Il club delle lettrici compulsive

Un estraneo in casa mia – Shari Lapena

Un estraneo in casa mia Book Cover Un estraneo in casa mia
Detective Rasbach #2
Shari Lapena
Thriller
Mondadori
2017
Digitale - Cartaceo
261

Ma lei non c'è. La casa è in disordine, come se l'avesse abbandonata in preda al panico. Il suo cellulare e la borsa sono ancora lì. È tutto sbagliato. Temi il peggio. Chiami la polizia. Ti informano che tua moglie ha avuto un incidente, è ferita. Ha perso il controllo dell'auto mentre andava a velocità sostenuta in una parte della città dove non è conveniente avventurarsi. Ma tua moglie odia guidare veloce e non aveva mai messo piede in quel quartiere, lo sai per certo. L'atteggiamento della polizia ti preoccupa, sono convinti che la donna sia coinvolta in qualcosa di losco. Ma tu non puoi crederci. Sei sposato con lei da tre anni e nessuno la conosce come te. Vero? Inizia così la nuova indagine del detective Rasbach, un personaggio già leggendario nel panorama del giallo d'autore. Un'indagine che ribadisce con maestria la regola del grande Stephen King, ricordata da Antonio D'Orrico a proposito di Shari Lapena: "La cosa più importante è la situazione che uno scrittore riesce a creare e i tentativi dei personaggi che riesce a immaginare per uscire da questa situazione". Shari Lapena firma il suo secondo thriller, dopo il successo de La coppia della porta accanto segnalato sul "Corriere della Sera" come il più bel giallo della stagione 2016. Con quel debutto, l'autrice canadese è stata al numero uno della classifica del "Sunday Times" per settimane ed è stata tradotta in più di trenta paesi nel mondo.

Un estraneo in casa mia è il nuovo libro di Shari Lapena. Mentre avevo apprezzato La coppia della porta accanto nonostante le lacune perché, in quel momento preciso, avevo bisogno qualcosa che mi tenesse incollata (e in questo lei era stata molto brava), qui la battuta con il cognome dell’autrice è fin troppo spontanea. La pena, appunto.
Probabilmente, quando la Lepena ha proposto il suo primo manoscritto, aveva alle spalle un abilissimo editor e Mondadori ne ha affidata la traduzione ad un bravissimo traduttore. Qui no, ma ad un certo punto, la traduttrice la capisco perché cercare di dare un senso a questo libro è come cercare di prosciugare il mare con un cucchiaio: inutile e un totale spreco di energie.

Arrivati a questo punto, vi sarete ormai fatti un’idea di quello che penso di Un estraneo in casa mia. È stato tempo perso, mi sono dovuta sforzare per arrivare alla fine e mi sono innervosita parecchio perché non ha davvero né capo né coda.

Il premio Personaggio irritante dell’anno viene conquistato da Tom, il marito di Karen. Tom è precisino, tutto impostato, ecc e va letteralmente nel panico quando torna a casa e non trova la moglie e in meno di 20 minuti ha già chiamato la polizia. Ok, la ama… ma non è un tantino esagerato? Anche perché torna a casa e lei non c’è, trova la cena ancora da preparare con gli ingredienti ben disposti sul bancone della cucina, la borsa e il cellulare sono lì… e quindi? Non trova segni di lotta, non trova chiazze di sangue. Non capisco questo allarmismo. Se mio marito dovesse chiamare la polizia tutte le volte che mollo il cellulare da qualche parte e non gli rispondo, i poliziotti ormai vivrebbero con noi.

Comunque, dicevo… Tom, precisino, impostato, blablabla. Sì, ma solo in apparenza perché come apre la bocca si scatena lo scaricatore di porto che vive dentro la sua testa. Non so quante volte sia stata scritta la parola “cazzo” (e non è nemmeno un libro erotico, per dire…), ma se volete, mi ci metto e le conto tutte. Quello che so per certo è che almeno il 90% sia uscito da Tom-boccuccia-di-rosa-Krupp. Altra caratteristica di Tom: è un moralizzatore. “Io odio le bugie” (da leggersi con vocina petulante e querula) e poi cosa veniamo a scoprire, caro Tom-stinco-di-santo-Krupp? Eh dai! Si predica bene e si razzola male?

Gli altri personaggi sono anche peggiori. Vogliamo parlare di Rasbach? Sei un detective. Dovresti quantomeno investigare. E invece no. Fa le cose perché qualcuno gliele suggerisce (con una telefonata anonima, con un’apparizione in sogno, con un messaggio telepatico alieno…), ma non fa le cose che si farebbero per logica. Per esempio… Se voi foste gli investigatori e trovaste dei guanti sulla scena del crimine, quale sarebbe la prima cosa da fare? Chiunque abbia visto almeno una puntata di CSI o della Signora in giallo all’ora di pranzo saprebbe rispondere senza nemmeno pensarci. Rasbach no. Stiamo ancora aspettando la prova del DNA, grande genio investigativo!

E ora vorrei farmi quattro risate, ma solo chi ha letto il libro potrà capire. Resto a disposizione se qualcuno volesse degli spoiler.

un estraneo in casa miaVolendo si potrebbe anche spendere due parole sulla sindrome ossessivo-compulsiva che hanno sia Tom-non-sia-mai-che-Karen-trovi-un-piatto-nel-lavandino-Krupp che Karen nei confronti della casa, ma del resto, chi si assomiglia, si piglia…

E qui potrei fermarmi, ma ho deciso di condividere con voi anche le impressioni del mio gruppo di lettura. Siete pronti? Via!

