Il club delle lettrici compulsive

Intervista a Chiara Sfregola

Riprendono le nostre interviste del sabato e non potevano non riprendere nel migliore dei modi. Ospitiamo, infatti, Chiara Sfregola, autrice del romanzo Camera Single.

Ma bando alle ciance, andiamo subito a conoscere meglio Chiara:

Parlaci un po’ di te: chi è Chiara Sfregola, sia come persona che come autore.
Ho 29 anni, leggo da quando ne ho 6 e scrivo da quando ne ho 12. Ho iniziato per caso con un esercizio che ci aveva dato la prof di Italiano: riscrivere un brano dell’antologia, la descrizione di un ragazzino. Quando me l’ha ridato il voto che c’era scritto sul quaderno era: “Sorprendente”. Allora una domenica mattina ho rifatto l’esercizio per conto mio e ho descritto una vecchietta che alla fine si scopriva essere un vampiro. Ero una grande appassionata di vampiri!
Oggi trascorro la mia giornata leggendo e scrivendo per lavoro, ma sono assolutamente inefficiente: leggo molto di più di quanto io non scriva, eppure leggo molto meno di quanto scrivano gli altri! Aiuto!

Come prendono vita le tue idee, su carta o su pc?
Ho assolutamente bisogno del computer. In fase preliminare prendo gli appunti sul cellulare, ma il computer rimane comunque fondamentale, perché riscrivo moltissimo: sposto capitoli e paragrafi, o cambio cento volte la struttura della frase. Però le dimensioni dello schermo mi permettono di avere uno sguardo d’insieme sul testo che con il cellulare o la carta sarebbe impossibile avere. Prima di scrivere lavoro tanto sulla struttura narrativa facendo degli schemetti di carta che appiccico sul muro davanti alla mia scrivania, o disegno dei ritratti dei personaggi sui post-it che poi attacco intorno al monitor. Quando ho ben chiare le fattezze dei personaggi cerco degli attori e delle attrici che gli somigliano, e l’ispirazione ricomincia. Leggo anche tantissimo, in maniera compulsiva, più testi insieme, se capisco che ci posso cavare qualcosa di buono. In realtà è una scusa per riposarmi, ma mi dico che in fondo sto lavorando anche quando sto leggendo 🙂

Chiara, cosa vuol dire per te scrivere?
Scrivere è un piacere strano: è difficile iniziare, è difficile continuare, e purtroppo è anche difficile smettere. Ci sono dei momenti di piacere assoluto, di cui mi accorgo dal ritmo dei tasti sotto le dita, ma arrivare a questa velocità di crociera è un piccolo miracolo: un misto di ispirazione, concentrazione e disperazione. Scrivere per me vuol dire anche pensare, e pensare vuol dire scrivere. Come Linda, la protagonista del romanzo, che vede i pensieri formarsi come le Crystal Ball, io vedo i pensieri formarsi come dei palloncini, e la scrittura è il mio metodo per non farli volare via.

Veniamo al dunque, raccontaci del tuo ultimo romanzo, Camera Single: Com’è nata l’idea?
Dal 2013 al 2014 ho scritto su Lezpop la rubrica “Due camere e cucina”, che raccontava in chiave comica la convivenza di due ragazze, ma poi c’è stato un periodo di crisi molto forte, durato qualche mese, in cui l’unica cosa che ho scritto erano haiku. Una mattina allora mi sono svegliata e ho deciso che non potevo andare avanti così: ho chiamato Milena (Cannavacciuolo, la fondatrice di Lezpop) e le ho detto “Ho un’idea per una nuova rubrica: voglio scrivere Sex & The city in versione lesbo!”

Scrivere la rubrica di settimana in settimana è stato la mia fisioterapia del cuore: “Camera Single” non racconta le vicende di una sola coppia ma quelle di un gruppo di amiche, quindi mi ha obbligato a trovare un nuovo punto di vista sulle cose, e con questo, la gioia di vivere. La commedia in fondo è un punto di vista sulle cose: si tratta di imparare a ridere delle disgrazie piccole e grandi della vita.

