Oggi intervista a… Lillo Minniti

La domanda di di rito è:
Chi è Lillo Minniti?
Cerca di sintetizzare il tuo percorso artistico da quando è nata la tua passione per la musica sino ad ora…

Fin dall’infanzia sono vissuto immerso nella Musica: mio padre era un cantante lirico, ed in casa, tra una prova e l’altra si ascoltava ogni genere di musica, e, quando da adolescenteù, ascoltavo quella che mi pioaceva di più, le mie scelte erano i Rolling Stones, i Beatles, e più avanti Crosby Stills Nash & Young, Black Sabbath, Deep Purple, Yes, Genesis…
Da lì è nato il desiderio di esprimermi in musica, prima studiando solfeggio con grande fatica, e poi pianoforte, chitarra…ma soprattutto la mia passione era, ed è il canto.

 

Parliamo di “Lost in space”.
Quanto tempo ci è voluto per mettere insieme queste 11 tracce nella sua realizzazione?

Quasi 10 anni per pensarlo, meno di due per concretizzarlo e realizzarlo.

C’è uno stato emotivo tuo particolare che ti ha spinto a dargli questo particolare titolo?

Si…la costante ricerca di un anima affine, qualcuno con cui condividere le passioni, l’amore, ma anche la tristezza e a volte il dolore.

Si sofferma la mia attenzione su di uno dei brani del tuo album: “D’ni lament song”.
Parlacene…  

                                                                                                                                                                                                                                                          La più “ strana” del disco…è pensata come il canto di un esponente di una razza ormai estinta, i D’ni, appunto tratti da una straordinaria
adventure grafica online che si chiama “ Uru “

Che aggettivo useresti per definire il tuo genere musicale?

Francamente non saprei…anche perché spazia tra i generi a seconda del contenuto e significato dei testi…qualcuno lo definisce “Etno-World”

Perchè la decisione di scrivere brani in diverse lingue…e quali?

L’inglese, i quanto ritenuto lingua quasi planetaria, lo spagnolo perché rappresenta bene il brano in cui è presente, il Latino antico, perché è la lingua originale del brano “ Tempus transit gelidum” unica cover del disco, tratto dai Carmina Burana del 1200, riproposto in chiave decisamente Metal…

Raccontaci il cuore dell’album tra liriche e indirizzo musicale.

E’ il mio cuore. Le mie emozioni, le mie passioni, la vita vissuta, i miei amori, anche il mio gatto che ormai non c’è più ha avuto spazio tra le song, con una ninnanannna dedicata a lui…

E’ autobiografico?
Se sì..cosa pensi descriva di te in sostanza?

In parte si. Racconta di me, del rapporto con mia figlia, con la vita stessa.
Ildolore delle separazioni, la gioia del ritrovarsi, ma anche la passione per il mistero, per il “ sense of wonder” che contraddistingue
la mia anima di sognatore. Come diceva il Grande John Lennon “ You may say I’m a dreamer but you not the only one”. Ed io sono un sognatore ☺

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