Recensione: Il bambino bugiardo di S.K. Tremayne

Recensione: Il bambino bugiardo di S.K. Tremayne

Genere: Horror/Thriller psicologico

Prezzo: € 16,90

Casa Editrice: Garzanti (che ringrazio per la copia)

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Trama:
La vetrata del grande salone si affaccia sul mare della Cornovaglia. Le onde s’infrangono sulla scogliera, Rachel si guarda intorno. Stenta ancora a credere che quella villa e l’intera tenuta di Carnhallow siano casa sua. Si è finalmente gettata alle spalle la sua vita tormentata grazie al matrimonio con David, un ricco avvocato londinese, e al rapporto con il figlio di lui, Jamie, un bambino timido e silenzioso, segnato dalla tragedia della morte della madre, due anni prima. La donna è rimasta vittima di un terribile incidente nelle miniere sotterranee su cui si erge Carnhallow e il suo corpo non è mai stato ritrovato. Rachel si affeziona al piccolo come se fosse suo. Ma improvvisamente il comportamento del bambino diventa molto strano. Finché una notte di tempesta, mentre lui e Rachel sono soli, le rivolge queste parole: «A dicembre morirai».

Recensione:
Dopo essermi perdutamente innamorata del primo romanzo di questo scrittore, subito mi sono fiondata anche sul suo nuovo libro con la speranza che potesse essere all’altezza dell’altro e fortunatamente non sono stata affatto delusa. Anche questa volta la storia è un mix tra i generi thriller psicologico e horror, è ricca di misteri e molte scene sono davvero al cardiopalma.
Uno dei punti di forza di questo romanzo, come anche del primo, è l’ambientazione: ci troviamo in Cornovaglia, nel punto più occidentale dell’Inghilterra in un luogo isolato e circondato solo da una natura non proprio amichevole. Non è solo l’ambientazione a colpire durante la lettura, ma anche tutta la storia, in particolare quella delle miniere del passato e di come funzionavano, un lavoro inquietante e così difficile da sembrare una vera calata verso l’inferno.
L’autore ha uno stile così unico e suggestivo da far entrare letteralmente all’interno della storia, se i protagonisti provano freddo, inquietudine, ansia o paura, anche il lettore sente queste sensazioni come se le provasse in modo diretto.
Ho apprezzato molto che i momenti di apparente felicità nel romanzo durino ben poco, già dai primi capitoli la situazione cambia e diventa sempre più cupa, la parte finale del libro sembra quasi un totale delirio in cui è impossibile capire cosa sia vero e cosa non lo sia.
Anche in questo libro, lo scrittore ha reso i personaggi in maniera impeccabile, non ci si può fidare di nessuno e tutti sembrano mentire. Allo stesso tempo, ho apprezzato moltissimo il rapporto che si crea tra Rachel, la protagonista, e il suo figliastro Jamie, sin dalle prime pagine hanno un rapporto complesso che fa sempre intuire una sorta di odio/amore inspiegabile.
Il mix tra horror e thriller psicologico, non permette di capire quanto sia reale il pericolo che stanno affrontando i protagonisti, si tratta davvero di fantasmi o è tutto frutto di menti insane? Fino alla fine questo dubbio tormenta sia i personaggi che il lettore. Nonostante ciò possa sembrare un difetto, in realtà è proprio il punto di forza del romanzo, ciò che lo rende diverso dai libri che si classificano in uno solo dei due generi presi in considerazione.
Quindi in conclusione, l’autore ha saputo scrivere un altro ottimo romanzo, perfettamente alla pari del primo, ma il mio voto cambia leggermente solo a causa di un argomento a me molto caro della trama del primo romanzo. Per il resto li consiglio in egual modo, sono entrambe due vere perle degli ultimi anni.

Citazione Preferita:

“Io preferisco i romanzi, sono loro la mia via di fuga quando la vita diventa intollerabile.”

Voto: 10/10


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