La protagonista è sola (perché è single) ma non si sente mai sola, forte dell’affetto delle sue amiche. D’altra parte le lesbiche non sono più una tipologia femminile a sé stante (il cliché della tipa mascolina amante del calcio) ma donne come tutte le altre, ognuna unica a modo suo. Mentre scrivevo i vari episodi pensavo alla struttura delle serie TV, che per me sono le vere eredi dei grandi romanzi, e proprio quando ho capito che la storia era finita, sono andata a riprendere i racconti che avevo e li ho “ispessiti”: li ho lavorati come si fa con la creta a sono andata a ricostruire pezzi mancanti, modellare nuovi personaggi, armonizzando il tutto. Un procedimento poco ortodosso per scrivere un romanzo, lo ammetto, ma come si dice… Basta che funzioni!

Sei rimasta sempre fedele all’idea iniziale, oppure durante la scrittura (o anche a romanzo ultimato), hai deciso di cambiare qualche dettaglio nella trama o qualche scena, qualche personaggio?
Diciamo che sono rimasta fedele all’idea iniziale, ma che per esserlo ho riscritto fino all’ultimo! Per prima cosa ho impostato la trama, però alcuni personaggi sono nati scrivendo, idem per le scene. All’interno della scena cambio costantemente dettagli visivi e musicali. Avevo ben chiaro dove volevo arrivare, perciò mi sono goduta molto il “paesaggio” della scrittura. Poi io mi considero un filtro: tutto quello con cui entro in contatto, che sia cibo musica gente o anche solo un manifesto per strada, finisce in qualche modo sulla carta, rielaborato. Il processo creativo per me è praticamente un processo metabolico. Tra l’altro, ahimè,  mangio di continuo quando scrivo.

Qual è il personaggio al quale ti senti più legato?
È difficile scegliere, ma direi il personaggio di Cécile/Cecil. Il suo arrivo segna l’inizio della seconda parte del libro e in effetti è quello che sblocca il chakra del cuore di Linda.

Voglio anche molto bene a Girolamo, il cattivissimo produttore esecutivo per cui lavora Linda. Trovo che il loro rapporto sia emblematico (oltre che problematico): lui la tratta apparentemente malissimo, ma in realtà la considera praticamente come un figlio (maschio), lei detesta i modi di fare di lui ma se qualcun altro si permette di parlarne male diventa una leonessa e lo difende a spada tratta. Un’allegra famiglia disfunzionale!

La frase del libro che senti più tua, o un passo che ti piace particolarmente?
“Assodato che il vero punto G di una donna è la G di Guardaroba, io alle altre donne non invidio i vestiti firmati, ma quelli che hanno comprato per una sterlina al mercatino. Perché con un po’ di buona volontà i soldi per un paio di Jimmy Choo li metti da parte, ma per trovare sulla bancarella una camicia che ti stia come Cristo comanda ci vuole talento. Lo stesso talento che ci vuole per trovare quella giusta per te in mezzo a una folla di psicopatiche. Talento che in questi mesi ho abbondantemente dimostrato di non possedere.”

Cosa ti aspetti dal prossimo futuro?
Continuerò a portare Camera Single in giro per l’Italia e a incontrare le mie lettrici. Hai presente quando diventi amica di qualcuno perché scoprite di amare lo stesso libro? Ecco incontrare le lettrici è così, anzi: molto meglio! Perché è bellissimo conoscere le storie degli altri e scoprire il modo in cui la storia che tu hai scritto si interseca con le loro.

Stai già lavorando ad altri progetti? Qualche indiscrezione?
Sto cominciando in questi giorni a lavorare ad una nuova storia e non vedo l’ora di mettermi all’opera. Sempre un racconto al femminile, ma con un pizzico di romanticismo in più. Mi sono resa conto da poco che in tutto Camera Single non si dice nemmeno una volta “Ti amo”! È ora di rimediare, no?

 

Eh sì, bisogna rimediare! E noi lettrici compulsive non vediamo l’ora di tuffarci in una nuova avventura scritta da Chiara. 

Buon Week End!

 

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