Tiziana dice:

Il romanzo di Lepena fa pena. E scusa Sara, ma mi dovresti dare buona come recensione solo questa frase. Magari letta in milanese.
I personaggi sono macchiette che nemmeno al teatro di Pulcinella, le loro azioni ed emozioni si sviluppano… Perché? Come? In base a quale criterio?
Di tutti: vicini, poliziotti, protagonisti, personaggi che muoiono e basta.
E questa trama? Non è mai lei che si sviluppa secondo punti fermi banalissimi tipo – che so – logica? Raziocinio? Leggi? No, è il contrario, sono loro che si modificano per adattarsi a come l’autrice vuol fare andare le cose.
E il finale? Vogliamo parlare del finale? No, non vogliamo. Credetemi.
Di questa autrice 2 cose sono chiare:
1) le piacciono le case aperte. Per chi non lo sapesse, le case aperte sono case messe in vendita/affitto e arredate all’uopo, in America si usa organizzare delle giornate in cui i possibili acquirenti possono accedere e visitare l’abitazione a piacimento.
Perché io deve ancora conoscere qualcuno che usa le riviste come pezzo di arredamento in una casa.
2) Sempre l’autrice, conosce il termine ‘cazzo’. È stato usato più spesso del punto.

Ma non diamo a Lepena tutta la colpa, parliamo del traduttore: la consecutio, miseria, almeno quella becchiamola! È tutto sviluppato sul presente, quindi anche facilitato al massimo. Vogliamo coniugare qualche verbo in un modo che non sia l’indicativo? Si potrebbe anche osare, ogni tanto.

Giuseppina dice:

Ho (la)penato tantissimo, ma alla fine ho vinto io.
Cominciamo dalla copertina: “Shari Lapena scrive i noir come devono essere scritti i noir”, dice Antonio D’Orrico del Corriere della Sera (che aveva dichiarato La coppia della porta accanto il più bel giallo del 2016, pensate un po’). Certo, sul momento ti chiedi quanto sia stato pagato dalla Mondadori, ma poi comprendi l’estrema sottigliezza: questo libro non è un noir e quindi la Pena può scriverlo come le pare.
E in effetti è scritto come non si deve. Certo, la traduzione ci mette del suo, ma nessuno mi toglie dalla testa che quella poveretta di traduttrice si sia messa di buzzo buono al principio, ma poi, andando avanti nelle pagine abbia capito che per quel testo anche Google translator sarebbe andato bene. Non mi sento di darle colpe. Anzi, se mi dice che l’ha fatto apposta le mando anche un regalo.
La-Pena scrive senza avere la più pallida idea di dove vuole andare a parare, con un canovaccio di massima, stile commedia dell’arte, e lascia che siano i personaggi a muoversi ed evolversi. Il problema arriva solo quando i personaggi non ne vogliono sapere di muoversi ed evolversi, e quindi restano lì in attesa che l’autrice decida di far fare loro qualcosa. E mentre aspettano non possono far altro che girare intorno allo stesso pensiero e fare le stesse cose. E aspettare che l’autrice abbia un’idea. Una qualunque.
C’è da dire che Tom a un certo punto ha un guizzo di lucidità e se lo dice da solo che è un idiota, ma poi ritorna subito nel suo limbo.
A parte i grossi problemi coi vicini di casa, che sono una costante nella produzione letteraria lepenesca (vorrei conoscere i suoi. Quelli veri), ritorna sulla scena il detective Rasbach «un personaggio già leggendario nel panorama del giallo d’autore», praticamente un unicorno rosa.
In effetti credo che sia vero: nessun autore di gialli metterebbe all’opera un detective che trova una prova determinante per caso; non pensa a far analizzare nulla; si fa rilasciare un mandato di perquisizione a 50 pagine dalla fine e solo perché gli viene detto, e lo stesso fa con le impronte digitali; interroga persone che non rispondono, tentando di rendersi credibile passeggiando avanti e indietro, mentre l’interrogato lo guarda e pensa: “vediamo dove vuole andare a parare”. Insomma, è sempre la volpe che abbiamo conosciuto ne La coppia della porta accanto.
Comunque c’è da dire che l’autrice mostra una sua profonda coerenza letteraria, perché questo libro ha molti punti in comune con quello d’esordio: la bruttezza, l’incoerenza, l’idiozia dei personaggi. Ma ovviamente rappresenta un’evoluzione, perché è peggio del precedente. Il che è tutto dire.
Voto: Il massimo delLa Pena.

E per finire, Mirella:

È un libro imbarazzante perché neppure con il lanternino trovi una cosa buona: né trama né nulla.
Un libro che non ha capo né coda, né aderenza alla realtà (la Lapena cambia le leggi degli USA come le aggrada), né stile… patetico, zeppo di assurdità e incongruenze.
La traduzione è orribile. L’uso della parola protendere è assolutamente disinvolto. È così orrendo che è imbarazzante leggerlo e fa sì che una si dica “Dio, come sono caduta in basso!”… però basta pensare di legger un testo umoristico e pazienza… MAI più, neppure per celia, leggerò una cosa di ‘sta capra… per chi ha letto il suo primo libro, ecco in confronto quello è equiparabile alla Gerusalemme Liberata o altri capolavori della letteratura mondiale.

E siamo arrivate alla fine di questa demoliz… ehm, di questa recensione a quattro voci. Ringrazio tantissimo le mie compagne di merende per avermi regalato queste perle: ragazze, leggere con voi è sempre bello. Demolire un libro lo è ancora di più! (Non siamo cattive! È che ci disegnano così! [semicit.])

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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