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Intervista a Livia Sarti, autrice di Ovunque mi porti

Intervista a Livia Sarti, autrice di Ovunque mi porti

Oggi per voi abbiamo intervistato Livia Sarti, autrice di Ovunque mi porti (qui la nostra recensione).

L’autrice
Livia Sarti vive a Piacenza con il marito, il loro bimbo e due micini. Originaria di Augusta si è trasferita in Emilia Romagna per amore. Adora leggere, andare a cavallo e tirare con la carabina ma è soprattutto un’inguaribile sognatrice: da qui la sua passione per la scrittura. “Ovunque mi porti” è il suo romanzo di esordio, mentre la stesura della seconda storia è già avviata.

Parlaci di te: chi è Livia Sarti come persona e come autore?
Ciao e grazie per avermi ospitata. Chi sono? Sono Livia, una donna piuttosto normale. Priva di senso dell’orientamento. Imbranata quanto basta per andare nel panico. Sono una mamma e una moglie felice. Amo la precisione fino all’ossessione e in contrapposizione sono una sognatrice incallita sin da bambina. Mi piace la vita di tutti i giorni con i miei piccoli normali problemi, la mia famiglia. Vivo nel loro riflesso e sono molto, molto fortunata.

Come nasce l’idea del tuo libro?
Nasce da qualche immagine. Da quando ero piccola ho sempre amato inventare prima di dormire. Ore a letto senza dormire e non so perché. Fino a costruire storie ben definite. Ho vissuto in una casa piena di libri. Non mi sono mai mancati, i miei amavano leggere e io sono cresciuta così. È stata mia mamma che ha scoperto questa cosa e mi ha detto: «se ci pensi così tanto, scrivilo». Ho associato quelle immagini e ho costruito la storia. Circa dieci mesi di stesura, ed è nato “Ovunque mi porti”.

Qual è il personaggio preferito di Ovunque mi porti?
Leonardo. Mi piace tutto di lui. Non riesco a trovargli difetti.

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con il tuo libro?
Non mi sento in grado di trasmettere messaggi. Ho sentito tante ragazze e ognuna ha un proprio pensiero, unico. Quindi credo abbia diverse interpretazioni. Quello che ho tratto da sola dal mio libro è che niente e nessuno può impedirci di essere felici. Che ne abbiamo il diritto e che è un dovere nei nostri confronti.

Autocitati: la frase del libro che senti più tua.
Bellissima questa domanda. “Siamo sotto gli occhi discreti dell’universo e lontani da quelli indiscreti del mondo”. Ecco, qui ci sono io. Sono riservata e mi piace crearmi un mondo dove mi sento libera di essere me stessa. Con questa frase, ho regalato una parte di me ai miei personaggi.

Cosa vuol dire per te scrivere?
Mi fa stare bene. Mi rende libera. Mi fa crescere e soprattutto mi regala sogni.

Cosa ti aspetti dal prossimo futuro?
Va bene tutto quello che viene. Al momento non ho aspettative, solo immagini che non vedo l’ora di mettere nero su bianco.

Hai appena finito i quattro anni dopo di Ovunque mi porti, hai già qualcos’altro che bolle in pentola?
Ne ho cominciato uno nuovo. Nuovi personaggi, nuova storia. È un romanzo che mi balenava in testa mentre scrivevo “Ovunque mi porti”, avevo già steso la trama. Adesso mi sto dedicando con più costanza.

Quali sono gli autori dai quali ti senti maggiormente influenzato a livello artistico?
Me ne piacciono tanti per motivi diversi. Chi perché scrive bene, chi perché ha originalità linguistica o scenografica. Chi mi cattura per frasi a effetto. Mi piace Jennifer Probst per lo stile linguistico, ecco. Ma l’elenco degli autori che amo è molto lungo. Tutti mi insegnano qualcosa.

Se dal tuo libro fosse tratto un film chi vorresti come protagonisti?
Ahahahah, mia mamma mi avrebbe detto: «Sogna Caterina…». Devo sparare alto? Tanto stiamo sognando, evviva. Luca Ferrari per me è Matt Bomer, Arianna per me è Nina Dobrev e Leonardo è Taylor Kinney. Mi manca solo il regista… poi il gioco è fatto.

Grazie di cuore per il tuo tempo, per lo spazio che mi hai lasciato nel tuo blog e per l’attenzione di chi sta leggendo. Grazie infinite.

Noi compulsive ringraziamo di cuore Livia per averci dedicato un po’ del suo tempo. Avete letto Ovunque mi porti? Vi aspettiamo per i commenti!

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