Il club delle lettrici compulsive

Il racconto dell’ancella – Margaret Atwood

Il racconto dell'ancella Book Cover Il racconto dell'ancella
Margaret Atwood
Distopico
Ponte alle Grazie
1988 con successive riedizioni
Cartaceo
400

In un mondo devastato dalle radiazioni atomiche, gli Stati Uniti sono divenuti uno Stato totalitario, basato sul controllo del corpo femminile. Difred, la donna che appartiene a Fred, ha solo un compito nella neonata Repubblica di Galaad: garantire una discendenza alla élite dominante. Il regime monoteocratico di questa società del futuro, infatti, è fondato sullo sfruttamento delle cosiddette ancelle, le uniche donne che dopo la catastrofe sono ancora in grado di procreare. Ma anche lo Stato più repressivo non riesce a schiacciare i desideri e da questo dipenderà la possibilità e, forse, il successo di una ribellione. Mito, metafora e storia si fondono per sferrare una satira energica contro i regimi totalitari. Ma non solo: c'è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull'intreccio tra sessualità e politica. Quello che l'ancella racconta sta in un tempo di là da venire, ma interpella fortemente il presente.

Il racconto dell’ancella è un romanzo scritto nel 1985 da Margaret Atwood, ritornato agli onori della cronaca perché recentemente ne è stata tratta una serie tv e ormai lo sapete: sempre il libro, prima!

Questo libro creò parecchio scalpore negli anni ’80 perché è un libro denuncia contro l’inquinamento, i regimi totalitari e la teocrazia, il perbenismo e il puritanesimo di facciata e contro la sottomissione delle donne da parte della società patriarcale. Nel 1990 ne fu tratto un film diretto da Volker Schlöndorff, ma ebbe pochissimo successo al botteghino e fu praticamente stroncato dalla critica.

Nonostante siano passati più di trent’anni dalla stesura del libro, i temi trattati sono tristemente attuali nell’America di Trump, ma non solo, purtroppo.

Il libro è tremendamente bello, crudo, spietato. Leggendolo ho provato angoscia, ansia, a volte terrore e profondo dispiacere. Non si capisce fin dall’inizio come si sia arrivati a quella particolare situazione, ma la protagonista lo svelerà a poco a poco, travolta dal fiume dei ricordi.

La società come la conosciamo oggi non esiste più, almeno negli Stati Uniti. Le donne sono divise in Marte (donne delle pulizie, cuoche, governanti), Ancelle (donne fertili), Zie (donne che si occupano di addestrare, formare e punire le Ancelle) e Mogli (le mogli dei Comandanti). Di fatto, le donne non sono più padrone di nulla, nemmeno di loro stesse. Le donne che non hanno alcuna utilità per la società, sono definite Nondonne e vengono uccise o mandate nelle Colonie a morire di fatica o per le radiazioni delle scorie nucleari che devono ripulire.

Allora le donne non erano protette.
[…]
Ora camminiamo per la stessa strada, a due per due, vestite di rosso, e nessun uomo ci grida oscenità, ci parla, ci tocca. Nessuno fischia.
Esiste più di un genere di libertà, diceva Zia Lydia. La libertà di e la libertà da. Nei tempi dell’anarchia, c’era la libertà di. Adesso vi viene data la libertà da. Non sottovalutatelo.

È agghiacciante leggere dell’angoscia di Difred, la protagonista, marchiata letteralmente come fattrice perché ancora in grado di concepire. La storia è raccontata dal suo punto di vista e, attraverso i suoi occhi nascosti al mondo da una cuffia con le alette come se fossero paraocchi, Difred ci mostra com’è il mondo in cui è costretta a vivere, di come sia stato facile privare le donne di qualsiasi diritto, di come il potere teocratico abbia preso il sopravvento e di come nulla sia più come prima.

A Difred viene tolto tutto: la libertà, la famiglia, il possesso del proprio corpo. Perfino il nome non è il suo, ma indica il nome del Comandante (Di Fred) che la tiene in casa a scopo riproduttivo perché sua moglie è sterile. Difred è costretta a fare buon viso a cattivo gioco nonostante i ricordi del prima minaccino di sopraffarla, perché ha la speranza di ritrovare la figlia che le è stata strappata ed è costantemente in attesa di notizie, in attesa di un’occasione.

Nolite te bastardes carborundorum. Non lasciare che i bastardi ti schiaccino.

Ma quando un bagliore di luce filtra nell’oscurità, è difficile rinunciarvi, se non impossibile.

Mi piace lo stile particolare della Atwood. Come ne L’altra Grace, i dialoghi sono pochissimi, ma non se ne sente la mancanza perché è bravissima nel descrivere il grigiore scarlatto della vita delle ancelle, senza mai essere noiosa o banale, svelando poco a poco le informazioni che servono per avere il quadro completo (o quasi) della situazione.

Mai come oggi Il racconto dell’ancella è attuale. In una società dove se vieni stuprata significa che te la sei cercata, così come se tuo marito ti picchia vuol dire che hai fatto qualcosa per meritartelo, questo quadro, neanche poi tanto assurdo che dipinge con maestria la Atwood, dovrebbe essere una lettura obbligatoria.

Non è un libro facile da digerire, ma mi sento di consigliarvelo perché la Atwood, attraverso le pagine de Il racconto dell’ancella, lancia un avvertimento: non è facile scorgere i segnali fino a quando non veniamo toccati in prima persona, ma non per questo non bisogna intervenire per tempo perché altrimenti potrebbe essere troppo tardi.

Mi piacerebbe anche fare un’altra considerazione su una delle Mogli: Serena Joy. Nel mondo di prima, era un personaggio pubblico che si schierava apertamente a favore della Repubblica di Galaad. Nella nuova società, ha sì un po’ di potere derivante dal suo status di Moglie di un Comandante, ma in realtà è una donna molto triste, costretta non solo ad autorizzare i tradimenti del marito, ma anche ad essere presente, in quanto viene seguito alla lettera il precetto biblico:

Dammi dei figli, altrimenti muoio. Tengo io forse il posto di Dio che ti ha negato il frutto del grembo? Ecco la mia serva Bilha. Entra da lei e lei partorirà sulle mie ginocchia; così anch’io potrò avere figli per suo mezzo.

Ecco, senza voler fare troppa polemica, mi piacerebbe che le persone che scrivono cose tipo “Sposati e sii sottomessa”, ragionassero sulle implicazioni che queste derive pericolose possono avere.

Avete letto Il racconto dell’ancella? Vi aspetto per commentarlo insieme.

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Pubblicato da Sara Emme

Sono Sara e sono una lettrice compulsiva. Ho vissuto in Cina dal 2009 al 2017. Oltre ai libri, amo i viaggi, la fotografia, i gatti e la buona cucina. Appassionata di Harry Potter e del magico mondo creato dalla Rowling, passo la vita trascinando il mio povero marito (sant'uomo!) per i parchi a tema sparsi per il mondo.

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