A te che sei mamma

A te che sei mamma

 che quando cerchi di ricordare come faceva una delle tue canzoni preferite in mente ti vengono solo quelle tre della palestrina Chicco. A te che ormai non hai più un salotto ma una playland, che i contenitori di plastica per il cibo sono misteriosamente migrati dal loro cassetto al box del bimbo, che qualsiasi oggetto non ingeribile diventa immancabilmente “cacca”.

A te che sei mamma

e che se senti il bambino piangere sei pronta a chiamare il 118 e che quando invece non senti nessun rumore da massimo cinque minuti hai già composto il 118, il 113 e l’unità di crisi della Farnesina. A te che quando finalmente impari a non agitarti arriva la pediatra mancata di turno a diagnosticarti rare patologie o a elencarti quanti tipi di influenza e malattie infettive stiano girando in questo periodo.

A te che sei mamma

che i primi tempi non vedi l’ora che il pargolo vada all’asilo e quando poi ci va’ daresti tutto per tornare indietro, a te che fai partire inchieste e sondaggi per sapere in che scuola iscrivere la prole, a te che spendi soldi per l’iscrizione e il bambino ce l’hai comunque a casa perché malato ogni due per tre. A te che vorresti anche una carriera, a te che vorresti un qualsiasi lavoro per arrivare a fine mese ma ai colloqui ti tocca la domanda “lei ha figli?” e già sai come va a finire.

A te che sei mamma

che quando hai un’oretta tutta per te sei talmente euforica da non sembrarti vero, non hai idea di cosa fare delle cinquecento attività rimandate a “quando avrò tempo” e finisci col non fare niente per il puro piacere di cazzeggiare; a te che lanci maledizioni ai pubblicitari che fanno spot in cui le mamme sono sempre magre, ginniche, con la piega perfetta e un outfit impeccabile anche quando sturano cessi, a te che quando fai shopping la prima domanda non è “mi starà bene?” ma “sarà comodo?”, a te che quando leggi i post di organizzatissime mamme pluripare blogger commenti con “si, vabbé, ed io sono la fata turchina”.

A te che sei mamma

che andare dalla parrucchiera la prima volta dopo aver partorito ha lo stesso impatto emotivo di una settimana di vacanza con le amiche a Ibiza. A te che se anche mamma, nonne, zie e cugine si offrono per tenerti il bambino e farti uscire qualche sera, rimani sempre titubante fino all’ultimo, a te che quando finalmente ti concedi una serata a due tartassi mamma di sms o devi guardartelo in foto perché ti manca da matti.

A te che sei mamma

che hai un colpo al cuore quando ti senti parlare come tua madre, che ti vedi terribilmente vecchia nel dare certi consigli, spaventosamente lontana da quel periodo in cui volevi rivoluzionare il mondo educando in modo alternativo le future generazioni. A te che quando parli coi tuoi genitori fai attenzione a omettere quanto ho appena scritto onde evitare la loro espressione goduta e l’immancabile frase: “eh si, cara mia, la vita è una ruota che gira”.

A te che sei mamma

che prima “i bambini non mi piacciono” e poi “quelle a cui non piacciono bambini sono delle povere frustrate”, che “io mio figlio non lo vizio come fanno quelli là (intendasi qualsiasi coppia di amici o parenti con figlio duenne)” e “io ascolto le esigenze di mio figlio, se volevo qualcuno da addestrare mi compravo un cane”, che da “poveretti loro che coi bimbi non vanno più da nessuna parte” a “poveretti loro che l’unico modo per sentirsi felici è transumare di aperitivo in aperitivo”. A te che, insomma, hai detto tutto ed il contrario di tutto in qualche mese.

A te che sei mamma

che hai placato la furia omicida quando parenti e conoscenti ti hanno invaso casa dicendoti come allattare, posizionare in culla, far addormentare, tenere in braccio e coccolare la tua bimba, che qualsiasi cosa dici o fai, anche se l’ha detta la pediatra, dai retta a loro che se ne intendono. A te che non ce l’hai fatta a opporti e hai sacrificato due ore di sonno per mostrare il nuovo arrivato alla cognata della zia della sorella del compianto cugino di tuo suocero, a te che invece astutamente non hai risposto al citofono giustificandoti con i classici “scusa ma ero scappata un attimo in farmacia”, “non ho sentito, devo essermi addormentata” o l’immancabile “ero sotto la doccia, non potevo rispondere”.
A te che vivi lontana dalla tua famiglia ed in certi momenti avresti voluto con te anche i parenti di terzo grado.

A te che sei mamma

che hai atteso la montata lattea incrociando le dita, che ti sei domandata se i tuoi capezzoli sarebbero arrivati allo svezzamento o ti si sarebbero staccati prima, a te che dopo l’esperienza col masso-suttore sei diventata solidale con le mucche da latte, che nell’allattare non ci trovavi tutta questa poesia che ti avevano descritto le altre, a te che durante le poppate notturne hai consumato giga di traffico leggendo i principali portali web di neo mamme o giocando a Candy Crush Saga.. o massaggiando con altre neo mamme impegnate ad allattare.

A te che sei mamma

che in travaglio hai maledetto il giorno in cui non hai preso precauzioni, il tuo compagno che ha avuto il desiderio di paternità, la natura perché ha voluto che solo noi donne avessimo l’onore di partorire e qualsiasi persona ti passi vicino nel raggio di un chilometro, a te che avresti picchiato chi ti ha detto che infondo non era tutto sto gran male, che “la prossima volta voglio strafarmi di anestesia” o “il secondo figlio lo adottiamo”.

A te che sei mamma

che quando son partite le contrazioni serie hai rimosso completamente la storia del contrazione-respiro-spinte, a te che quando l’ostetrica ha detto “ancora una spinta ed hai finito” hai pensato (o detto) “mavvaffancuoreva’!”, a te che quando l’hai sentito sgusciare fuori dal tuo corpo non riuscivi a crederci.

E si, a te che sei mamma… che quando hai incrociato per la prima volta i tuoi occhi con i suoi hai capito di essere rinata insieme a lui/lei più forte e potente di prima.

Tanti auguri 🙂

Pubblicato da Little Cinderella

Nata nel "recente" 1984, sono appassionata di tutto ciò che è creativo e che permetta di giustificare la mia scarsa propensione all'ordine.