al collo? Ti molli urlandoti che hai fatto di tutto per tenere vivo il rapporto?

No. Rimani li con te: nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, nella gioia e nel fraccamento totale di palle.

Per questo devi imparare ad amarti, anzi, a innamorarti di te stessa/o ogni giorno, ogni volta che ti svegli, proprio come faresti con l’amore della tua vita; devi passare sopra agli occhi cisposi del mattino, essere indulgente e dirti che tanto ora ti dai una lavata, ti trucchi (eventualmente) e ti sistemi. Ti devi concedere una coccola, un gesto tenero, un piccolo regalo o la tua canzone preferita quando ti stai recando a lavoro con già le balle in giostra,  devi essere il tuo migliore amante, il tuo primo fan, il tuo più grande ammiratore. Altrimenti San Valentino lo puoi passare con la perfezione fatta uomo (o donna) ma ti ritroverai lo stesso a dare una letta a FB nel locale rural-chic (cioè vai in una trattoria fuori porta ma ti devi vestire come fossi alla Scala) domandandoti perché non hai finto un mal di testa per restare a casa, in pigiama e sul divano.

Quindi, essendo circa mezzora che cerco una frase effetto per chiudere il post (che pubblicherò sicuramente in ritardo), vi lascio raccomandandovi, per San Valentino 2016, di limonare di più e postare meno selfie… Che poi vi mollate e a fine anno FB vi regalerà il video “è stato un anno bellissimo, grazie per aver contribuito a renderlo tale” con tutte le vostre foto pucciose.

Ah si, e amatevi come amereste un Raoul Bova con le proporzioni di Rocco Siffredi e la bravura in cucina di Antonino Cannavacciuolo. Se no non sarete in grado di amare nessun altro abbastanza da arrivare al prossimo San Valentino.

 

 

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.