Il cazzeggio ai tempi della mammitudine

Tra le grandi lezioni di vita che la maternità porta con sé ve n’è una importantissima e che rivoluziona la nostra personale scala di valori.

Parlo del tempo della mammitudine.

Perché -come già vi avranno anticipato miriadi di mamme dal capello sfatto e un accenno di occhiaia- qualsiasi cosa sia stata in passato in cima alle vostre priorità questa scivola inesorabilmente dopo il riposo del pupo, la pappa del pupo, il pannolino del pupo e le condizioni psicologiche sempre del pupo.

L’ovvia conseguenza è che quel nugolo di minuti (se non ore quando avete culo abbestia) concessovi dal pargolo perché collassato dal sonno o intento a far qualcosa che non richieda la vostra presenza abbia su di voi lo stesso impatto emotivo della campanella dell’una sui liceali; l’adrenalina entra in circolo e, in preda all’euforia, il cervello inizia a elencare tutto quello finalmente si può fare in un delirante monologo mentale tipo:

“Allora, adesso come prima cosa rifaccio il letto e spargo l’antipolvere ovunque, poi passo il pronto legno sulla scala, separo le magliette dalle felpe che il cassettone del bimbo è un gran casino, magari svuoto la cesta degli sporchi e faccio sei lavatrici che ho esaurito l’armadio stagionale, stiro ste’ due bacinelle di roba stropicciata che tra un po’ fanno la muffa, anzi no, prima attacco la lavastoviglie e levo un po’ di ragnatele che stamattina ne ho contate dieci lungo le scale, oh, devo anche prenotarmi una ceretta sennò Giacobbo mi scambia per lo Yeti e tenta di intervistarmi… ma sai cosa? Chisselincula lavatrice e ferro da stiro, oggi svacco, stacco completamente e mi dedico a qualcosa di edificante, che so, mi cerco un video su youtube con degli esercizi facili e veloci per fare crossfit in casa, oppure qualcosa di cardio, anzi, pilates che così mi stiro bene bene i muscoli.. o yoga. Si, facciamo yoga che ho bisogno di rilassarmi, gli addominali li faccio domattina prima che il pupo si svegli. Oh, però c’era quel bellissimo tutorial su come fare collanine macramé che m’è passato sotto agli occhi ieri.. e a ben vedere ho sempre da trasformare in orecchini tutte quelle lattine che ho stipato sotto al lavello, poi marito brontola, a proposito, gli avevo promesso di ricucirgli le tasche però lo faccio dopo la collanina… e se facessi una torta che non ne cucino una da quando ho partorito? Anzi, i cupcake che ho tre scatole di preparato lì in dispensa a prender polvere. O i biscotti. Si, meglio i biscotti che faccio prima. No, ma va, mi manca un uovo, perché non leggersi un libro? Ne ho tre iniziati, me ne prendo uno e mi metto comoda sul divano… o leggo sto National Geographic… eh no, no, ho le foto del bambino da sistemare per l’album! Anche se.. dovrei aspettare marito per scegliere le foto… facciamo così, accendo il computer e inizio io a fare una cernita. Mh, però prima guardo il cel che l’ho sentito vibrare sei volte prima. Bene, rispondo un attimo a Madreh, poi a tizia, a caia, spetta che devo scrivere anche a Sempronia per farle gli auguri, un attimino su Facebook che ho dodici notifiche, bene, ci siamo quasi, ora mi siedo qui sul divano e inziZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZZ…

 

Ed è così che finisce il più delle volte: collassate pure voi come il pargolo e rimandate tutto ad una imprecisa giornata, là, nel lontano futuro di una galassia molto, molto lontana.

Perché è così, la pausa-mammitudine vorrebbe essere un momento tutto nostro per prenderci cura della casa, di noi stesse, insomma per fare qualcosa di utile e possibilmente edificante.

Vorrebbe.

Invece spesso si crolla rovinosamente sul divano a dispetto di quell’infinita lista di cose che sarebbe (il condizionale è d’obbligo) bene fare, forse forse perché i doveri della brava donna di casa, tanto cara al maschio italico, non collimano con le nostre necessità fisiche.

Certo, non è sempre così, sicuramente verranno giorni in cui sprizzeremo energia da tutti i pori o semplicemente ci vergogneremo di come la casa stia assomigliando sempre più al set di San Andreas, va però tenuto conto che l’organizzazione non è solo questione di calcolare come incastrare incombenze e faccende nei minuti di sonno del pargolo come vorrebbero farci credere qualche non-mamma, i papà-poco-attenti-alle-proprie-consorti o quelle-che-si-sono-dimenticate-cosa-voglia-dire-essere-mamme: c’è da mettere in conto quanto e come si dorme, che ogni tanto ci si sveglia sverse, frustrate, ci si guarda allo specchio e si perde un po’ di motivazione, ci prende lo scazzo a pulire per l’ennesima volta il lavello della cucina che tanto sempre le macchie di calcare ha a fine giornata o la giornata di lavoro ci ha risucchiato completamente energia e anima; spesso partono i confronti con quel che facevano mamma, nonna o zie col gene della perfetta massaia, che prima di tutto l’ordine della casa e poi eventualmente le attività ricreative.

Quindi, se il culo vince sul cuore e ti porta là dove anela stare, cioè su una comoda poltrona con tanto di tv-spazzatura o letture di bassa lega, ben venga, va bene così.

Tanto non ci daranno un premio per aver ridotto ai minimi termini il nostro sistema nervoso.

Casomai ci faranno i complimenti per la torta. E fidatevi: se avrete stirato e riposto tutto in ordine cromatico negli armadi non se ne accorgerà nessuno, Carla Gozzi a parte.

 

 

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.

2 Risposte a “Il cazzeggio ai tempi della mammitudine”

    1. Ma grazie! Beh, credo sia comune a tutte le mamme… solo che secondo me qualcuna truccia e non dice la verità 🙂

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